sabato 23 agosto 2014

Rondonia mon amour!

1 tappa villaggio indigeno Arara:
...caldo, tanto caldo in Rondonia, temperature che sfiorano i 35/37 gradi!!!! 
Partita con il freddo del Minas, arrivo in una terra dal sapore equatoriale. Danno il benvenuto in questo stato brasiliano questi colori: rosso, colore della terra, verde, colore della foresta amazzonica, turchese, colore del cielo. Decisamente bella la Rondonia!
Con piacere sono ospite in Ouro Preto a casa di Rose e Josè, lmc Brasil.
Rose è coordinatrice della pastorale indigena nella diocesi di Ji- Paranà con lei ho la possibilità di fare esperienza in una aldeia indigena (villaggio indigeno) non lontano dalla città. Una tempo qui tutto era villaggio indigeno, oggi rimane solo il nome e la popolazione indios è costretta a vivere in territori ristretti, lontani, precari. Il grande problema della terra. Terra sfruttata da interessi economici, da leggi di mercato, da imperi familiari legati al dominio e al possesso. Terra maltrattata, privatizzata, schiavizzata, così come i suoi abitanti o meglio alcuni dei suoi abitanti. Il governo brasiliano e i gruppi economici a lui vicino stanno adottando la tattica del divide et impera per sfruttare le risorse naturali dei territori abitati dagli indios e cacciarli dai luoghi dove hanno sempre abitato con il rischio di perdere la sopravvivenza della loro stessa presenza fisica e culturale. Si demarca la terra, la si ritaglia a pezzetti, dando a chi l'ha sempre abitata giusto una piccola porzione per sopravvivere, guardandosi bene dal riconoscere alle organizzazione indigene i diritti civili, sociali, culturali che spetterebbero loro. Tanti sono gli interessi per questa terra a partire dall'agrobusiness.
 La Rondonia è un grande esportatore di legname e di derrate alimentari (soprattutto carne), questo causa  forti disboscamenti e gran quantità di terra dedita all'allevamento di bestiame. Nei miei vari spostamenti in macchina i miei occhi hanno visto gran quantità di terra (tanta) solo per il bestiame, tutta terra solo per "loro". E mi domando, ma di chi è tutta questa terra???......per pochi, solo per pochi e di pochi.
 La grande proprietà terriera, seppure in molti casi non pienamente utilizzata, è ancora oggi alla base del sistema produttivo del paese, pertanto gran parte dell'economia brasiliana fa perno sul possedimento terriero. Permane, praticamente, un "sistema feudale" di monopolio fondiario. La proprietà fondiaria è elemento base che sostiene l'edificio politico della società brasiliana, in quanto secondo l'uso che si fa di questa proprietà si creano delle strutture di potere, si nutrono delle relazioni di dominazione e si impongono limiti alla partecipazione democratica delle differenti classi sociali. La mancanza di una riforma agraria radicale è alla base di gran parte dei problemi della popolazione brasiliana, poichè la concentrazione delle terre significa anche concentrazione della ricchezza....e la ricchezza non è per tutti!!!!
Passare alcuni giorni nel villaggio indigeno del popolo Arara è stata per me una tra le più belle esperienze che ho fatto, pochi giorni ricamati da un senso di libertà, bellezza, comunità, natura, sacralità dei gesti e della vita. Gli Arara hanno una loro lingua che parlano tra di loro, vivono di agricoltura, caccia, pesca. Una parte dell'economia viene dalla vendita dell'artigianato locale lavorato dalle donne. Nel villaggio c'è una piccola scuola per i bambini e un piccolo posto di salute, in caso di situazioni gravi si comunica via radio.
I bambini del villaggio mi hanno protetta, guidato, si sono presi cura di me. Chi accoglie i bambini del villaggio accoglie automaticamente anche le famiglie e se i bambini non ti accolgono e non ti prendono per mano, significa che non sei il benvenuto. Io sono stata presa per mano e con onore ho preso per mano loro.







