mercoledì 28 ottobre 2015

Il 12 ottobre è festa dei bambini in Brasile, festa da Criança, dove si festeggia l'età dei sogni, della fantasia, della tenerezza, della bellezza di essere bimbi.
Ma è una festa che deve essere di tutti i bambini, anche di quelli che aspettano di entrare in prigione per salutare il loro papà, un papà particolare che vive dentro una piccola cella, con un pigiama rosso che non toglie mai e che piange ogni volta che lo si abbraccia.
Per questi bimbi e le loro mamme il nostro piccolo gruppo della pastorale carceraria organizza qualcosa di speciale, un momento di festa e di giochi per alleviare il peso delle lunghe ed estenuanti ore di attesa per entrare in carcere.
I bambini vedono questo luogo come una grande fortezza fatta di ferro, fatta di persone con armi e cani al guinzaglio, di facce tristi e ansiose, di divieti e silenzi, di grandi lucchetti attaccati alla porta.
 I momenti di gioco e di fantasia, che organizziamo nel patio della portineria, servono per entrare attrezzati dentro questa fortezza, attrezzati di sorrisi e facce super colorate da donare a chi si aspetta di poter riabbracciare solamente un giorno della settimana o un giorno al mese o un giorno.....
















 




lunedì 26 ottobre 2015

Sto scrivendo poco in questi giorni...problemi con internet...problemi con i pensieri...problemi di tempo...problemi che ti bloccano sulla pagina bianca e che ti fanno dire "domani scriverò qualcosa", mentre schiacci il tasto "off " del computer con gli occhi pieni di sonno.
Sta iniziando a fare caldo, molto caldo, siamo sui 35/37 gradi, siamo in piena estate in questa parte di emisfero. Il sudore sta diventando un secondo vestito che ricopre la pelle, ma non mi lamento perché ho sempre adorato il caldo e quegli infradito ai miei piedi che calzerei tutta la vita.....piedi liberi...piedi nudi!
Gli infradito li uso sempre, non faccio distinzione di luoghi formali o informali, porto me stessa, così come sono, in ogni dove, preoccupandomi di più su quello che devo dire o pensare e sul mio portoghese stropicciato....ma me la cavo sempre!
Siamo anche alla fine dell'anno e qui da noi ha tutto un suo significato, qui significa regolamento di conti e chiusure di affari sporchi, dominio della piazza e nuovi capi.
La situazione non è cambiata, anzi è peggiorata, conviviamo con suoni di spari e vere e proprie guerre tra gang. Alcune settimane fa, in una riunione alla Casa Comboniana, abbiamo ascoltato l'uso di mitragliatori in un bairro vicino, con lo scorrere veloce di moto in fuga. Non è l'uso di una arma o di un colpo di pistola, è molto di più, sono armi, sono tiri che cercano corpi e che scoppiano nell'aria, ferendo e uccidendo. Ci siamo spaventati tutti quel giorno, cercando un rifugio dai quei suoni sempre più vivi nelle nostre orecchie e così vicini a noi. La sensazione di panico e sconcerto ti rimane addosso, con la paura di ricevere un proiettile vagante mentre torni a casa.
Una signora che partecipa nel gruppo Testemunhas de Esperança ha perso il nipote in queste vendette di fine anno, lui aveva solo 22 anni. Nel bairro dove do aula di italiano, è una continua mattanza.
La ragazza che insegna inglese mi ha raccontato che si sono dovuti sdraiare per terra tanto era forte e vicino il rumore degli spari.
 Stanno morendo molti giovani, chi viene ammazzato, viene poi vendicato, per poi un'altro vendicare di nuovo e così di continuo......A volte devo disdire la lezione per il coprifuoco, anche se non ci sono più orari, si uccide di giorno, di pomeriggio, di notte e non più con il volto coperto.
La polizia interviene sempre dopo, preferisce che i trafficanti si ammazzino a vicenda, conosce bene le regole e gli interessi che ci sono dietro.
E' una quotidianità difficile, fatta di silenzi, di complicità, di paure, di regole, di abitudini intrecciate in una realtà complicata e dura da cambiare. Tutti sono coinvolti, direttamente o indirettamente, tutti sanno, tutti conoscono, tutti tacciono e accettano.


                ....cerchiamo di cambiarla questa realtà, cerchiamo di seminare qualcosa di buono....




