sabato 23 maggio 2015

"Fai del canto del tuo popolo il ritmo del tuo cammino"
(Pedro Casaldàliga)

......in questi giorni il ritmo del mio cammino è accompagnato da strade a me conosciute, amate, fatte in tante stagioni diverse della mia vita, ma sempre tenute nel cuore della memoria.
Sono in Italia, sono a Milano, poi sono a Bologna (la mia amata città, città che mi ha adottato), poi sarà Palermo, poi  Lecce, poi....poi....di nuovo su un aereo per ritornare a camminare fino alla fine del mio percorso, fino alla fine della mia scelta, del mio "si" ad gentes in Brasile.
Cammino in questi giorni, senza fermarmi, incontrando amici, colleghe, persone conosciute, persone nuove, incontrando i gruppi dei laici Comboniani, aprendo braccia e sorrisi.
Il ritmo dei miei passi è accompagnato dalla gioia di questi incontri che mi fanno capire quanto mi sono mancati e quanto, ancora, mi mancheranno.
Sembra di non essere mai partita, tutto è rimasto uguale, quando in Brasile, al contrario, l'imprevedibile è quotidiano. Cambiano i detenuti, cambiano le situazioni, si aggiungono nuovi impegni, notizie, il tempo corre veloce con le sue trasformazioni. Qui il tempo ha lasciato pochi segni, se non le belle novità di vite che nasceranno, di matrimoni che avverranno e di  piccole rughe nascoste nei volti. Mi rendo conto di come sono diverse le realtà a cui appartengo, quella della mia cultura e quella dove sono "ospite". A volte ho la sensazione che qui sia primo mondo, anche se primo mondo è una definizione che non mi è mai piaciuta, non esiste un primo, un secondo e un terzo mondo, esiste un mondo, ma anche se la definizione sembra antipatica, rende però l'idea. Tutto è bello, pulito, in ordine, le strade sono buone, gli autobus non sono vecchi, tutto funziona....ma so che è una percezione alterata, perché di problemi ce ne sono anche in Italia e tanti. Eppure mettendo a confronto il bairro dove vivo e certe realtà periferiche del sud del mondo... sì, il confronto è decisamente forte e stupidamente ti viene da dire: "qui è primo mondo".
I primi giorni li ho vissuti con un pò di confusione in testa e con il fastidio di camminare con scarpe chiuse, sentendo la saudade di quegli infradito (chinelo) che mi fanno sentire libera e spontanea, fuori da quei formalismi che le etichette sociali richiedono. Allora il pensiero va a quel popolo con cui sto camminando a piedi nudi dall'altra parte del mondo e di come il ritmo ha tutto un altro suono.
 Ma sta a noi saper unire e far incontrare ritmi diversi, a noi la bellezza e la capacità di valorizzarli, nella loro diversità, a noi la composizione delle parole di una canzone che sappia parlare ad ogni popolo della terra, che sappia comunicare quell'Amore eterno ed universale che non ha confini.
Ancora i miei pensieri sono in fase di elaborazione, sto vivendo giorno per giorno (come è mio solito) tutto quello che sto incontrando, assaporando con lo sguardo le vecchie strade di Bologna, i suoi monumenti, i ricordi della mia giovinezza...tanti ricordi....lascio che le mie parole aprano curiosità e interesse a chi a voglia di ascoltare la mia esperienza missionaria e allo stesso tempo io stessa ascolto le esperienze e il lavoro degli altri, frammenti di vite che si ritrovano e si incrociano. Veramente bello!
La felicità è quel NOI che sa condividere e partecipare, che sa ascoltare, che sa costruire, che sa intrecciare, che sa domandare, che sa dialogare e abbracciare.....in qualsiasi parte del mondo.





giovedì 7 maggio 2015

Le notizie non passano, non circolano, passano quelle sensazionali attraverso i media, che selezionano bene quali far passare e quali no, quali da destinare al grande pubblico e quali ritenute insignificanti.
A me è arrivata questa notizia e la voglio far circolare, far conoscere, perché è importante e la ritengo importante, come tutte le morti che avvengono ingiustamente e mi dispiace se la scrivo in ritardo.
Il 27 Aprile è stato ammazzato con due tiri alla schiena il leader indigeno Eusebio Ka' a apor, forte oppositore del commercio clandestino di legname e dei politici locali che sfruttano la terra indigena per il commercio del legno e per i propri interessi. Eusebio apparteneva al villaggio indigeno Ximborendà,  terra indigena Alto Turiaçu, nel Maranhao. Da alcuni anni questo popolo indigeno si era organizzato per fare opposizione a questo tipo di commercio illegale e lucrativo nella la loro terra, con operazioni di espulsione e di denuncia contro chi lo perpetuava e lo permetteva.
Le ritorsioni contro di loro non si sono fatte aspettare, tant'è che da gennaio fino ad oggi, i Ka' a apor vivevano come chi è in carcere, impediti di uscire dai villaggi, aggrediti e minacciati. La Segreteria dei Diritti Umani dello stato del Maranhao e il Ministero Pubblico Federale stanno accompagnando la situazione, ma non si riesce a costruire un piano di presenza istituzionale che permette di far luce ad una vera e propria violenza contro un popolo indigeno che difende la sua terra, così sfruttata e lapidata. Continua a vincere la legge del più forte, del denaro, del profitto, dell'arroganza e della complicità mantenuta da alcuni organi istituzionali al potere.
Due tiri alla schiena, in un'agguato, in modo vigliacco, nel silenzio, per fermare per sempre una vita e la sua  lotta per la giustizia.


