lunedì 4 maggio 2015

Só peço a Deus

Due sono stati gli incontri dove ho partecipato nel mese di aprile e maggio.
Il primo il 26 di Aprile, incontro CEB (Comunità Ecclesiali di Base).
Ogni anno ci si incontra in una parrocchia per rinforzare e riflettere sul cammino delle Comunità di Base della diocesi di Belo Horizonte, momento di riflessione, di laboratori, di spiritualità.
Il tema era Chiesa e Società (Campagna della Fraternità di questo anno), con sottotitolo "un clamore di giustizia sta nell'aria".
Diritti Umani, riforma politica, cittadinanza, di questo si è parlato nella giornata che ha visto coinvolta quella base fatta di persone/popolo che rappresenta e da vita alle Comunità, fondamenta di questa chiesa brasiliana.
Si è iniziato omaggiando i martiri per la giustizia, chi ha dato la propria vita in difesa della Vita contro ogni potere economico, politico, di classe, di etnia, leggendo i loro nomi ad alta voce e facendo memoria, la nostra memoria e accanto a questi nomi, altre lotte di questa storia passata e presente, di ieri come di oggi con i Popoli Indigeni, i Quilombolas, i Sem Terra, i Seringueiros e todos excluidos che lottano ogni giorno contro l'oscurità generata dall'ingiustizia. 
Attraverso un percorso storico, 1985- 2015, si sono rivisitate le tappe importanti del cammino di questo paese con i suoi pro e contro, di come dal 1985 al 2012 circa 24,5 milioni di persone sono uscite dalla povertà e 13,5 milioni sono uscite dalla povertà estrema. L'aumento del salario minimo, l'accesso alle facoltà per le persone povere, indigene, negre, una maggiore inclusione sociale.
 Nelle ultime tre decade l'indice di sviluppo umano è cresciuto, portando il Brasile a migliorare le proprie condizioni e superando gli altri stati dell'America Latina. Questi i pro e i contro?
I contro continuano a far da padrone, a non permettere sonni tranquilli e a generare notti oscure come  l'aumento dell'inflazione nel 2014, la bassa crescita economica (solo 0,1% nel 2014), l'aumento dei prezzi, la corruzione endemica, le riforme agraria e politica che ancora non si sono attuate, la terzerizzazione e privatizzazione che minacciano i diritti dei lavoratori, le disuguaglianze sociali/economiche ancora molto forti, la violenza e la criminalità organizzata.
E noi in tutto questo? dove stiamo e come c'entriamo? 
La società si trasforma con la presenza della gente, con la riflessione della gente, con la responsabilità della gente, accettando i problemi e le sfide, senza mettere le mani in tasca, lottando per difendere quei diritti fondamentali che danno dignità e rispetto per ogni essere umano. Noi e la nostra responsabilità, uscire da una cultura della paura e dell'insicurezza, da una cultura dell'individualismo e dell'opportunismo, da una cultura del viagra e del rivotril di questo nostro secolo e avere il coraggio di lavorare per trasformare e attuare cambiamento....cambiamenti.
Educazione etica, cittadinanza, corresponsabilità, diritti e doveri, queste le tematiche del piccolo laboratorio di discussione dove ho partecipato, con uno sguardo alla realtà brasiliana e al suo indice di violenza e crimine sempre molto alto. Nelle Comunità di base, nel lavoro delle pastorali sociali si parte dalla base, da noi, dalla gente per lavorare e saper trasformare i problemi in un'ottica di giustizia e pace, di responsabilità, di partecipazione, di interesse e impegno per le cause sociali, per questa nostra società, per questo mondo. In questo nostro incontro, in questa nostra base che crea le fondamenta, la gente prega, riflette, lavora insieme, ricordando di essere "sale" e "luce" in questa terra, la nostra vita, il nostro coraggio, la nostra fede, le nostre azioni come testimonianza di questo cambiamento. Lo diceva bene Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

E' vero che le Comunità di base si sono indebolite, qui in Brasile, quasi in "via di estinzione", la forza è diminuita e le sfide sono altre rispetto al passato, ma ci sono, c'è una base che continua, che ci crede, con una perseveranza e un impegno che alimenta questo cammino.







