giovedì 30 gennaio 2014

Testemunhas da Esperança

Martedì sera sono andata al gruppo Testemunhas da Esperança (gruppo di famiglie con figli o familiari dipendenti chimici e/o alcoolici), ogni terça feira c'è (ogni martedì sera), ma erano già due martedì che saltavo per altri impegni e coincidenze di cose. Mi piace partecipare al gruppo e mi "converte" sempre e quando torno a casa mi porto sempre qualcosa dentro, di quello che ho ascoltato, vissuto e accarezzato, perchè sono carezze del cuore. Lo strumento di questo gruppo è semplicemente la parola e la condivisione, il raccontare, il dire, come presupposto per il fare, per cambiare, per accogliere e farsi accogliere. Un gruppo di auto-aiuto, di self-help, come forma di educazione di sè, come forma di aiuto che rende possibile contenere la propria sofferenza e condividere il dolore, assumendo il peso del dolore degli altri, come momento di dolore comune. Come si può non uscirne trasformati? Già in un post precedente lo avevo accennato. Le persone che partecipano sono persone semplici, spesso donne (madri, mogli) che senza competenza professionale, se non la vita stessa, che forse vale più di ogni sapere accademico, parlano pubblicamente, uscendo dall'isolamento e dal senso di vergogna verso questa problematica, che qui nel bairro è una piaga sociale. Tra dicembre e gennaio sono morti una ventina di ragazzi, per regolamenti di conti e traffico di droga, è pesante la cosa, è fa male e ci fa male. Con padre Jorge si pensava di creare, attraverso il gruppo Testimonhas das Esperança, momenti di prevenzione nelle scuole, magari di creare un gruppo di teatro con i giovani per parlare e sensibilizzare sull'uso della droga, così come dividere il gruppo in due gruppi: familiari e dipendenti chimici. In cantiere ci sono tante idee, bisogna trovare le forze e il modo di metterle in pratica e non è facile e soprattutto bisogna procedere in punta di piedi, perchè siamo in un "luogo minato"....e io devo migliorare con il mio portoghese, perchè anche a me vengono tante idee, ma devo prima avere la padronanza della lingua per iniziare a fare (ora sono sempre nella fase, ascolta e osserva, come previsto per i primi tre mesi del progetto...che padre Jorge mi ricorda sempre!), ma sto migliorando....a parte le gaffe tipo: tenho gargalhada inflamada, anzichè garganta (ossia: ho la risata infiammata, anzichè la gola infiammata!!!..Nossa!!)
Prima di andare al gruppo, sono stata a fare visita con Regina (volontaria e segretaria della Casa Comboniana Justiça e Paz) a casa di donna Eloisa. 
Eloisa partecipa al gruppo e ogni volta che si presenta dice: "Sono Eloisa, ho un marito alcoolista, un figlio in prigione, un figlio con problemi di deficit mentale, ma ogni mattina ringrazio Dio per la vita che mi ha dato e che mi da e per un nuovo giorno"...come non sentirti piccola quando pensi alle tue stupide paranoie, di fronte a quelle di Eloisa, carica di pesanti fardelli, ma con il sorriso sulle labbra, capace di trasmettere il significato della vita, che supera l'oscurità del male. La vita vissuta non come sconfitta o tristezza (e c'è ne di tristezza in molte storie), ma come ricca di senso e degna di essere vissuta, anche nei suoi lati oscuri e dolorosi...come non uscirne trasformata di fronte a questi esempi? Il modo sereno e convinto di fare le cose, senza perdersi d'animo, la bellezza del saper dire "grazie", nonostante tutto...nonostante tutto, per me è motivo di "conversione" e insegnamento. Ci sono tante storie che ti aiutano a metterti in cammino e che ti fanno capire che forse ne vale la pena essere qua, che forse adesso, non vorresti essere da nessun'altra parte, perchè nonostante tutto...nonostante tutto c'è una speranza più alta che irradia e fa luce in questa parte di mondo, periferia della periferia.

Surge no horizonte o rair de um novo dia.
Canta, dança, entra na festa, sente a alegria de viver!
Olha o ceù sorrindo, vé a beleza desse renascer.
Canta, dança nesta ciranda, sonha de novo sem temer.