                                          questa è la capanna dove ho abitato





                                               

                                          la piccola scuola nel villaggio


                                          artigianato locale




dentro la foresta







Di notte prima di addormentarmi il sonno era cullato dalla ninna nanna dei suoni della foresta, dalle cicale, ai grilli, ai rospi nello stagno, al cinguettio degli uccelli...vita, semplicemente e straordinariamente vita che nell'oscurità continuava a pulsare e a parlare: "Raccontami una storia" "chiudi gli occhi e ascolta".



2 tappa Cacoal:                                                                                                                                   
non potevo non andare a Cacoal qui in Rondonia, città dove ha vissuto l'ultimo suo anno di vita padre Ezechiele Ramin, comboniano, ucciso a soli 33 anni il 24 luglio del 1985.  Voglio bene a questo giovane padre conosciuto attraverso le letture che narrano la sua vita, i suoi pensieri e attraverso la testimonianza di chi gli era amico, fratello, compagno. Ezechiele aveva abbracciato la lotta degli indios e del popolo contro lo strapotere dei latifondisti, contro le disuguaglianze sociali, contro l'ingiustizia e l'arroganza di chi tenta di imporsi con la violenza, minacciando, ammazzando e manipolando le leggi, ancora oggi.... e ancora oggi si muore, ancora oggi si è minacciati e azzittiti in questa lotta per la giustizia, per la difesa della vita e dei diritti. Ma la lotta continua e sempre continuerà in chi crede in un mondo migliore, giusto, solidale, "fraterno": "perchè tutti abbiano vita e l'abbiano in abbondanza".

                                         La camicia del giorno dell'assassinio di padre Ezechiele, oggi reliquia nella                                                      parrocchia di Cacoal

3 tappa accampamento "Fortaleza" di sem terra in Jaru:
con Josè, che fa parte del CPT (consiglio pastorale della terra) visito un piccolo accampamento di sem terra, nell'entroterra di Jaru. Alcune famiglie senza terra e in cerca di una condizione di vita migliore hanno occupato un piccolo appezzamento, dove costruire una casa e lavorare la terra. Famiglie semplici, povere, ma con spirito forte e coraggioso. L'istituto nazionale per la riforma agraria (INCRA) fornisce questi dati sconvolgenti: l'1,6% dei proprietari con immobili al di sopra dei mille ettari possiedono il 46,8% dell'area totale esistente nel paese, il 51,4% degli immobili classificati come grandi proprietà è improduttivo, ossia più di 133 milioni di ettari di terre non rispondono alle esigenze di produttività e potrebbero essere espropriate per la riforma agraria, secondo il dettato costituzionale che prevede l'uso sociale della terra, per cui un terreno incolto o non pienamente utilizzato, offre l'occasione per ingaggiare una battaglia e una vertenza legale da parte dei contadini occupanti. E così si occupa e così si lotta per rivendicare una vita dignitosa per tutti. La repressione è durissima perchè i latifondisti dispongono di vere e proprie milizie private che uccidono senza pietà. Negli ultimi venti anni si è consolidata un'alleanza tra i latifondisti storici e le multinazionale della terra, il cosiddetto agrobusinnes e questi hanno bisogno sempre più di nuove e grandi estensioni di terra, per coltivare soia transgenica ad uso di esportazione ed eucalipto. Gli appetiti di queste alleanze si sono rivolti alle terre meno sfruttate, scacciando indios e contadini che lì hanno sempre vissuto o persone in cerca di una vita migliore. Tutto questo processo è permesso attraverso la corruzione dei funzionari di governo e la fabbricazioni di falsi documenti di proprietà della terra. Ecco perchè non mi ritengo sbagliata quando penso che forse occupare non è reato, quando penso che forse occupare è un atto di giustizia per una lotta per la terra che mai ha smesso di esistere in questo paese.
Riunione in accampamento sem terra

                                          si viaggia, ci si sposta, si incontra.....


