martedì 28 ottobre 2014



Siamo alla fine di ottobre, un mese che è stato ricco di impegni e situazioni, di novità e cambiamenti.
Primo fra tutti è stata la vittoria di Dilma Rousseff, rieletta come  presidente del Brasile, questo sarà il suo secondo mandato. Sono contenta di questa scelta, sono contenta della vittoria di Dilma, che per un soffio non è stata battuta dal suo avversario Aècio Neves. Nonostante i vari casi di corruzione, anche, nel PT (partito dos trabalhadores, partito di Dilma e Lula) e delusione per alcune mancate riforme (vedi la riforma agraria), credo nella sincerità di questa donna, nella sua fermezza, nel suo coraggio e credo che veramente pensi al bene di questo paese e del suo popolo, a differenza dalla classe capitalista e d'elite difesa e appoggiata da Aècio Neves. Il Brasile è cresciuto molto con Lula e poi con Dilma, è vero che ci sono ancora tante cose che non vanno, tante contraddizioni visibili, palpabili, ingiuste, ma spero che Dilma possa migliorare e portare avanti un cammino di possibilità e giustizia per tutto il popolo brasiliano, così come era iniziato con Lula e ora con lei.
Forza Dilma, continua a dare speranza a questo Brasile!
Parabens Presidenta!



Il 12 ottobre qui in Brasile è festa da criança, festa dei bambini.
La Pastorale Carceraria per quel giorno, che cadeva di domenica, ha realizzato un incontro fuori dal carcere della Nelson Hungria per i bambini dei detenuti in visita con le mamme e le famiglie.
Insieme ad alcuni volontari abbiamo creato momenti di gioco, socializzazione, pittura, merenda, durante l'attesa per entrare in carcerare. Il sabato e la domenica c'è sempre una fila lunghissima da parte dei familiari e le persone aspettano molto tempo per entrare, causa controlli e permessi da parte degli agenti e il tempo, a volte, diventa insopportabile. Per alleviare questo momento e per creare un clima di festa e di contentezza, in un giorno particolare, come quello della festa da Criança, abbiamo deciso di festeggiare con i bambini e strappare un sorriso in un luogo che di sorrisi non ne dà, come il carcere. Ci siamo messi a giocare con loro, a dipingere i loro volti, a distribuire caramelle e panini a tutti. Alcuni bambini si facevano scrivere sulla guancia o sul braccio: "Papà ti voglio bene", immagino la meraviglia, la sorpresa, la gioia di chi ha ricevuto quel messaggio, perché l'affetto e l'amore non finisce dietro una grata di ferro. E' stato un momento molto bello quello che abbiamo vissuto insieme, noi della pastorale carceraria e i bambini e i familiari dei detenuti, un momento di festa, di sorrisi, di scambi, di chiacchere, nella condivisione di un attesa diversa dal solito.



....chi è quella con il cappello di elefante in testa?
                                   






Il 12 ottobre è stata anche Nossa Senhora Aparecida, padroeira del Brasile. La nostra Chiesa del bairro di Ipe Amarelo si chiama come lei e con una piccola processione abbiamo celebrato questo giorno. In Brasile sono molto devoti a Nossa Senhora ed è molto amata, il santuario in Aparecida a lei dedicato è il più grande santuario mariano del mondo. La storia di Nossa Senhora di Aparecida comincia nel 1717 quando alcuni pescatori incaricati di fornire il pesce per il banchetto del conte don Pedro di Almeida  governatore della provincia di S. Paulo e del Minas Gerais, andarono a pescare in una aerea chiamata porto Itaguaçu, nel fiume Paraiba. Dopo alcuni tentativi falliti, uno dei pescatori trovò nella sua rete una statua della Madonna, ma le mancava la testa. Gettò nuovamente le reti e questa volta vi era la testa della statua. In seguito i pescatori provarono a gettare le reti e queste si riempirono di pesci. Per 15 anni la statua rimase nella casa di uno dei pescatori, dove i vicini si riunivano per pregare il rosario. La devozione cominciò a diffondersi e alcuni fedeli che avevano pregato davanti alla statua, affermarono di aver ricevuto delle grazie. Il culto si diffuse in tutto il Brasile.
                                        Nossa Senhora Aparecida nella Chiesa di Ipe Amarelo