In Agenda:
il 22 febbraio farò il corso per la pastorale carceraria, prima di entrare nel carcere di massima sicurezza Nelson Hungria devo prima accedere al corso e preparare i documenti.
Ogni terza domenica del mese (si inizia domenica 16 febbraio), c'è l'incontro del  CEBI, Centro studi Biblici del MG (Minas Gerais)...vado!!
Per l'APAC devo aspettare di fare il corso a março.
...qui è tutto un corso gente!....
Per quanta riguarda l'APAC, una domenica di gennaio sono stata a visitare quella maschile, sia il settore semi-aperto, sia quello chiuso. Io e Vincent (caro amico ugandese seminarista comboniano ritornato a S. Paulo) abbiamo pranzato con i detenuti.
Sapete una cosa, (che è successa anche alla Nelson Hungria, partecipando alla messa di Natale) quando mi sono trovata con loro (i detenuti) non mi sono chiesta "chissà quale crimine ha commesso, perchè è lì dentro...ecc...ecc.." semplicemente mi sono trovata di fronte a persone, non ha "detenuti", ho tolto l'etichetta che li definisce per il posto in cui sono, ho tolto tutto e ho trovato di fronte a me una persona, così come l'ho sentita e percepita, nient'altro.
Scrivo questo, perchè prima di iniziare questa esperienza mi sono sempre domandata come sarebbe stata la mia reazione quando avrei avuto di fronte, in un esperienza carceraria, persone che hanno commesso violenza e crimini, quali pregiudizi avrebbero inquinato la mia conoscenza. Ma no, non è stato così, non mi sono domandata niente, mi sono seduta con loro, ho mangiato con loro e con qualcuno ho chiaccherato. Ora al di là di quello che una persona ha commesso nella vita, credo che sia giusto ed umano, dare sempre una possibilità di rinascita e ricordarsi che ognuno ha una sua storia e che è giusto, prima di giudicare, conoscerla.


"Tràfico Humano e Fraternidade" (traffico umano e fraternità) è il tema della campagna per la quaresima 2014 che la chiesa brasiliana invita a fare nelle varie comunità, come itinerario di liberazione personale, comunitaria e sociale. Una protesta contro il traffico delle persone (commercio di organi, abuso sessuale, schiavitù lavorativa) in particolare di quelle che vivono in situazioni di grande vulnerabilità e povertà. Le reti criminali del traffico approfittano di queste condizioni per ingannare la persone, attraverso promesse di una vita migliore, ma una volta nelle mani dei trafficanti, donne, uomini, bambini, giovani, sono sfruttati in attività contro la propria volontà e per mezzi violenti. E' una campagna che aiuta a conoscere e riflettere sul tema dei diritti umani e della dignità delle persone. Mi sembra una bella iniziativa e un bel lavoro che vede unita l'azione politica/sociale con quella spirituale. Sì, è un bel percorso e mi fa ricordare quegli echi di una teologia della liberazione che ancora, anche se attutiti, permangono.

                                   
                                             Cosa si legge qui in Brasile...
            "tutte le volte che starai amando, starai partecipando alla divinità e alla grazia"                                                                      "O amante cria amor"


...volevo mandare un abbraccio al mio caro amico Charlie Brown che si è sorbito l'ennesimo mio sfogo (yogurt scaduto!) e dirgli che non ho mai smesso di volergli bene, mai.



domenica 19 gennaio 2014

 Nei miei appunti oggi ho segnato questo su cui riflettere: l'esperienza non è mai un semplice traguardo, ma un punto di partenza.





Se fosse possibile esaminare un uomo per dentro e fuori, certamente nessuno sarebbe innocente
                            (APAC Associazione di protezione e assistenza ai condannati)


                                     Solo con giustizia nella terra ci sarà vita e pace
                                                       (Ezechiele Ramin)

