giovedì 7 maggio 2015

Le notizie non passano, non circolano, passano quelle sensazionali attraverso i media, che selezionano bene quali far passare e quali no, quali da destinare al grande pubblico e quali ritenute insignificanti.
A me è arrivata questa notizia e la voglio far circolare, far conoscere, perché è importante e la ritengo importante, come tutte le morti che avvengono ingiustamente e mi dispiace se la scrivo in ritardo.
Il 27 Aprile è stato ammazzato con due tiri alla schiena il leader indigeno Eusebio Ka' a apor, forte oppositore del commercio clandestino di legname e dei politici locali che sfruttano la terra indigena per il commercio del legno e per i propri interessi. Eusebio apparteneva al villaggio indigeno Ximborendà,  terra indigena Alto Turiaçu, nel Maranhao. Da alcuni anni questo popolo indigeno si era organizzato per fare opposizione a questo tipo di commercio illegale e lucrativo nella la loro terra, con operazioni di espulsione e di denuncia contro chi lo perpetuava e lo permetteva.
Le ritorsioni contro di loro non si sono fatte aspettare, tant'è che da gennaio fino ad oggi, i Ka' a apor vivevano come chi è in carcere, impediti di uscire dai villaggi, aggrediti e minacciati. La Segreteria dei Diritti Umani dello stato del Maranhao e il Ministero Pubblico Federale stanno accompagnando la situazione, ma non si riesce a costruire un piano di presenza istituzionale che permette di far luce ad una vera e propria violenza contro un popolo indigeno che difende la sua terra, così sfruttata e lapidata. Continua a vincere la legge del più forte, del denaro, del profitto, dell'arroganza e della complicità mantenuta da alcuni organi istituzionali al potere.
Due tiri alla schiena, in un'agguato, in modo vigliacco, nel silenzio, per fermare per sempre una vita e la sua  lotta per la giustizia.


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