Ottobre mese missionario, mese dove si riflette sul valore della missione, sul suo significato, mese dove si festeggia S. Daniele Comboni (10 ottobre). Anche noi lo abbiamo festeggiato pranzando a casa dei padri Comboniani, insieme come famiglia Comboniana, padri e laici. Il 18 ottobre io, Joao e Lourdes siamo stati invitati in una Comunità del bairro a lui dedicata per parlare della vita del Comboni e del significato che ha per noi la missione. Lasciare tutto per donarsi, per condividere, per incontrare, per camminare insieme, per vivere la fede non con le parole ma con le azioni e la propria vita....uscire e andare nelle periferie del mondo....
Mi viene in mente la frase di don Milani che dice: a che servono le mani pulite se si tengono in tasca. E' bello sporcarsele queste mani, a contatto con la Terra, con la Vita anche se si corre il rischio di ferirsi, ma sono ferite che valgono la pena e che hanno senso e a volte fanno "bene"......"e se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore".

banchetto missionario
                                          
....e infine, in questo mese di ottobre c'è stata la partenza di padre Jorge (Giorgio) che dopo 25 anni di Brasile, 6 vissuti in Contagem, ci ha salutato per tornare in Italia. Mancherà a molti questo amico, padre, formatore, uomo. Il suo impegno, la sua esperienza, il suo vivere la missione è stato di grande esempio per tutti, una semente che ha dato buoni frutti e che continuerà a dare. Obrigada.

festa per padre Jorge nella nostra casa assieme alla Comunità di Ipe Amarelo



Ciao padre Jorge!





sabato 18 ottobre 2014

E' arrivato il gran caldo!
 In questi giorni ci sono 36 gradi in Belo Horizonte e dintorni e si sentono.
In teoria siamo in primavera, ma il termometro segnala già un'estate anticipata, anche se non ho ancora capito come funzionano le stagioni in un paese tropicale, esiste una differenza tra primavera ed estate?? Pare di sì, almeno qui nel Minas questo caldo è un pò anomalo, si va dai 36 ai 37 gradi, con un tasso di umidità veramente basso dal 12 al 9 per cento. Tempo caldo e secco.
Uno dei grandi problemi, in questo periodo, è che non piove in molte parti del Brasile e anche qui non ce la caviamo bene. La mancanza di acqua sta mettendo in emergenza alcune zone del paese con problemi all'agricoltura, alle coltivazioni e alle risorse idriche che scarseggiano. I cittadini di alcuni quartieri in Belo Horizonte dipendono completamente dal camion che trasporta acqua per il rifornimento. In alcuni luoghi dell'entroterra del Brasile sono nate vere e proprie proteste da parte di cittadini, privi di acqua da più di 20 giorni.
Acqua, bene prezioso e fondamentale, quando manca è un vero disastro per l'uomo e l'ambiente.
Stiamo aspettando questa benedetta pioggia che non arriva, pare quasi che le gocce si siano incastrate tra le nuvole con uno sciopero che dura ad oltranza!
Questa crisi sta aiutando le persone a prendere coscienza dell'importanza di economizzare un bene che è vita.
L'ecosistema del nostro pianeta è messo a dura prova, i continui disboscamenti, in particolare in terra di Amazzonia, stanno creando squilibri climatici e ambientali, per non parlare poi di quel buco dell'ozono che cresce sempre più. Inquinamento, disboscamento, attacchi continui alla nostra pachamama (Madre Terra) per interessi economici, privati senza riguardi, senza etica, senza scrupoli.
Responsabilizziamoci gente o qui non ne veniamo fuori, siamo tutti coinvolti, nessuno escluso, la globalizzazione ha ormai creato dipendenze che rendono tutti responsabili, complici e/o colpevoli.
Tolstoi diceva: " tutti vogliono cambiare il mondo, ma nessuno vuole cambiare se stesso".
Responsabilizziamoci, partiamo da noi.
....intanto qui fa un gran caldo e non piove.
Ti aspettiamo pioggia!



campagna contro lo spreco di acqua in Brasile


sabato 4 ottobre 2014

Carandiru

Vorrei ricordare una data, il 2 ottobre del 1992. 
In questo giorno è avvenuta una strage nel carcere di Carandiru, S. Paulo, un massacro che ha visto la morte di 111 prigionieri, perpetrato dalla polizia militare per sedare una rivolta carceraria che aveva portato i detenuti a prendere il controllo della struttura detentiva.
La polizia spiegò il gesto come legittima difesa, ma nessun agente fu ferito e alcuni sopravvissuti dichiararono che la polizia aprì il fuoco contro persone inermi o mentre cercavano riparo nelle proprie celle, molti furono giustiziati. Questo episodio è considerato come una violazione dei diritti umani nella storia del Brasile democratico.
Il carcere di Carandiru fu progettato per ricevere 1200 prigionieri. 
Per affrontare i problemi di sovraffollamento la struttura venne ampliata, aumentarono la capienza a 3250 persone.
Nel 1992 la struttura era arrivata ad ospitare ottomila carcerati, ben più del doppio della capienza prevista.  Nacque una vera e propria ribellione da parte dei detenuti.
La rivolta fu sedata con l'intervento di truppe di organi speciali della polizia (tropa de coque) che eseguirono un vero e proprio massacro, 111 detenuti ammazzati.
Nel dicembre del 2002 il carcere fu demolito.