giovedì 16 gennaio 2014

La politica dei piccoli passi

Si procede a piccoli, piccolissimi passi, a volte impercettibili, a volte difficili, a volte, anche, così grandi, perchè quel piccolo passo che all'apparenza può sembrare "innocuo" o banale, in realtà sta già scalando una montagna. Non è facile per chi è abituato a camminare veloce imparare a rallentare, frenare, tenendo come guida il bastone della pazienza e della perseveranza. Non è facile dopo aver sempre camminato veloce, imparare un nuovo modo di essere, una nuova andatura.
Per me,  che sono fuoco e a volte tempesta, domare l'istinto dell'accelerare tutto, del correre veloce, dell'ansia di raggiungere, è una bella sfida. Bisogna tornare a ri-imparare, tornare creança (bambino) e nel camminare costruirsi un buon bastone di sana e robusta pazienza, come freno alla tentazione di schiacciare, per abitudine, il pedale dell'acceleratore.
Tornare a ri-imparare, vedere, ascoltare e poi agire, ogni tappa con il suo tempo e con i suoi passi e con la pazienza di rispettarli. Anche saper conciliare i propri tempi con i tempi degli altri, è una bella sfida. La tentazione è di sentirli, sempre, così lontani e "assurdi", ma per creare quella cultura dell'incontro è necessario individuare quelle coordinate, che ti permettano di crearlo. Bisogna armarsi di una bussola e disegnare la mappa di questo incontro, cogliendo i punti cardinali che il luogo e la situazione ti offre e capire che le tue coordinate non sono quelle degli altri, che il tuo nord non è il suo, che il tuo est o ovest o sud si trovano capovolti e in tutt'altra direzione.
Ri- imparare, non è facile e a volte fa anche soffrire, è come se dovessi tornare a usare le due ruote, dopo che avevi imparato a guidare le quattro....si torna a pedalare, dopo che avevi imparato ad usare la macchina! Ma c'è bisogno, ne ho bisogno, per apprendere la cultura della pazienza e aspettare quel sano e benedetto incontro che ti porta ad avvicinarti a chi le sue coordinate le ha sempre impostate, in modo diverso dalle tue. Un primo passo bisogno farlo, ogni giorno.

Il mese di gennaio qui è considerato come il mese di agosto da noi (...e fa un gran caldo!). Molte cose sono ferme e molti sono via per ferie. Le attività lavorative, sociali, la scuola, riprendono a febbraio.
A febbraio ho messo in agenda gli incontri con la pastorale carceraria (visite nel penitenziario di Nelson Hungria...sempre lui..quello che si vede dalla mia finestra e che ispira, forse, qualche mail), il 22 febbraio farò un corso sulla pastorale carceraria.
Continuano gli incontri con il gruppo Testimunhas das Esperança, famiglie con figli dipendenti chimici o alcolisti....sta nascendo l'idea di creare due gruppi, uno per le famiglie e uno per chi è uscito da una situazione di dipendenza, questo perchè sta crescendo il numero delle persone che partecipano (questa è una bella cosa!) e in aiuto al gruppo testimonianze di chi ne è uscito. Gli episodi di violenza continuano nel bairro, assassini o mattanze per regolamenti di conti, non si fermano.
A febbraio ricomincia la pastorale da Creança (la pastorale dei bambini). Si visitano quelle famiglie con figli, che vivono una situazione di carenza e povertà, le si aiuta a lottare per l'accesso ai diritti sociali basici garantiti dalla costituzione brasiliana e a valorizzare quella cultura dell'infanzia che a volte manca. Domenica andrò a visitare l'APAC femminile, è previsto un corso per volontari nel mese di  marzo, che farò. L'APAC è l'alternativa al sistema penitenziario, una alternativa al carcere, un luogo dove si educa e non si punisce, un luogo dove non esistono guardie penitenziarie o polizia (alla Nelson Hungria per es. puoi trovare quei poliziotti con viso coperto e tanto di mitra sulle spalle) e dove la dignità della persona non è calpestata. Ma vi racconterò....
La nostra Comunità di lmc si è allargata, ora siamo in 4. E' venuto a vivere con noi Valdir, farà un anno di formazione per essere lmc.
Frequentando la Casa Comboniana Justiça e Paz mi stanno venendo in mente molte idee...tipo creare un gruppo di donne autonomo (grupo das mulheres) che si incontra una volta a settimana per condividere, parlare, socializzare e magari avviare qualche lavoretto mentre si fanno delle sane e buone chiacchere, questo perchè molte donne qui sono sole e hanno il bisogno di parlare e condividere i problemi che vivono (marito alcolista, figlio con problemi di droga, solitudine personale, bassa autostima). Vamos ver, perchè si deve procedere a piccoli, piccolissimi passi e un ambiente difficile, violento, chiuso come Nova Contagem ha bisogno di tempo e conoscenza...ascoltare, vedere, conoscere e poi agire.




                                    Bem- vindo Valdir!!


Non so perchè,
ma mi piace l'immagine dei panni stesi al sole....qui è dove abito, ma i panni sono della mia vicina di casa, Priscilla, a fine marzo nascerà la sua seconda bambina.

                                       Ecco Priscilla alle prese con la sua lavatrice!


mercoledì 8 gennaio 2014

Scene di vita quotidiana

...e quando per la strada esplode un gran "yuhhh...ehhh..." con fischi e applausi, perché finalmente torna la luce, dopo che per ore ci aveva lasciato, senza sapere perchè (e qui è frequente!) e puntualmente torna quando è l'ora di inizio della novela!  (titolo della novela: Amor a Vida)
...ma la cosa bella è che hai avuto il tempo di alzare lo sguardo sopra il cielo e nell'oscurità della notte accorgerti di un tappeto di stelle nuotare sopra la tua testa. Che meraviglia!