1/2/3 maggio incontro regionale in S. João del Rei della Pastorale Carceraria.
 
Hanno partecipato 107 persone provenienti da tutte le equipe della regione Est del Minas Gerais. 
Tema: Chiesa e Società. Per un mondo senza prigione.
Un assemblea per rivedere e discutere il lavoro della pastorale carceraria, momento di partecipazione collettiva delle varie equipe. "Estive preso e vieste a visitar".
Si è parlato della legge PEC 171, della riduzione della maggiore età penale (dai 18 ai 16 anni), di come questa non è la soluzione alla violenza e alla sicurezza pubblica. Un NO concordato nella nostra assemblea. Le prigioni sono sovraffollate, un terzo della popolazione nel Minas è detenuta ingiustamente e non è abbassando l'età che si realizzano politiche pubbliche a favore della popolazione e della sicurezza. Per non parlare, poi, del rischio di collocare un adolescente in una prigione con adulti. Il sistema carcerario è un sistema perverso, disumano, violento, anticristiano, corrotto, praticamente è un sistema fallito. Non educa, non rieduca, non "salva", ma punisce e umilia. Nella maggior parte delle prigioni si trovano persone di colore, povere, con un grado di istruzione bassa, provenienti dalle periferie delle grandi città. 
Sappiamo bene che i grandi "pesci" non nuotano in questo mare, non si trovano in quelle celle.
 Altro problema e pericolo è la privatizzazione delle prigioni, incarcerare in massa persone per farle lavorare per le aziende che finanziano le carceri, in cambio di manodopera a basso costo. 
Nel Minas c'è un progetto che prevede la costruzione di 4 prigioni finanziate da privati. 
NO alla mercificazione dei detenuti.
Si è denunciata la violenza della polizia militare, denunce anche da parte di organizzazioni umanitarie che indicano la polizia brasiliana come quella che più uccide, rispetto ad altri paesi. E' compito della pastorale carceraria denunciare ogni tipo di sopruso che lede e mette in pericolo la vita dei detenuti e non rispetta i diritti umani. Un detenuto perde solo due diritti: la libertà e il diritto politico (votazione), tutti gli altri devono essere garantiti e rispettati.
Abbiamo parlato del progetto della giustizia restaurativa da parte di alcuni avvocati che lavorano nella pastorale carceraria in S. Paulo, di come questa metodologia permette di avvicinare la parte lesa con chi ha commesso il crimine, i familiari e/o la persona con il detenuto. Un lavoro delicato, difficile, sofferto, ma che permette di smantellare quell'odio che genera odio, rivelando che le persone non sono mostri, ma persone. 
Visto il numero elevato dei partecipanti, una parte di noi si è adatta alla situazione, dormendo per terra su vecchi materassi, in una stanza comune, dividendo bagni e spazi. Questo tipo di esperienza ci ha portato a pensare ai detenuti, alla loro condizione e se per noi si è trattato solo di due giorni, per loro il tempo è molto, molto più lungo, per alcuni ha il sapore di infinito.




 C'è stata una canzone che ci ha accompagnato e che ha fatto da cornice alle nostre riflessioni, una canzone incontrata e cantata in tutte due gli incontri, ed è questa:



Io chiedo solo a Dio
che il dolore non mi sia indifferente
che la morte non mi incontri un giorno
solitario senza aver fatto quello che avrei voluto

Io chiedo solo a Dio
che l'ingiustizia non mi sia indifferente
poi non posso dare l'altra guancia
se già sono stato picchiato brutalmente

Io chiedo solo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e schiaccia forte
tutta la fame e innocenza di questa gente

Io chiedo solo a Dio
che la menzogna non mi sia indifferente
se un solo traditore ha più potere di un popolo
che questo popolo non dimentichi facilmente

Io chiedo solo a Dio
che il futuro non mi sia indifferente
senza fuggire disilluso
per vivere una cultura differente


La gente trasforma il mondo amando.
























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