lunedì 19 dicembre 2016

Quando si arriva all'aeroporto di Belo Horizonte prendendo l'aereo e buttando uno sguardo dall'alto, prima che la bellissima terra del Minas Gerais ti accolga, puoi vedere la sofferenza e lo squarcio di alcune montagne.
Crateri aperti, dilaniati, mangiati e consumati dall'industria mineraria.
Sembrano buche enormi che si allargano sempre più. Ferite a cielo aperto.
In Brasile è ancora viva la tragedia di Mariana, successa un anno fa, uno dei più gravi disastri ecologici a livello mondiale, dove un'ondata di fango tossico (contenente mercurio, piombo e cromo) ha investito km e km di terra fino arrivare all'Oceano Atlantico, nello Espirito Santo, distruggendo nel suo tragitto il villaggio di Bento Rodrigues, flora, fauna e tutto ciò che incontrava, con 19 morti a suo seguito.
Distruzione che ha portato a contaminare le falde acquifere e la morte del fiume Doce.
L'industria mineraria è spesso gestita da grande imprese multinazionali, che senza scrupoli distruggono montagne, mettendo in pericolo la popolazione locale e l'ambiente.
Il profitto e il capitale sono le uniche regola che muovono pedine politiche ed economiche, distruggendo la Vita nella sua totalità.
Mi ha fatto una grande tristezza vedere montagne così consumate, che veramente sembrano mangiate. Dall'alto si ha tutta un'altra prospettiva, che permette di avere una visuale più ampia, totale.
Vedere le differenze, una natura intatta e incontaminata e una dilaniata e sofferenta.
Fa male tutto questo scempio, fa male per l'umanità intera, che spesso non curante o impotente accetta una distruzione che porterà ad un baratro per il mondo intero.
Vita che soffre, Vita che grida, Vita che muore.
Queste le mie riflessioni dal finestrino di un aereo, guardando la terra dall'alto.
Prendiamoci cura di questa Mondo, prendiamoci cura gli uni con gli Altri, prendiamoci cura della Vita, cerchiamo di esseri umani non solo nel male, ma soprattutto nel bene.
Ciao adorato Minas Gerais, che possa soffrire il meno possibile, anzi, che smetterai di soffrire.







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