...e sentire una profonda tenerezza nel vedere donna Nilza seguire con il dito le parole mentre legge, perché le conosce poco, perché le sfuggono via e solo fermandole con quel dito e accarezzandole una ad una, riesce a pronunciarle senza paura.

....e donna Zezinha che a 63 anni continua con le sue mani a cucire, fare camicie, pantaloni, borse, per 4 reais, 10 reais (volevano 8, ma è riuscita a chiedere di più), quando quello che produce viene venduto il triplo. Per lei solo briciole e il dolore dell'artrite che avanza!

....e mentre cammini per tornare a casa, su strade fatte di salite e discese, qui nel bairro, sapendo di avere sempre occhi che ti seguono ad ogni tuo passo e incontrare chi ti aveva sempre salutato (oi bom dia, boa tarde...) e quel giorno ti passa davanti senza guardarti, sputando per terra, con occhi rossi consumati dalla droga e completamente bevuto e sentire tutta la pesantezza di un saluto che non ritorna.

....e quando invece cammini guardando in alto, cercando di contare il numero degli appartamenti di quei palazzi alti, ma così alti, che quasi ti vengono le vertigini a guardarli, in quelle strade belle, pulite di San Josè dos Campos, con quei condomini attrezzati di piscina, custode, telecamere, alberi verdi, fiori...e nella mente le case di mattoni e calce, le baracche, i tetti di lamiera, le torri di ferro dell'elettricità che passano sopra le case... e tu che abiti lì e noi che abitiamo lì e la maggior parte dell'umanità che abita lì.

....e sentire e vedere tanta semplicità in alcuni incontri di riunione, fatti in ciabatte, con addosso qualche gonna consumata, qualche maglietta andata nel tempo, con addosso quel che si ha (poco), senza tanti formalismi, etichette, moralismi e in questa semplicità la ricchezza e l'importanza dei contenuti. E' la priorità dell'essere e non dell'apparire! La priorità dell'essere e non della forma!

....e incontrare tra le pagine di "Dialogos noturnos em Jerusalem" un post-it che dice: "Disligar a Gelaidera!" (spegnere il frigorifero) lo ha dimenticato padre Jorge!

Vita racchiusa in questi piccoli frammenti, boccate di ossigeno su cui indirizzare i pensieri.


Intanto qualche cartolina.....

                                    In viaggio in autobus da Belo Horizonte (MG) a San Josè dos Campos                                                   (SP) a piedi nudi naturalmente!

                                     
                                     Un pò di Minas Gerais dal finestrino.
                                           

                                   
                                    Paesaggi del Minas Gerais.



                                 
                              Prima tappa: città di Perdoes per incontrare la famiglia di  Rosy (lmc) e Josè
                              che lavorano in Rondonia per la causa indigena e pastorale della terra

                                 
                                          A casa della famiglia di Rosy
                               
                                           ...aspettando la Copa do Mundo 2014....
                                     
                               
                                          C'è tanta Africa in questo Brasile.

                                 
                                        Famiglia di Rosy
                         
     
 
                                   Nossa!! Santuario di Nossa Senhora de Aparecida patrona del                                                                   Brasile.
                                     
                               
                                      Eccola....!

                               
                                                ...c'è anche la mia candelina....
                                 

                                               Nossa Senhora da Aparecida!

                                 
                         La gente lascia attaccato un braccialetto colorato come grazia da chiedere
                         ...a Roma ci sono i lucchetti...qui i braccialetti (più bello!)

                                     Aparecida, città


Rodoviaria in Aparecida, attese di autobus.....


                           
                     Si torna a casa...Nova Contagem! (12 ore notturne di autobus)...Nossa!!!


Oggi c'è stata la prima riunione per la pastorale carceraria, iniziamo a Febbraio....
"Perchè tutti abbiano Vita e l'abbiano in abbondanza".
Lavorando sui diritti umani.

mercoledì 1 gennaio 2014

pensieri in libertà....

