lunedì 25 gennaio 2016


Un poco di terra nella mano da lanciare prima che si chiuda per sempre la fossa di cemento che racchiude il corpo. Terra e fiori, che si alternano sulla bara.
Nessuna parola se non il semplice rumore di quei gesti....terra e fiori.
L'ultimo saluto al padre di Carlos, un amico di noi laici missionari Comboniani.
Altro velorio (veglia funebre), altro incontro dove si respirano lacrime e dispiaceri.
 Dove si sale su un autobus a noleggio per raggiungere il cimitero, perché si è troppo poveri per avere la macchina, ma non così poveri da non poter pagare un autobus per andare tutti quanti insieme.
Questa volta il cimitero è bello, non come quello di Contagem, grigio e freddo.
E' prato, è verde, è accogliente, fa meno male guardarlo nel suo insieme.
Altra morte che tocco con mano, tocchiamo con mano. Ho perso il conto di quanti velori ho partecipato in questi due anni, di persone conosciute o che erano conosciute nella comunità.
Ed è proprio perché si è comunità che si sale su quell'autobus a noleggio e si va insieme, per stare vicino, per fare le nostre condoglianze, per essere presenza con un abbraccio e una preghiera.
Per esserci, come sempre, perché ogni lacrima è diversa.
La morte è sempre stata vicina nella mia camminata scalza in questa parte di mondo e forse l'ho sempre sottolineata su questo taccuino virtuale.
E' così reale, così vicina nelle persone che accompagniamo, che conosciamo, nel posto dove viviamo che non si può non saperla incontrare, non si può non saperla affrontare, non si può averne paura.
E' sorella morte, come diceva S. Francesco.
Ma quando è una morte che arriva per colpa di una malattia che non è stata curata, per colpa di una pallottola o di una sparatoria, per colpa di una violenza, fa male.
Fa male sentirla arrivare nel suono degli spari o nella rassegnazione di chi non ha più possibilità per rinviarla (non ci sono cure, non ci sono soldi per pagare una buon ospedale...).
Fa male perché è ingiusta e perché è carica di rabbia.
Le ingiustizie, per alcune persone, piovono come macigni sulla fragilità della vita, rompendola senza pietà, senza diritto. E allora, sì, sorella morte è carica di quel dolore che pare sia buttato di proposito contro chi potrebbe avere ancora tempo per sperare, potrebbe ancora avere sogni da respirare.

C'è una canzone di Ligabue che ha un titolo che mi piace molto: Sono sempre i sogni a dare forma al mondo.....Sono sempre i sogni a fare la realtà. Sogna chi non crede che sia tutto qui.
Pensando a questo mondo così rovesciato, così malandato forse stiamo sognando male o forse non stiamo più sognando.
Ma io continuo a sognare a non aver paura dei miei sogni e a tenerli per mano fino all'ultimo saluto, perché questi macigni che maltrattano così forte la vita facciano meno male e forse aiutarli a sparire per sempre.






giovedì 21 gennaio 2016



Una chiesa che si affaccia sull'Oceano, che guarda l'azzurro del mare e del cielo, capace di trasformare i rumori del cuore in silenzi leggeri e profondi, in un mantra danzato dalle onde del mare. 

e........


.....una finestra dove tuffarsi con i pensieri, in quell'infinito che sa di pace e di libertà.