martedì 5 maggio 2015

1 dicembre 2013 la partenza per il Brasile....6 maggio 2015 il mio arrivo in Italia per un in piccolo saluto. Ebbene sì, faccio un piccolo salto dall'altra parte dell'oceano per rivedere e incontrare i gruppi dei laici in Italia, gli amici e la famiglia. Un piccolo salto, per poi ritornare qui in Nova Contagem, qui nel Minas Gerais e al mio lavoro missionario, che so che mi mancherà per un pò.
Oggi ho fatto le ultime visite nel carcere della NH, salutato alcune persone con un abbraccio e un arrivederci a presto, perché torno, torno sì, con certezza.
Sarà che sento un pò di tristezza a lasciare le cose qua.....ma!...sarà!
La mia valigia è stata fatta all'ultimo minuto, di mio non porto niente, lascio tutto qua, la valigia è piena solo di panni dipinte dalle donne del bairro e borse fatte a mano da donna Zezè, tutte cose cose da lasciare al gruppo dei laici e agli amici di Bologna, sono i frutti del lavoro degli spazi di artigianato delle donne che seguiamo nella Casa Comboniana "Justiça e Paz".
Oggi sarà una lunga notte che vedrà la nascita di un nuovo giorno in Europa, con arrivo in Italia nel pomeriggio. Con me un libro che mi ha consigliato un detenuto a cui faccio visita in carcere, sarà la mia compagnia per una notte insonne e carica di emozioni.
Pronti, partenza.....andiamo!
Ciao!!!!!
Atè logo!


lunedì 4 maggio 2015

Só peço a Deus

Due sono stati gli incontri dove ho partecipato nel mese di aprile e maggio.
Il primo il 26 di Aprile, incontro CEB (Comunità Ecclesiali di Base).
Ogni anno ci si incontra in una parrocchia per rinforzare e riflettere sul cammino delle Comunità di Base della diocesi di Belo Horizonte, momento di riflessione, di laboratori, di spiritualità.
Il tema era Chiesa e Società (Campagna della Fraternità di questo anno), con sottotitolo "un clamore di giustizia sta nell'aria".
Diritti Umani, riforma politica, cittadinanza, di questo si è parlato nella giornata che ha visto coinvolta quella base fatta di persone/popolo che rappresenta e da vita alle Comunità, fondamenta di questa chiesa brasiliana.
Si è iniziato omaggiando i martiri per la giustizia, chi ha dato la propria vita in difesa della Vita contro ogni potere economico, politico, di classe, di etnia, leggendo i loro nomi ad alta voce e facendo memoria, la nostra memoria e accanto a questi nomi, altre lotte di questa storia passata e presente, di ieri come di oggi con i Popoli Indigeni, i Quilombolas, i Sem Terra, i Seringueiros e todos excluidos che lottano ogni giorno contro l'oscurità generata dall'ingiustizia. 
Attraverso un percorso storico, 1985- 2015, si sono rivisitate le tappe importanti del cammino di questo paese con i suoi pro e contro, di come dal 1985 al 2012 circa 24,5 milioni di persone sono uscite dalla povertà e 13,5 milioni sono uscite dalla povertà estrema. L'aumento del salario minimo, l'accesso alle facoltà per le persone povere, indigene, negre, una maggiore inclusione sociale.
 Nelle ultime tre decade l'indice di sviluppo umano è cresciuto, portando il Brasile a migliorare le proprie condizioni e superando gli altri stati dell'America Latina. Questi i pro e i contro?
I contro continuano a far da padrone, a non permettere sonni tranquilli e a generare notti oscure come  l'aumento dell'inflazione nel 2014, la bassa crescita economica (solo 0,1% nel 2014), l'aumento dei prezzi, la corruzione endemica, le riforme agraria e politica che ancora non si sono attuate, la terzerizzazione e privatizzazione che minacciano i diritti dei lavoratori, le disuguaglianze sociali/economiche ancora molto forti, la violenza e la criminalità organizzata.
E noi in tutto questo? dove stiamo e come c'entriamo? 
La società si trasforma con la presenza della gente, con la riflessione della gente, con la responsabilità della gente, accettando i problemi e le sfide, senza mettere le mani in tasca, lottando per difendere quei diritti fondamentali che danno dignità e rispetto per ogni essere umano. Noi e la nostra responsabilità, uscire da una cultura della paura e dell'insicurezza, da una cultura dell'individualismo e dell'opportunismo, da una cultura del viagra e del rivotril di questo nostro secolo e avere il coraggio di lavorare per trasformare e attuare cambiamento....cambiamenti.
Educazione etica, cittadinanza, corresponsabilità, diritti e doveri, queste le tematiche del piccolo laboratorio di discussione dove ho partecipato, con uno sguardo alla realtà brasiliana e al suo indice di violenza e crimine sempre molto alto. Nelle Comunità di base, nel lavoro delle pastorali sociali si parte dalla base, da noi, dalla gente per lavorare e saper trasformare i problemi in un'ottica di giustizia e pace, di responsabilità, di partecipazione, di interesse e impegno per le cause sociali, per questa nostra società, per questo mondo. In questo nostro incontro, in questa nostra base che crea le fondamenta, la gente prega, riflette, lavora insieme, ricordando di essere "sale" e "luce" in questa terra, la nostra vita, il nostro coraggio, la nostra fede, le nostre azioni come testimonianza di questo cambiamento. Lo diceva bene Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