C’è chi guarda in alto mentre i suoi piedi sembrano aver perduto il contatto con la terra degli uomini e c’è chi è totalmente incollato al proprio frammento di terra da perdere di vista tutto l’insieme.
 C’è chi non si lascia più interrogare dallo scandalo, dal dolore che incontra, dalla fatica di credere nell’amore, quando tutto sembra contraddirlo. C’è chi rifiuta di leggere certe realtà, perché tanto le sa già (“tanto sappiamo come funziona lì, li conosciamo quei posti”)
….?....questo è il mio punto di domanda di fronte a questa affermazione. Santa inquietudine e ricerca, mi viene da dire, non smettere mai di bussare alle nostre porte! A volte per conoscere le cose non bisogna salire in alto, ma scendere in basso e non smettere di interrogarsi e avere curiosità e indignazione, quando occorre, per non nascondere, per non far finta di niente, per non fermarsi di fronte alla presunzione: “tanto sappiamo come vanno le cose”.
E se si sanno, perché le si accettano, così semplicemente? Perché è più facile dare giudizi, quando non si è coinvolti, neanche di un millimetro delle cose che giudichiamo? Sinceramente non sopporto il sentito dire. E’ un abitudine che può portare alla superficialità dei giudizi, alle riflessioni deboli, alla banalità del vero. E il vero cos’è? Il vero è quando ti lasci toccare dalle cose, quando le vive sulla pelle, quando da spettatrice, diventi protagonista di ciò che ti circonda, delle storie in cui sei calata, senza leggerle per sentito dire, le leggi direttamente, le scrivi.
In questo mio semplice blog, in questo diario quotidiano, in questo mio segnare appunti, scarabocchi su un foglio bianco, così come vengono, non eviterò di raccontare quello che vivo.  A volte potrà apparire leggero  a volte crudo, a volte anche colorato, oppure descrivendolo con una semplice foto. C’è chi mi ha consigliato di evitare di fare annotazioni che possono apparire forti (vedi le morti per droga nel bairro e il segnare l’età…18…22 anni) che forti, in realtà, lo sono veramente.
Ma non sempre si riesce a descrivere la vita, seduti comodamente su un divano, come se fosse un film e credo che non mi piacerebbe neanche farlo. Perché la vita non è un film, la povertà esiste veramente, la violenza fisica, familiare, la violenza sociale che scorre in queste periferie delle periferie, è reale, è cruda, c’è e non è a puntate…l’ignoranza, la fragilità interiore, la sofferenza, la poca cura di sé, l’abbruttimento personale che ti abbassa, c’è in queste strade e non è a puntate.
Ho sempre pensato che ognuno di noi fosse libero di decidere come impostare la propria vita, solo che ti rendi conto che è così per alcuni e non per altri. Alcuni possono scegliere, altri no, ed è in questo no che mi sto immergendo, tra chi non ha la possibilità di scegliere, perché è costretto dalle scelte degli altri. Qui, in questo bairro la maggior parte delle persone ha un salario minimo di 670.00 reais (ragazzi non arriviamo neanche a 500 euro!!!), quanta possibilità di scelta posso avere secondo voi con una cifra simile?? …Forse mi è più facile guadagnare vendendo crack, così per aver di più, molto di più. Nel carcere alternativo dell’ APAC femminile, alla messa di Natale, ho conosciuto una ragazza di 22 anni in carcere per traffico di droga. Ha iniziato a vendere crack all’età di 13 anni. Perché?  Perché aveva capito che vendendo crack poteva comprare, tutte quelle cose, che la condizione di povertà familiare non le permetteva (un paio di scarpe nuove, vestitini carini, ecc..ecc..). La maggior parte dei ragazzi di qui lo fa o viene assoldato per farlo, retribuzione? Regali (cellulare, scarpe alla moda, tutto quello che la povertà non ti può permettere.).
E la violenza sociale.... Forse non vi ho raccontato che c’è un coprifuoco da rispettare ad un certo orario della notte, qui in queste strade, si è liberi di scegliere? O altri scelgono per te? E se non accetti certe condizioni sei fuori, sei fuori veramente. Non è un film, è la vita, nella sua crudezza e nel suo lato peggiore.
Questa è Nova Contagem, è periferia delle periferie, povertà, ignoranza, droga, violenza, carenza di infrastrutture, legami familiari deboli, violenza familiare, sociale, fragilità interiori. Non è un film, è favela, è vita, è umanità che c’è e c’è chi la vuole ignorare e chi scoprendola, la vuole incontrare, conoscere e anche amare.
Una frase per tutti quelli che dicono: "lo sappiamo già, sappiamo come vanno le cose lì"
"Non è la conoscenza che illumina il Mistero, è il Mistero che illumina la conoscenza"
P. Evdokimov
...forse è bello permettere di lasciare spazio alle sorprese, molte volte pensiamo di avere capito, in realtà non abbiamo capito nulla!


                    Questa non è una croce sul tetto di una casa, ma è l'antenna del mio vicino!