Immagini del carcere di Carandiru, San Paolo, definito da una commissione parlamentare brasiliana «la reinvenzione dell’inferno»
Immagini del carcere di Carandiru, San Paolo, definito da una commissione parlamentare brasiliana «la reinvenzione dell’inferno»


Ancora oggi ci sono episodi di violenza nelle prigioni, di violazione dei diritti umani, di abusi, di sovraffollamento. Come si può parlare di rieducazione, di recupero in queste strutture, se le condizioni che si vivono sono tali? Come aiutare una persona ad intraprendere un cammino di rinascita, di coscientizzazione, se il luogo che dovrebbe avere tale scopo è un luogo di "morte"?
 La violenza non si combatte con la violenza, ma per mezzo di una giustizia democratica e per l'adozione di valori umani riconosciuti nel mondo. I diritti appartengono a tutti, nessuna categoria esclusa, nessuna!
Ho ancora in mente l'immagine di un detenuto nella NH, portato via da due agenti speciali, quelli con il viso coperto, con fucile pesante in spalla, lui mani dietro la schiena, curvo, testa bassa e sguardo teso e preoccupato. Perchè degli agenti ti devono portare via con il viso coperto? che cosa mai succederà nel posto in cui si è portati? che cosa succede in alcune stanze, in alcuni padiglioni?
 Quello sguardo parlava chiaramente, così come la scena che lo accompagnava: il detenuto consegnato a due agenti speciali che lo prendono e lo portano via.
Ci sono voci su possibili torture da parte di un sistema penitenziario violento e crudele, quanto inefficiente e "fallito", il problema è che non sono solo voci, ma racconti in carne e ossa.




venerdì 3 ottobre 2014

Ci sono sorrisi che esulano i linguaggi di circostanza, le formalità e tutte quelle situazioni lontane dal cuore, sorrisi che rivelano la spontaneità dei gesti, la semplicità della vita e come su questa ci si aggrappi fino all'ultimo...fino all'ultimo sincero sorriso.
Dona Preta (Maria) ha il dono di regalare questi sorrisi. Ha una parte del corpo immobilizzata, non riesce a parlare e uno stupido tumore che le sta facendo perdere i capelli. Ma sorride, sorride sempre  e ha una risata che sa contagiare chi le sta vicino e io amo questo tipo di contagio.
 Ogni tanto partecipa al circolo biblico del venerdì sera di dona Zita, piccolo gruppetto di persone che si riunisce di casa in casa per condividere la vita attraverso la Parola.
 Lei non parla, ascolta e sorride o meglio i suoi sorrisi sono le sue parole.
Il gruppetto del venerdì è composto da poche persone, dona Zita e il signor Dionisio, giovani e allegri settantenni, il signor Dioniso, poi, è tornato sui banchi di scuola, frequenta la scuola serale del bairro, Francisco che a causa di un incidente non può più lavorare e riceve una pensione di invalidità, Aparecida che vive sola e senza figli e dona Preta.
Piccolo gruppetto di straordinaria e semplice umanità.
Ed è in questa semplicità che si cerca di trasformare questa Parola in carne, in Vita nel quotidiano, con le sue difficoltà e sfide, grosse sfide, la salute, la precarietà, la solitudine....ognuno con il suo peso e la sua storia. Mi piace condividere con loro riflessioni e momenti in cui si semina domande, senza per forza ottenere risposte, quelle le si incontrano strada facendo e se non ora, mentre si cammina nel proprio percorso, nella propria esperienza. Questo è molto vero per me, se prima cercavo sempre una risposta immediata, ora mi accorgo che non sempre quella che diamo subito è azzeccata, a volte la si "incontra" in un altro tempo o in un determinato momento. Tutto fa parte di quella pazienza che serve nel saper aspettare, valutare e cambiare, appunto, le risposte.
Nelle nostre riflessioni usiamo esempi di vita concreta, quella che ci scorre tra le mani e ci impolvera i piedi e che lascia impronte sopra il nostro corpo. L'astratto, le "grandi" parole, i discorsi filosofici e accademici, non fanno parte di questo luogo, tutto parte dal basso, dal concreto, dalla realtà nella quale viviamo, realtà del bairro e dei suoi abitanti. La cosa divertente in questo gruppetto, che mi piace frequentare, è che a volte si raccontano storie che narrano momenti bizzarri e particolari e allora ecco la risata di Dona Preta, ecco quel contagio che investe tutti e che insegna molto, insegna molto a tutti noi....quella gioia di vivere nonostante tutto.