lunedì 26 settembre 2016



Due monaci pregano senza sosta, uno è corrucciato, l'altro sorride.
Il primo domanda: "Com'è possibile che io viva nell'angoscia e tu nella gioia se entrambi preghiamo per lo stesso numero di ore?".
L'altro risponde: "Perché tu preghi sempre per chiedere, e io prego solo per ringraziare".
Cit.












sabato 24 settembre 2016

E così anche l'ultima immagine che avevo lasciato attaccata al mio armadio ho iniziato a metterla da parte: l'immagine di Dilma ai tempi della dittatura con scritto “ditadura nunca mais!” (dittatura mai più!). Un immagine portata a casa dopo un incontro con il gruppo di fé e politica per parlare di quello sta succedendo in Brasile.
Sto iniziando a spogliare la mia stanza, regalare cose che non occorre portarsi dietro e cose che viaggeranno con me fino alla fine, così come l’immagine di Dilma, ricordo di questo periodo politico particolare e ingarbugliato e del mio NO al governo Temer! 
Mancano quasi 3 settimane e poi andrò in Salvador de Bahia, per finire la mia esperienza di Vita qui in Brasile. In dicembre il mio ritorno in Italia.
Mi sto preparando per chiudere un capitolo di questo libro che ho iniziato a scrivere il 1 dicembre 2013, lasciando un paragrafo che sarà per Salvador, con i moradores de rua, con le persone che vivono per strada e con la Comunità Trindade. 
Lascerò, momentaneamente, la realtà del carcere (chissà se in Italia continuerà…) per camminare un ultimo pezzettino di strada con altri amici, accarezzando e tessendo nelle pagine del mio diario altre storie.
Salvador mi permetterà di vedere un altro Brasile, un altro modo di vivere e camminare…. e anche un altro clima, decisamente più caldo, con la bellezza del mare e il fascino di una cultura ben intrecciata con la cultura Afro (candomble).
Tre settimane ancora e poi la partenza. Sinceramente mi sento molto divisa. Vivo momenti di tristezza per lasciare alcune situazioni, persone care e momenti di eccitazione per qualcosa di nuovo, unita al desiderio di andare avanti verso altri percorsi, altri cammini. C’è anche la paura di tornare in Italia, dopo tre anni di Brasile, dove mi sono abituata ad una realtà dipinta da varie sfumature, dove ho imparato ad assumere un’altra forma per incastrarmi a quella presente, levigando quelle parti di me che non erano necessarie, imparando tempi, modi, gesti che caratterizzano il luogo in cui abito. Imparando le leggi del bairro, i suoi pregi e i suoi difetti, convivendo con la violenza del narcotraffico e la speranza con le persone della Comunità. 
Mi mancheranno alcune persone, mi mancheranno molto. Così come gli incontri fatti alla luce di una semplicità che sa sempre costruire e imparare.
Dona Zita, Maria, Francisco, Suely, Neuza, dona Sebastiana, Marli e famiglia, Dalva, il signor Dioniso, il signor Pedro....e ancora tanti altri nomi che potrei collocare nella lista, perché questi sono solo alcuni della Comunità Ipe Amarelo, la mia Comunità di base, poi ci sono altri nomi fatti di incontri nella pastorale carceraria, del gruppo di fè e politica, del gruppo Testimoni di Speranza....tanti altri. I detenuti e le detenute, le detenute dell’APAC femminile, tante cose che mi porto dietro.
“Poi torni ?”
 Questa domanda è frequente in questi giorni, ma la risposta la lascerò all’ incertezza del  futuro e di quello che sarà, affidando sempre a Dio la traccia della mappa su cui disegnare la mia Vita, io e Lui insieme nel tracciare le coordinate.
Ridendo e scherzando ho avuto due proposte di matrimonio per farmi restare, così da non avere problemi con il visto. Ci rido sopra, sì, ma allo stesso tempo mi fa piacere pensare a chi sta procurando alternative per dirmi: “resta qui con noi!”.
Il tempo è volato molto in fretta, forse tre anni sono veramente pochi, mi sembra ieri il mio arrivo, anche se la percezione di me di allora, non è più la percezione di come mi vedo oggi. Ho cambiato pelle molte volte, per necessità, per volontà, per desiderio di crescita e di percorsi che portavano a farlo.  Tutto ti cambia e tutto ti trasforma se ti lasci trasformare, a noi il desiderio di modellarci in questi cambiamenti, trovare forme che si incastrano nelle esperienze e nei fatti della vita. Forse le esperienze più difficili e sofferte sono state le più belle, può sembrare una contraddizione, ma sono state quelle che mi hanno aiutato a crescere un po' di più e a irrobustire la mia fede e la mia capacità di stare in piedi, credendo sempre nel valore della scelta missionaria e in questa esperienza a "piedi nudi".  Impari dal bene, come impari dal male, impari dalla Vita che insegna sempre. 
Gratitudine è la chiave che apre le mie emozioni e le mie riflessioni.
...che continueranno su questi appunti...se no sembra una lettera finale....in fondo mancano tre settimane!!