Queste foto le ho fatte in Salvador de Bahia, in una giornata dove la pioggia e il sole si contendevano il cielo, su uno sfondo di mare azzurro e cristallino, nell'isola di Mar Grande.
Gennaio è tempo di ferie, come agosto in Italia, le attività si fermano, le persone viaggiano, ci si prende una pausa. Anch'io mi sono presa una pausa, di una settimana, per conoscere un pò di più questo Brasile con le sue mille sfaccettature: luoghi, persone, culture.
Sono stata in Salvador de Bahia a trovare un'amica, Janilde, che vive in una comunità che accoglie moradores de rua (persone di strada). La Comunità si chiama Trindade, un bell'esempio di comunità ecumenica, capace di accogliere chiunque, senza pregiudizi o etichette, senza presunzioni o verità assolute. Fondamentale questa predisposizione in un mondo dove ti riempiono di domande ancora prima di essere conosciuto: chi sei? da dove vieni? quale è la tua religione? chi voti? qual è la tua discendenza?...ecc...ecc...ecc....come se le domande servissero a fare da scudo a quelle paure che alimentano l'incapacità di accettare e conoscere la diversità, di dialogare con la diversità. 
Semplicemente in questa comunità ci si accoglie con un: "Benvenuta, Benvenuto, siediti con noi se vuoi e stai.".
 La comunità Trindade nasce nel 1989 quando un monaco pellegrino francese, Henrique, dopo aver vissuto tanti anni per strada accanto ai moradores de rua, incontra nel suo cammino una vecchia chiesa abbandonata che diventerà rifugio e casa per chi non ha una casa.
Trindade accoglie oggi persone che desiderano uscire da una situazione di strada, con un passato di droga, alcool, emarginazione. Le persone dormono dentro la chiesa, ognuno con un suo materasso e cuscino, abbandonando il cemento duro della strada e quei cartoni che riparano dal freddo. 
Un posto dove poter mangiare, dove potersi lavare e ricominciare. Dove poter recuperare quella dignità calpestata su di un marciapiede o gettata dentro un viadotto. 
Si vive di artigianato, creato dal riciclo di materiale di scarto: plastica, bottiglie, vetro, copertoni, tutto può trasformarsi in arte e creatività. Si vive dal recupero di lattine di alluminio o carta da vendere a chi, poi, riutilizza, si vive di piccoli lavori che si riescono a trovare, creando una cassa comune che aiuta economicamente la vita di tutti i giorni.
Si vive con semplicità, dignità, fraternità.
In quei pochi giorni in Salvador ho preso anch'io il  mio materasso e dormito dentro quella chiesa così speciale e ricca di umanità. Ho condiviso il pane e quei piccoli gesti di comunione e autenticità, che ti portano ad abbracciare così forte la Vita e la bellezza del suo Mistero.

Ci si deve adattare quando si va a visitare la comunità Trindade, specialmente nell'isola di Mar Grande, dove l'acqua è presa dalla pioggia o da un pozzo, dove il bagno è fuori a cielo aperto e la doccia è fatta di secchi di acqua fredda guardando l'azzurro del mare e accogliendo il vento sulla pelle nuda....che sensazione di libertà!!!! Veramente! 
E il forno è fatto di legna che brucia dentro un camino, senza bombole di gas da riempire o da comprare. Tutto è semplice, tutto è nel rispetto della natura e della situazione di vita in cui si vive. 



C'è poi la comunità Trindade in Salvador città. Sempre una chiesa abbandonata, sempre trasformata in luogo di rifugio, di casa.

Qui le persone accolte sono molte di più, è la prima tappa per iniziare un cammino di recuperazione e per iniziare a vivere in Comunità. Si trova in un luogo periferico non molto lontano dal centro cittadino, ma situato in un punto dove ci sono molti moradores de rua. La messa di Natale della Comunità è stata celebrata per strada, sotto un viadotto.



                 Interno della Chiesa dove vivono, dormono le persone della Comunità Trindade e dove si                          accolgono le persone che cercano un posto dove dormire.



C'è un progetto a cui partecipa la Comunità, in collaborazione con la diocesi di Salvador, che si chiama "Levanta - te e Anda" (alzati e cammina). Un posto di prima accoglienza dove ricevere informazioni, aiuto, dove poter riposare un pò, dove potersi lavare, ricevere un caffè, leggere un libro, parlare con uno psicologo e un assistente sociale. Dove poter iniziare un cammino che apre le porte della Comunità Trindade.



Trasformati, Alzati, Cammina, Svegliati........Rinasci




Aurora da Rua è il giornale di strada creato nella Comunità, una voce alternativa di chi vive la strada, di chi sta dall'altra parte della barricata, di chi ha una visuale diversa da quella comune. E' un pò come il giornale di strada Piazza Grande di Bologna, creato dai "senza tetto" o giornali simili in altre città italiane o nel mondo. Sono gli stessi moradores che lo vendono per le strade facendolo conoscere al pubblico. L'invisibilità che si trasforma in parole, pensieri, opinioni, racconti, storie, concrete, reali, VISIBILI.

