lunedì 19 dicembre 2016

Devo chiudere " A piedi Nudi", devo riporre i miei appunti sull'ultima pagina, perché siamo arrivati alla fine.
1 dicembre 2013-1 dicembre 2016, tre anni di pagine scarabocchiate in questo blog.
Pensieri, commenti, foto, emozioni, canzoni, testi...io!
Mi hanno detto che devo mettermi le scarpe, che il momento è arrivato!
Il momento è arrivato sì, perché i miei tre anni missionari sono finiti, ma questo non significa che metterò le scarpe.
"A piedi nudi" come già avevo scritto, per me rappresenta un modo di essere, che fa parte del mio voler conoscere e camminare con semplicità in questa Vita, senza artifici, senza barriere, senza esclusioni. Sentendo la "nuda Terra" e quello che ci offre. Terra fatta di popoli, culture, diversità, storie, umanità, Vita, toccata nella sua profondità e bellezza, nel suo bene come nel suo male.
Un denudarsi e un imparare a farlo, quello che poi, la missione insegna: scoperta di sé, degli Altri e anche di Dio.
"Tira as sandálias dos pés, porque o lugar em que te encontras é uma terra santa"
"Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui cammini è una terra santa".
E così ho fatto.
Ho camminato per tre anni a piedi nudi in questa terra di missione, in Brasile.
Sono stati anni che ho amato, che mi hanno visto cambiare, che mi hanno visto affrontare difficoltà, ma con una metamorfosi sempre continua, collocando al centro il desiderio di andare avanti, scoprire, scoprirmi, imparare, camminare...
Scopri un Dio pellegrino che cammina attraverso i tuoi passi, un Dio che ha i volti delle persone e delle storie che incontri, un Dio di straordinaria bellezza nella difesa della Vita e per la Vita.
Scopri lati di te che aggiusti e lavori, apprezzi e modelli, conosci e costruisci.
Scopri il piacere e la dedizione per il tuo servizio, che ti fa battere il cuore nel dono di te e nel ricevere il dono degli Altri.
Scopri le lotte di giustizia e di coscienza, una presa in carico verso responsabilità che mai più vuoi abbandonare.
Scopri la Vita nei suoi lati peggiori, imparando a non aver paura e nelle suoi lati migliori, che ti portano ad amarla sempre di più. Essere innamorati della vita è il segreto della felicità!
Sono grata a chi ho incontrato in questo mio cammino, a chi mi ha amato, curato, protetto, insegnato, scosso e anche a chi ha fatto il contrario, perché sempre mi ha insegnato qualcosa: a migliorarmi!
Porto con me nomi, volti, sapori, odori, situazioni, emozioni che sono scritte con un inchiostro indelebile, tatuate nel cuore e nella testa.
 Porto via con me il mio amore per la pastorale carceraria e la lotta per un carcere più umano e dignitoso.
Gratitudine è il filo rosso che scrive queste mie parole, forse le ultime, su questo taccuino virtuale, che nell'ultimo periodo ho un pò trascurato, ma sempre portato avanti in qualche modo.
Felice dei mie tre anni, felice della mia scelta missionaria, di vivere in una periferia di mondo esistenziale e strutturale, ma piena di umanità e forza.
Grata ai lmc e ai padri Comboniani.
Grata a Colui che ha guidato i mie passi e a chi a voluto togliersi le scarpe insieme a me!
Andiamo avanti....continuiamo il cammino, costruendo percorsi che nascono dalle storie che ci portiamo dietro, nasciamo e rinasciamo in queste storie.
La saudade batte già nel mio petto, con lacrime silenziose che mi portano a dire: non sarà un addio, ma semplicemente un arrivederci.
Arrivederci amato Brasile, ma soprattutto GRAZIE.


Era novembre 2013, la partenza....

Ho scelto di vivere nelle periferie del mondo.
Ho scelto di vivere senza tenere le mani in tasca.
Ho scelto di vivere senza tenere le parole sospese in aria, ma di sporcarle con la terra.
Ho scelto di vivere senza barriere di protezione o cinture di sicurezza allacciate al futuro, ma semplicemente a piedi nudi sul presente.
Ho scelto di vivere cercando di mettere in pratica i valori in cui credo, perché i valori non si dicono, si vivono.
Ho scelto di camminare su strade incerte per poter incontrare storie fatte di sguardi ed emozioni.
Ho scelto di non essere neutrale e di parlare senza avere paura, accogliendo il silenzio solo come balsamo per l'anima.
Ho scelto di vivermi nella lotta e nei canti di giustizia in alcune parti del mondo e di unire la mai voce alle loro canzoni.
Ho scelto di unire piedi, testa e cuore in azioni che prendano respiro nel mio agire quotidiano.
Ho deciso di smettere di riflettere sulla vita e di iniziare a viverla....semplicemente a piedi nudi.

......dicembre 2016 il ritorno. Continuando a camminare.

Emma Chiolini, lmc



Quando si arriva all'aeroporto di Belo Horizonte prendendo l'aereo e buttando uno sguardo dall'alto, prima che la bellissima terra del Minas Gerais ti accolga, puoi vedere la sofferenza e lo squarcio di alcune montagne.
Crateri aperti, dilaniati, mangiati e consumati dall'industria mineraria.
Sembrano buche enormi che si allargano sempre più. Ferite a cielo aperto.
In Brasile è ancora viva la tragedia di Mariana, successa un anno fa, uno dei più gravi disastri ecologici a livello mondiale, dove un'ondata di fango tossico (contenente mercurio, piombo e cromo) ha investito km e km di terra fino arrivare all'Oceano Atlantico, nello Espirito Santo, distruggendo nel suo tragitto il villaggio di Bento Rodrigues, flora, fauna e tutto ciò che incontrava, con 19 morti a suo seguito.
Distruzione che ha portato a contaminare le falde acquifere e la morte del fiume Doce.
L'industria mineraria è spesso gestita da grande imprese multinazionali, che senza scrupoli distruggono montagne, mettendo in pericolo la popolazione locale e l'ambiente.
Il profitto e il capitale sono le uniche regola che muovono pedine politiche ed economiche, distruggendo la Vita nella sua totalità.
Mi ha fatto una grande tristezza vedere montagne così consumate, che veramente sembrano mangiate. Dall'alto si ha tutta un'altra prospettiva, che permette di avere una visuale più ampia, totale.
Vedere le differenze, una natura intatta e incontaminata e una dilaniata e sofferenta.
Fa male tutto questo scempio, fa male per l'umanità intera, che spesso non curante o impotente accetta una distruzione che porterà ad un baratro per il mondo intero.
Vita che soffre, Vita che grida, Vita che muore.
Queste le mie riflessioni dal finestrino di un aereo, guardando la terra dall'alto.
Prendiamoci cura di questa Mondo, prendiamoci cura gli uni con gli Altri, prendiamoci cura della Vita, cerchiamo di esseri umani non solo nel male, ma soprattutto nel bene.
Ciao adorato Minas Gerais, che possa soffrire il meno possibile, anzi, che smetterai di soffrire.