Il mercoledì pomeriggio sto cercando di portare avanti, assieme ad un'altra volontaria del bairro, Lucilene, l'aula di pittura su panno nei locali di Espaço Esperança. L'anno scorso era di venerdì pomeriggio con un'altra insegnante, che poi ha rinunciato. Ma non abbiamo rinunciato noi, io.
Sono andata alla ricerca di chi poteva dare una mano per tenere aperto un piccolo spazio per i ragazzi/e del bairro, uno spazio che può essere una piccola speranza, così come si chiama il locale, in un luogo di alta vulnerabilità e violenza.
Quando abbiamo ripreso il corso di pittura c'erano solo due ragazze, oggi qualcuno in più, ma non ci importano i grandi numeri, ci importano le persone, chi partecipa e siede con noi.
Andiamo avanti!




sabato 10 ottobre 2015

S. Daniele Comboni


Laici missionari Comboniani e padri Comboniani

Perché il tuo esempio vale più di mille parole.
10 ottobre S. Daniele Comboni, insieme come Famiglia Comboniana per dire grazie ad un uomo che ci ha insegnato ad amare la missione e come fare missione.
Batte nel petto quell'Amore che ci porta ad uscire dal nostro egoismo e andare nelle periferie del mondo per essere semplice testimonianza, per essere con gli Altri e in mezzo agli Altri, per condividere, partecipare, incontrare, lottare, amare.
Innamorati della Vita, innamorati del Comboni, innamorati di Dio, innamorati di questa Umanità intera. E' questo Amore che guida i nostri passi e le nostre scelte, è questo Amore che ci fa camminare in questo mondo con coraggio, determinazione, tenacia, passione.
E' questo Amore che asciuga le nostre ferite, che ci rivoluziona dall'interno, che ci fa affrontare sfide e nuovi cammini.
Comboni nel cuore, Comboni nei nostri giorni, Comboni nelle nostre scelte.
Grazie Daniele!


.....l'amore porta amore.....



giovedì 1 ottobre 2015


Stiamo iniziando a leggere nelle nostre riunioni mensili di equipe della pastorale carceraria, questo manuale che spiega diritti e doveri dei carcerati e dei loro familiari. Perché conoscere è importante, permette di difendersi contro informazioni che non sono chiare o false, permette di tutelare situazioni a rischio, permette che la giustizia sia dalla tua parte, permette di passare informazioni a chi non le conosce.
Abbiamo deciso di segnalare i casi di attese prolungate per chi ha guadagnato il regime aperto o semi aperto e invece continua a stare nel regime chiuso da mesi e mesi, addirittura un anno.
Siamo contro questo incarceramento di massa che non rispetta i diritti umani, che butta le chiavi della cella dopo che il detenuto è entrato, che costringe a perpetuare violenza tra gli stessi detenuti.
Varie volte ascolto e ascoltiamo carcerati che pur avendo raggiunto il beneficio del regime aperto (possibilità di lavorare fuori) continuano a rimanere nella stessa condizione. E' palpabile la loro rabbia, è palpabile l'ansia di chi aspetta che si aprano le porte per iniziare qualcosa di nuovo, di veramente nuovo. E' frustrante tutto ciò, quello che possiamo fare è segnalare situazioni di ingiustizia che non permettono la nostra indifferenza e fare un lavoro di rete, se è possibile, con la pastorale carceraria. Il tutto con una certa cautela, perché il mondo delle carceri è complicato, duro, corrotto, pieno di violenza e sofferenza, ma continuare a starci è l'unico modo per cambiarlo da dentro.
Ci sono persone che pensano che lavorare per i diritti umani sia un lavoro che si schiera dalla parte dei banditi (così sono chiamati i detenuti), "le amiche dei banditi" ci chiamano.
Sì, sono amica dei "banditi"!
Considero quei "banditi" prima di tutto essere umani con diritti e doveri, diritti che nessuno può cancellare o togliere, per nessuno.
Così come credo che quei "banditi" abbiano il diritto di scontare una pena con dignità e giustizia e avere la possibilità di riconoscere il proprio errore e ricostruire la propria vita, per cercare di essere migliore, per cercare di costruire qualcosa di migliore.
Credo nel Perdono e nella Riconciliazione.
Credo che ogni uomo sia maggiore del suo sbaglio.



Oggi ho fatto visita al Ceresp femminile di Belo Horizonte, la situazione sta peggiorando.
Troppe sono le celle sovraffollate, con condizioni igieniche precarie.
Le detenute per protesta stanno otturando i vasi sanitari, ci buttano dentro di tutto, questo per ottenere cambi di cella e attenzioni. Gli agenti stanno proibendo le due ore d'aria nel patio, per motivi di sicurezza e spazio. La situazione sta diventando insostenibile.
Io e le mie compagne della pastorale carceraria del Ceresp, dopo la visita, abbiamo parlato con l'assistenza sociale della struttura per capire perché veniva negata l'ora d'aria e tentare di fare il punto della situazione, ma come spesso accade la risposta che sentiamo dire è sempre quella: "problemi di sicurezza....è momentanea la situazione...stiamo aspettando nuove scarcerazioni".....
E' momentaneo...è sempre tutto momentaneo....momenti.....attese....ma la vita è qualcosa di più di  un'attesa e di certo non deve essere vissuta in quelle condizioni.
Mi rendo conto di come è importante entrare in queste prigioni e parlare con i detenuti/e, c'è una vulnerabilità e un sofferenza che non deve essere abbandonata.