venerdì 16 settembre 2016

Ci sono cose che si possono scrivere e altre no, in particolare visitando le prigioni e parlando con i carcerati e le carcerate. Questo l'ho sempre trovato un po' stretto, soprattutto quando la voglia di raccontare quello che si vive è forte e bussa sulla punta della lingua e fa il solletico mentre si battono i tasti della tastiera, ma c'è una discrezione e una precauzione che deve essere rispettata e mantenuta. 
Ho sempre pensato che sarà, poi, il mio raccontare a voce, quando avrò l'opportunità, tutto quello che ho riposto nei cassetti della memoria, gli archivi "segreti" scritti con il cuore e con la testa....forse più cuore che testa.
La situazione del centro di detenzione temporaneo femminile in BH non migliora. Sono mesi che le detenute, per lo più ragazze dai 20 ai 30 anni, non accedono all'ora d'aria. Questa è di tre volte a settimana, per soli due ore. Ricordo, come ho già scritto varie volte, che le celle delle detenute sono mal odoranti, buie e a volte affollate.
Il motivo è che non ci sono sufficienti agenti penitenziari per la sicurezza, ma è un problema del centro non delle detenute e deve essere risolto, deve essere garantito questo diritto. Pensare di passare 24 ore, chiuse, senza avere la possibilità di luce e aria "sana" è orribile e ingiusto e non aiuta i nervi. Non c'è TV, non ci sono attività da fare, se non scrivere lettere e leggere qualche libro che viene consegnato. Ma anche la scelta dei libri è molto discutibile. Quando mesi fa proposi un piccolo lavoro di artigianato, la risposta è stata negativa, sempre per problemi di sicurezza. Forse lasciare le persone chiuse in uno stato di ansia e nervosismo non aiuta molto la sicurezza. Si vuole punire per rieducare, ma si punisce solamente, senza creare possibilità che recuperano le persone, che portano ad una seconda possibilità nella vita. Rimango dell’idea che le carceri che sto visitando sono luoghi di continua criminalità e ingiustizia. Scuole di crimine dove la violenza viene perpetuata e accettata, luoghi di poca dignità e ingiustizia, quando questa nega il riconoscimento dei diritti. Credo che anche io, se fossi una detenuta, mi arrabbierei se mi venisse negato la mia d’ora d’aria, solo perché mancano degli agenti. Che li procurino! Che si sbrighino! Il detenuto e la detenuta sono privati solamente della libertà e del diritto di voto, ma tutti gli altri diritti devono essere rispettati e garantiti. 
Non a caso sono frequenti le ribellioni nelle prigioni e nei centri di detenzione temporanea. Così come mesi fa è accaduto in Belo Horizonte, dove le detenute hanno iniziato a bruciare materassi con l’ausilio dei fili della luce. Pronto l’intervento delle truppe speciali, quelle ben equipaggiate, con i visi coperti, i fucili lunghi più di un braccio, ben equipaggiati anche con gli insulti e le cattive maniere. Le detenute e i detenuti ricevono quotidianamente epiteti che li denigrano. 
Sei un carcerato, sei una carcerata, non sei una persona di rispetto per loro. 
Queste settimane sono state pesanti, si è respirata un’aria di irrequietezza, di nervosismo e anche di divieti. Per ben due volte non ci è stato concesso di visitare. 
Di fronte al secondo divieto siamo andati a parlare con il direttore del presidio, per chiedere spiegazioni. Cerchiamo sempre di essere diplomatici e amichevoli, ricordando che c’è una commissione per i diritti umani che può vigilare e improvvisare visite nelle carceri. Chissà perché dopo le nostre insistenze, tutto torna come prima, ma sempre in quei limiti che ci concedono. 
Il nostro intento, come pastorale carceraria, è di non abbandonare i detenuti/e e dentro quei limiti cerchiamo di "lottare", con fatica e tenacia. 
Ci sono giorni che torno a casa con una pesantezza e un senso di  frustrazione, pensando a certe situazioni che si toccano con mano, che mi fanno sentire piccola piccola e incapace di cambiare le cose.
Il mio quadernino dove annoto nomi, numeri, richieste da parte dei detenuti/e  è tanto sgualcito e rovinato, per tanto che lo uso, che sembra quasi l'immagine di quello che si vive dentro le pareti del carcere. 
Umanizzare il carcere, in certi luoghi sembra quasi una lotta di Davide contro Golia.
Ma in questa lotta Davide vince.....la mia speranza che possa essere così anche per noi.

