sabato 23 luglio 2016

PAI NOSSO DOS MÁRTIRES

Ho ancora la terra rossa sulle mie infradito.
Una terra che vorrei rimanesse attaccata come un eterno presente, una terra sacra, ricca di storia e di memoria. La memoria è una scatola di immagini, di emozioni, di fatti, di parole, che non dobbiamo permettere di ingiallire o lasciare pieni di polvere. La memoria mi permette di capire il mio presente e quello del mondo, mi permette di costruire il mio futuro e quello del mondo.
 La memoria mi permette di nutrire il mio cuore e ricaricarlo.
Questa memoria, il fare memoria fa parte dell'incontro della Romaria dos Mártires che si realizza in una piccola città dell'interior del Mato Grosso, Riberão Cascalheira, ogni 5 anni.
Si ricordano tutte quelle persone che in America Latina hanno donato la propria vita per una causa di giustizia: per difendere la terra, per difendere la Vita, contro la violenza, contro la dittatura, contro l'oppressione dei potenti, contro la prepotenza del potere politico ed economico.
Uomini, donne, giovani, bambini, indigeni, agricoltori, operai, avvocati, giornalisti, missionari e missionarie, militanti/e della pastorale della terra, dei diritti umani, sindacalisti/e, persone che hanno lottato senza paura per la giustizia, per la libertà, per la pace, per la verità.
La lotta per la terra, oggi come allora, è sempre forte qui in Brasile, è una minaccia che uccide ancora. Uccide chi si oppone e denuncia situazioni di violenza e prepotenza nelle terre indigene, negli accampamenti Sem Terra, nelle comunità contadine e di pescatori.
I grandi interessi economici guidati da multinazionali e da interessi privati continuano a distruggere, minacciare, espropriare terre e persone. Martiri del passato, ma anche martiri di questo presente, di lotte che vivono nel popolo latino americano e nel mondo intero. Ogni situazione di ingiustizia, di violenza, di disuguaglianza è un grido al mondo intero, un grido che non può essere taciuto, addomesticato, dimenticato....fare memoria, per essere memoria nel presente.
In questa terra rossa e sacra, la presenza di un uomo, profeta di speranza, che nonostante i suo 88 anni portati in un corpo malato e ormai stanco, ha voluto partecipare, forse, alla sua ultima Romaria:
don Pedro Casaldaliga!
La vita di don Pedro è una testimonianza di Vangelo fatto di carne e ossa, una testimonianza che vale più di un libro di teologia. Una vita spesa al servizio degli "ultimi" e per gli "ultimi", una voce importante nella lotta contro il latifondismo e la sua crudeltà. Varie volte è stato minacciato di morte, sia nei tempi della dittatura, sia recenti. Mai si è arreso, mai si è lasciato intimidire.
Piccole e grande uomo di fede e di coraggio.
Quando è stato nominato vescovo di San Felix do Araguaia, per la sua consacrazione, don Pedro indossava un cappello di paglia dei contadini, invece, della mitria, un bastone di legno degli indios Tapirapè, invece, del pastorale e un anello di legno di Tucum, invece, di quello d'oro.
Sempre è stato dalla parte dei contadini e degli indios, sempre in una strenua difesa.
Il vederlo, anche se in una sedia a rotelle, in un corpo curvo e sofferto, per me è stata una grande emozione, perché il suo Spirito emana ancora energia e la sua persona parla più di mille parole.
Grande don Pedro, grande a voler essere presente in questa celebrazione!! Non ha voluto mancare.
Ho fatto quasi 30 ore di auotobus che si impiegano dal Minas Geras per arrivare nello stato del Mato Grosso, sonnecchiando su un sedile e facendo pause in varie stazioni di servizio.
Tante le persone che hanno partecipato a queste Romaria, da tutte le parti del Brasile.
Sono partita con un gruppo grande del Minas (due autobus pieni) facente parte di varie pastorali sociali. E' stata bella la convivenza e la ricchezza nel conoscersi. E' stata bella la condivisione e l'energia positiva che si percepiva in ogni momento, quel desiderio di esserci e di continuare una parte di Storia.
Allegria, condivisione, lotta, preghiera, fratellanza, solidarietà, costruzione, amicizia, memoria, sono le parole chiave di questa Romaria e di quello che mi è rimasto dentro.
Amo questo paese, amo lo spirito di costruzione e di "lotta" che fa parte delle Comunità di Base, che anche se indebolite, esistono e continuano. Credo che la Teologia della Liberazione, non è una cosa che riguarda il passato, esiste ancora, c'è!
C'è nella causa Indigena, c'è nella lotta per la difesa della Terra e del Creato, c'è nella lotta per i Diritti Umani, c'è nella lotta in difesa delle Donne e contro una cultura machista (maschilista), c'è dentro alle prigioni e con i carcerati, c'è nella lotta contro il razzismo, contro i pregiudizi, contro una cultura che separa e non accoglie, c'è nella causa dei migranti, c'è in una Chiesa che cammina con il popolo, che sa sporcarsi di Terra e  non rimane chiusa in lussuosi palazzi, c'è in una Chiesa che cammina a piedi nudi, capace di togliersi le scarpe e sentire la Vita nella nuda pelle.
Sarò romantica, sarò nostalgica, ma anche realista e capace di non perdere l'entusiasmo, il coraggio e la voglia di credere, sempre, che un altro mondo è possibile (pensando all'anniversario delle giornate del G8 di Genova in questi giorni) e che noi, solo noi possiamo costruirlo, con le nostre fatiche, le nostre scelte, le nostre lotte, le nostre testimonianze, fedeli a quell'Amore che tutto muove e tutto costruisce. Vidas pela Vida, Vidas pelo Reino.



