E' vero che le Comunità di base si sono indebolite, qui in Brasile, quasi in "via di estinzione", la forza è diminuita e le sfide sono altre rispetto al passato, ma ci sono, c'è una base che continua, che ci crede, con una perseveranza e un impegno che alimenta questo cammino.







1/2/3 maggio incontro regionale in S. João del Rei della Pastorale Carceraria.
 
Hanno partecipato 107 persone provenienti da tutte le equipe della regione Est del Minas Gerais. 
Tema: Chiesa e Società. Per un mondo senza prigione.
Un assemblea per rivedere e discutere il lavoro della pastorale carceraria, momento di partecipazione collettiva delle varie equipe. "Estive preso e vieste a visitar".
Si è parlato della legge PEC 171, della riduzione della maggiore età penale (dai 18 ai 16 anni), di come questa non è la soluzione alla violenza e alla sicurezza pubblica. Un NO concordato nella nostra assemblea. Le prigioni sono sovraffollate, un terzo della popolazione nel Minas è detenuta ingiustamente e non è abbassando l'età che si realizzano politiche pubbliche a favore della popolazione e della sicurezza. Per non parlare, poi, del rischio di collocare un adolescente in una prigione con adulti. Il sistema carcerario è un sistema perverso, disumano, violento, anticristiano, corrotto, praticamente è un sistema fallito. Non educa, non rieduca, non "salva", ma punisce e umilia. Nella maggior parte delle prigioni si trovano persone di colore, povere, con un grado di istruzione bassa, provenienti dalle periferie delle grandi città. 
Sappiamo bene che i grandi "pesci" non nuotano in questo mare, non si trovano in quelle celle.
 Altro problema e pericolo è la privatizzazione delle prigioni, incarcerare in massa persone per farle lavorare per le aziende che finanziano le carceri, in cambio di manodopera a basso costo. 
Nel Minas c'è un progetto che prevede la costruzione di 4 prigioni finanziate da privati. 
NO alla mercificazione dei detenuti.
Si è denunciata la violenza della polizia militare, denunce anche da parte di organizzazioni umanitarie che indicano la polizia brasiliana come quella che più uccide, rispetto ad altri paesi. E' compito della pastorale carceraria denunciare ogni tipo di sopruso che lede e mette in pericolo la vita dei detenuti e non rispetta i diritti umani. Un detenuto perde solo due diritti: la libertà e il diritto politico (votazione), tutti gli altri devono essere garantiti e rispettati.
Abbiamo parlato del progetto della giustizia restaurativa da parte di alcuni avvocati che lavorano nella pastorale carceraria in S. Paulo, di come questa metodologia permette di avvicinare la parte lesa con chi ha commesso il crimine, i familiari e/o la persona con il detenuto. Un lavoro delicato, difficile, sofferto, ma che permette di smantellare quell'odio che genera odio, rivelando che le persone non sono mostri, ma persone. 
Visto il numero elevato dei partecipanti, una parte di noi si è adatta alla situazione, dormendo per terra su vecchi materassi, in una stanza comune, dividendo bagni e spazi. Questo tipo di esperienza ci ha portato a pensare ai detenuti, alla loro condizione e se per noi si è trattato solo di due giorni, per loro il tempo è molto, molto più lungo, per alcuni ha il sapore di infinito.




 C'è stata una canzone che ci ha accompagnato e che ha fatto da cornice alle nostre riflessioni, una canzone incontrata e cantata in tutte due gli incontri, ed è questa:



Io chiedo solo a Dio
che il dolore non mi sia indifferente
che la morte non mi incontri un giorno
solitario senza aver fatto quello che avrei voluto

Io chiedo solo a Dio
che l'ingiustizia non mi sia indifferente
poi non posso dare l'altra guancia
se già sono stato picchiato brutalmente

Io chiedo solo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e schiaccia forte
tutta la fame e innocenza di questa gente

Io chiedo solo a Dio
che la menzogna non mi sia indifferente
se un solo traditore ha più potere di un popolo
che questo popolo non dimentichi facilmente

Io chiedo solo a Dio
che il futuro non mi sia indifferente
senza fuggire disilluso
per vivere una cultura differente


La gente trasforma il mondo amando.