"Bisogna trovare, in mezzo ai piccoli pensieri che ci danno fastidio, la strada dei grandi pensieri che ci danno forza."
(Dietrich Bonhoeffer)








giovedì 8 settembre 2016

Il mio taccuino "a piedi nudi" in questi giorni è rimasto in bianco, sarà che quello che vorrei scrivere mi rimane nella testa, solo nella testa. Cercherò di aggiornarlo, di trovare un tempo dignitoso per scarabocchiare il foglio bianco. Mancano tre mesi alla chiusura di questo blog.
Molte sono le emozioni che mi circolano nel sangue e nel cuore, molte le preoccupazioni e le aspettative, i punti di domanda con i punti esclamativi. Forse è per questo che mi sono un po' fermata.
In questo tempo mi sento divisa tra un "ti aspettiamo!" e un "poi ritorni, vero?", tra un lasciare e un rincontrare, tra un chiudere e un aprire.
Sto cercando di organizzarmi emotivamente per sapere gestire tutto questo, saper valutare e leggere ciò che è bene e ciò che è giusto fare, cosa mettere nella valigia delle emozioni e della razionalità.
Quando ci si prepara a partire ci si sente sempre divisi in due: gioia nel tornare e ricominciare, tristezza nel lasciare e non continuare. Con tutte le domande che ti girano attorno e che ti bussano nella testa: potevo fare di più? vorrei fare di più? se avessi più tempo per fare....?
Coraggio, mi dico, rispetta la data di ritorno e continua a camminare, portandoti dietro tre anni di Vita vissuta a "piedi nudi", carica di emozioni, carica di successi e insuccessi, carica di storie, di persone, di situazioni, di meraviglia, di pesantezza, di bellezza, di sfide, di ferite, di coraggio, di amore.
Stiamo vivendo tempi difficili qui in Brasile, cambiamenti politici non accettati e non riconosciuti, come l'allontanamento della presidente Dilma Rousseff, accusata di crimine di responsabilità nei bilanci dello stato, cosa del tutto errata e non veritiera. Accuse senza fondamento che hanno destituito una presidente che ho sempre ammirato e appoggiato e che ho sempre considerato vera, anche nelle sue imperfezioni politiche e a volte nei suoi sbagli, ma non come quelli di cui è stata accusata.
Posso solo dire che ce l'hanno fatta a "eliminarla", ce l'hanno fatta a creare un impeachment completamente contro la democrazia! Una nuova strategia dell'imperialismo in America Latina!
Senatori corrotti e golpisti che porteranno indietro questo paese, che difenderanno i privilegi di una classe borghese e imprenditoriale, che inizieranno a privatizzare e commercializzare con il classico slogan  "business to business", senza scrupoli, senza mezze misure, senza difendere e proteggere la Vita e la sua dignità.
La cosa triste, tra le tante che succederanno con questo nuovo governo, governo Temer, sarà l'indebolimento dei movimenti sociali, dei diritti umani, delle politiche sociali a favore delle classi che sono state sempre tenute ai margini o escluse e che con il governo Lula e poi di Dilma, in questi tredici anni di governo PT, erano riuscite a riemergere e a ritagliarsi spazi e conquiste.
Popolo indigeno, popolo negro, popolo delle favelas, popolo delle periferie urbane ed esistenziali, popolo che ha sempre lottato, contro ogni discriminazione ed esclusione.
Una parte della classe borghese brasiliana non ha mai accettato che un giovane negro della favela potesse studiare, laurearsi, entrare di diritto in quelle posizioni sociali che sono sempre appartenute a chi è bianco, a chi ha possibilità economiche, a chi vive nei quartieri agiati della città.
Altra cosa. Quando parliamo del Brasile, dobbiamo ricordarci delle immense ricchezze che questo paese possiede in particolare in terra amazzonica, nella foresta amazzonica: petrolio, gas, diamanti, oro, stagno, nichel, cromo, minerali che se estratti rovinerebbero la terra di molte comunità indigene,  terra protetta dalla FUNAI (fondazione nazionale dei popoli indigeni).
Terra che verrebbe depredata, sfruttata, minacciata, così come sta succedendo in questi ultimi anni e che ora, con un governo che darà il via libera alle multinazionali straniere, sarà a rischio di Vita!
A rischio di ecosistema mondiale! Ricordiamoci che l'Amazzonia è un grande polmone che aiuta a respirare la nostra Madre Terra, Pachamama.
Ecco... avevo iniziato questo post in un verso e l'ho indirizzato in un altro, ma sempre importante e facente parte dei miei giorni e della mia camminata qui in Brasile. La mia anima "politica", di denuncia, di posizione non può tacere di fronte alla situazione storica che si sta vivendo, che stiamo vivendo. Profondamente indignata e contraria a questo governo golpista, che non accetto e riconosco. Il mio No e la mia partecipazione nei movimenti sociali e pastorali, scendendo in piazza per dire: NO! NON CI STO! NON CI STIAMO! NO A QUESTO GOLPE!
In difesa della democrazia, della dignità, dei diritti umani.

Primeriamente FORA TEMER!!!