                                   strada per raggiungere l'accampamento "Fortaleza" dei sem terra




                                          
4 tappa S. Paulo:
Dopo aver lasciato la Rondonia, terra in cui sono stata bene e aver conosciuto due pastorali (pastorale indigena e pastorale della terra) che sento nel sangue, faccio l'ultima tappa in S. Paulo, per conoscere il provinciale dei Comboniani e salutare Vincent, amico ugandese in formazione per essere padre Comboniano. Passo dal caldo nord del Brasile al freddo del Sud, dai 35 gradi ai 10 di S. Paulo. Nossa che differenza! Che saudade del Nord, che saudade! Certo che passare dal villaggio indigeno alle linee metropolitane di questa grande città, lascia un pò schizofrenici. S. Paulo è enorme, una delle metropoli più grandi del mondo...credo. Pochi giorni solo per un saluto e poi di nuovo nel Minas Gerais.
S. Paulo

                                                      Cattedrale di S. Paulo
                                         Io e Vincent....e i 10 gradi di S. Paulo





domenica 3 agosto 2014

Pronti, partenza.....Rondonia!
Domani parto per andare in Rondonia, che si trova esattamente qui:

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Dal Minas Gerais, dove attualmente vivo, salgo per conoscere la parte nordoccidentale del Brasile.
Altra realtà, altro clima (caldo), altra vegetazione.
Ci starò solo 9 giorni, ma saranno ben movimentati. Andrò a conoscere il lavoro di una coppia di lmc (laici missionari Comboniani), Rose e José, che lavorano rispettivamente nella pastorale indigena e nella pastorale della terra.
Partirò portandomi dietro una brutta influenza che mi ha colpito in questi giorni, febbre, mal di testa, dolori articolari...sì....proprio l'influenza, una di quelle che mi ricordano la mia infanzia, perchè è da anni che non mi capitava di avere la febbre. Che brutto ricordo che è venuto a farmi visita!
Ma pronti si parte lo stesso, anche se il naso cola ancora, anche se non mi sento in splendida forma, anche se.....si parte punto è basta!
Sarà una giornata lunga domani. Una di quelle che sai quando esci, ma non sai quando arrivi.
Da Ipe Amarelo con l'autobus arriverò in Belo Horizonte, mi fermerò in rodoviaria e lì aspetterò l'autobus per l'aeroporto. Ora di imbarco 16.32, scalo in Brasilia, scalo in Cuiabà (...puxa! due scali!, non so neanche dove è Cuiabà!....) per arrivare in Porto Velho, capitale della Rondonia, alle ore 22.40.
In Porto Velho, poi, andrò in rodoviaria e aspetterò l'autobus per Ouro Preto, mia destinazione finale.
Ora di arrivo in Ouro Preto...non ne ho idea....ma sarà sicuramente una lunga notte in bianco, molto lunga.
Le grandi distanze del Brasile. Si viaggia di notte, si viaggia con gli autobus, si fa sosta alle varie rodoviarie di passaggio, si aspetta, si sonnecchia sulla sedia, si sonnecchia su una poltrona dell'autobus, si viaggia, fino ad arrivare a destinazione. Benedizione finale!

Dopo la Rondonia farò tappa in S. Paulo prima di tornare nel Minas, starò la qualche giorno, conoscerò i padri Comboniani e la loro casa. Mi spiace perdere in questi giorni le visite alla Nelson Hungria e il piccolo gruppo del martedì sera, un piccolo gruppo che sa di famiglia. Agosto era l'unico mese in cui potevo collocare il viaggio in Rondonia, in accordo con Rose e José. Man mano che sto frequentando la Nelson Hungria diventano "familiari" anche alcuni detenuti che si visitano mensilmente. In questi giorni su richiesta di E. (un detenuto) ho telefonato a sua figlia e ho parlato con lei, solo per raccontare che sua padre sta bene e la ricorda. Purtroppo, a causa della distanza e della gravidanza della figlia, E. non ha modo di vederla spesso e a volte i saluti passano tramite noi. Si fa, si può fare, si concorda e si valuta in equipe le varie richieste che alcuni di loro ci chiedono, perchè tutto deve essere ben ragionato, l'ingenuità non aiuta, a volte può far male e causare danni. Anche questo insegna la Nelson Hungria.

                                          Lmc in Ipe Amarelo