venerdì 22 luglio 2016

"Ci sono momenti nella nostra vita che ci aiutano a diventare persone migliori, aiutandoci a riconoscere la carità e l'Amore reciproco nel nostro quotidiano.
Solo attraverso la conoscenza della mia "povertà" fisica e psichica mi completo come essere umano. Nella mia piccolezza, al di fuori della mia arroganza e prepotenza, imparo ad accogliere la "povertà" dell'Altro, non più nemico, ma "fratello".
Siamo pellegrini in questo mondo, camminiamo cercando pace, a volte perdendo la strada e errando senza meta, ma ricordando durante il cammino che solo l'Amore può aiutarci a riprendere il sentiero e ridare dignità a ciò che è stato perso. E' solo l'Amore che conduce."

Queste sono le parole che ho tradotto in italiano di S. C. detenuto nella penitenziaria N.H.
Sono belle, sono importanti. Mi piaceva l'idea di condividerle, così ho fatto la traduzione e incollate nel mio taccuino virtuale " A piedi nudi"!
S. C. fa parte del mio piccolo gruppo di catechismo che stiamo portando avanti nel carcere, sta continuando bene, con una condivisione che sempre ci trasforma.
Sono molto orgogliosa di aver portato avanti questo piccolo progetto, di aver insistito perché si potesse attuare anche in quei padiglioni che non venivano presi in considerazioni o "impossibili", (come i padiglioni di lavoro). E invece.....viva la tenacia e la fiducia nel credere che si può fare!
Viva il mostrare le cose belle che possono nascere, anche dentro un carcere, le condivisioni profonde che mettono in moto riflessioni e cambiamenti che ti riportano in cammino.
Ho smesso di usare la parola "detenuto/carcerato" dentro la NH, quando parlo con gli agenti penitenziari e funzionari, uso la parola "recuperando" perché mi riferisco a persone che si stanno recuperando dentro un sistema che dovrebbe recuperare, ma che infelicemente non lo fa, anzi peggiora le cose. Ma le parole possono aiutare a cambiare la mentalità, a rompere contro i preconcetti, così ho iniziato a cambiare il mio vocabolario, prendendo in prestito questa parola usata in APAC (Associazione Protezione Assistenza ai Condannati)
Recuperando...recuperare se stessi, recuperare la propria vita, recuperare il valore della vita, di ciò che si è perso, di ciò che si è distrutto, di ciò che si è lasciato indietro o mai incontrato.
Quando incontri qualcuno che crede in te, inizi a cambiare.
Quando non esistono più le etichette, gli insulti, i pregiudizi contro le persone, si inizia a cambiare e a far cambiare.... una realtà, un sistema, un mondo.
Amen, Axè, Alleluia!




domenica 10 luglio 2016

Gioia! Gioia! Gioia!
Sì, perché è gioia ogni volta che incontri chi visitavi in carcere e non ci sta più!
E ti fa strano incontrarlo/a per strada, per caso, senza sbarre, senza divisa, senza più quell'etichetta!
E in quell'incontro un urlo di felicità, di GIOIA, di sorrisi e di abbracci!
E' come se assaporassi un senso di libertà che era stata perduta.
Così è successo, ieri, incontrando Mariana per caso alla Rodoviaria di Itauna, quando entrando nel bagno della stazione mi sono trovata di fronte una giovane donna che con un piccolo grido di gioia mi ha urlato: "sei tu!"
Lì per lì non l'avevo riconosciuta, poi focalizzando nei miei ricordi, ecco il mio grido, sempre di gioia, di risposta, per poi cadere insieme in un grande abbraccio.
Bello, bello, bello!
Mariana è una ex detenuta dell'APAC, passata dalla prigione comune, al trasferimento in APAC femminile, luogo che l'ha aiutata a scontare una pena con un bimbo nato in carcere.
Era quasi un anno che non la vedevo e ieri, finalmente, il trovarci per caso.
Sta bene, ha un lavoro e una piccola casa dove vive con il suo bambino.
Già sono stata invitata per un pranzo, un delizioso piatto mineiro (del Minas Gerais) con frango e kiabo (pollo e una verdura locale).
La mia felicità nel sapere che sta continuando bene, che sta procedendo con regolarità la sua vita, senza perdersi d'animo o ricadendo in certe situazioni, come purtroppo è accaduto con un altra ragazza che è uscita dopo di lei.
Non è facile ricominciare da capo, ripartire da zero in un ambiente che rimane lo stesso e che ti invita a rifare gli stessi errori. Devi cambiare tu se non hai le possibilità di spostarti, devi cambiare tu indipendentemente da dovi trovi, devi crescere e volerti bene, solo così ce la puoi fare.
E Mariana si sta volendo bene e ha ripreso la vita nelle sue mani e ...GIOIA!
Gli incontri di valorizzazione umana che facciamo in APAC, servono proprio per gettare semi, così come tutto il lavoro svolto nel metodo APAC, recuperare la persona e il suo valore.
E non c'è gioia più bella che vedere una Vita che rifiorisce.
L'appuntamento per il pranzo è confermato, così come le chiacchere che verranno fuori nel trovarci insieme. Avremo modo di parlare gettando uno sguardo al passato, ricordando le visite in APAC e i vari incontri e uno sguardo sul futuro, caricandolo di sogni e progetti.
Viva la VITA, sempre!