Redazione di Aurora da Rua con una volontaria.


Salvador è una città che mi è piaciuta molto, mi ci sono sentita a mio agio, è una città allegra, ricca di storia, cultura, di incontro e dialogo tra diverse religioni e tradizioni, tra cui quelle di origine africane come il Candomblè. C'è molta Africa in Bahia! E' lo stato brasiliano con la percentuale più alta di popolazione nera.
Gli schiavi africani catturati e portati in Brasile continuarono a mantenere le loro religioni di nascosto, usando l'artifizio di affiancare a ogni loro divinità un santo o divinità cattolica (Oxalà-Gesù, Ogun-S. Antonio e così via), così facendo continuarono a praticare le loro credenze originali che venivano proibite. Nacque e si sviluppò un sincretismo tra religione animista e cattolicesimo.
 I Terreiros (spazi, terreni davanti o dietro alle case) costituiscono luoghi dove si praticano le cerimonie del Candomblè. I Terreiros sono in genere dei terreni molto ricchi di vegetazione e di alberi. Si trovano in generale in luoghi un po’ appartati, un tempo erano molto lontani dalle zone abitate per motivi di segretezza o anche perché il rumore del suono dei tamburi avrebbe potuto disturbare o intimorire i bianchi. Gli Orixás o divinità che si celebrano sono anche la personificazione di forze della natura o persone fisiche divinizzate col tempo. Un aspetto molto specifico del Candomblè è la possessione o il trance. Ogni persona ha la sua divinità o Orixá, una specie di angelo custode o protettore con le sue caratteristiche e la sua personalità
La comunità, il gruppo religioso del Candomblé ha una autorità suprema: la Mãe-de-Santo o il Pai-de-Santo. Tutta la vita religiosa, le feste, le cerimonie si svolgono sotto la loro direzione.
Nel Candomblé la musica svolge un ruolo importante, fondamentali sono i tocchi dei tamburi.
 I canti sono delle preghiere alle varie divinità, agli Orixás per ringraziarli e invitarli a scendere sulla terra, per chiedere la loro benedizione. Canti che sono guidati dalla Mãe, dal Pae o dalla Mãe Pequena. La musica passa dalla calma dei riti di propiziazione (“il Despacho”) alla violenza degli appelli alle divinità dal temperamento forte.
Ce ne sarebbe da parlare e molto, ma lascio a chi è interessato la libertà di cercare riferimenti e studi sopra questa religione che per anni è stata discriminata, insultata, considerata pura magia, cosa che non è assolutamente vera. Non ho avuto tempo di assistere ad una celebrazione del Candomblè, troppo breve una settimana, ma mi sono promessa di trovare la possibilità, più avanti, di parteciparvi, è grande la mia curiosità e interesse per conoscerlo da vicino...molto vicino.
La cosa bella di Salvador è proprio il rispetto e il dialogo ecumenico tra le varie religioni, che sanno convivere e "mischiarsi" a vicenda.
Io ho partecipato alla processione/festa di Lavagem de Bonfim, considerata la seconda maggiore manifestazione popolare di Bahia. Un rituale che si ripete tutti gli anni dal 1754, riunisce migliaia di persone che si concentrano davanti alla Chiesa de Nossa Senhora de Conceição da Praia fino alla Chiesa di Nosso Senhor de Bonfim, una camminata di 8 km, sotto un sole caldo e cocente.
Il corteo è caratterizzato dalle Bahiane vestite tipiche con turbanti e vasi di acqua profumati.
 Acqua che sarà utilizzata come simbolo di purificazione davanti alla cattedrale de Nosso Senhor de Bonfim. Tutti si vestono di bianco, colore de Oxalà- Gesù o Nosso Senhor de Bonfim.
 Una processione che unisce il sacro con il profano, la preghiera con la festa, tradizione, cultura e popolo.
Un festa che vede partecipare e invitare tutti i rappresentanti delle varie istituzioni religiose, dal  candomblè,  a quelle cattoliche, induiste.....una festa che sa parlare di Pace e di Rispetto.
Amen!







Janilde con una Bahiana durante la camminata.

A piedi nudi...........





I love Salvador de Bahia!!!!