giovedì 1 ottobre 2015


Stiamo iniziando a leggere nelle nostre riunioni mensili di equipe della pastorale carceraria, questo manuale che spiega diritti e doveri dei carcerati e dei loro familiari. Perché conoscere è importante, permette di difendersi contro informazioni che non sono chiare o false, permette di tutelare situazioni a rischio, permette che la giustizia sia dalla tua parte, permette di passare informazioni a chi non le conosce.
Abbiamo deciso di segnalare i casi di attese prolungate per chi ha guadagnato il regime aperto o semi aperto e invece continua a stare nel regime chiuso da mesi e mesi, addirittura un anno.
Siamo contro questo incarceramento di massa che non rispetta i diritti umani, che butta le chiavi della cella dopo che il detenuto è entrato, che costringe a perpetuare violenza tra gli stessi detenuti.
Varie volte ascolto e ascoltiamo carcerati che pur avendo raggiunto il beneficio del regime aperto (possibilità di lavorare fuori) continuano a rimanere nella stessa condizione. E' palpabile la loro rabbia, è palpabile l'ansia di chi aspetta che si aprano le porte per iniziare qualcosa di nuovo, di veramente nuovo. E' frustrante tutto ciò, quello che possiamo fare è segnalare situazioni di ingiustizia che non permettono la nostra indifferenza e fare un lavoro di rete, se è possibile, con la pastorale carceraria. Il tutto con una certa cautela, perché il mondo delle carceri è complicato, duro, corrotto, pieno di violenza e sofferenza, ma continuare a starci è l'unico modo per cambiarlo da dentro.
Ci sono persone che pensano che lavorare per i diritti umani sia un lavoro che si schiera dalla parte dei banditi (così sono chiamati i detenuti), "le amiche dei banditi" ci chiamano.
Sì, sono amica dei "banditi"!
Considero quei "banditi" prima di tutto essere umani con diritti e doveri, diritti che nessuno può cancellare o togliere, per nessuno.
Così come credo che quei "banditi" abbiano il diritto di scontare una pena con dignità e giustizia e avere la possibilità di riconoscere il proprio errore e ricostruire la propria vita, per cercare di essere migliore, per cercare di costruire qualcosa di migliore.
Credo nel Perdono e nella Riconciliazione.
Credo che ogni uomo sia maggiore del suo sbaglio.



Oggi ho fatto visita al Ceresp femminile di Belo Horizonte, la situazione sta peggiorando.
Troppe sono le celle sovraffollate, con condizioni igieniche precarie.
Le detenute per protesta stanno otturando i vasi sanitari, ci buttano dentro di tutto, questo per ottenere cambi di cella e attenzioni. Gli agenti stanno proibendo le due ore d'aria nel patio, per motivi di sicurezza e spazio. La situazione sta diventando insostenibile.
Io e le mie compagne della pastorale carceraria del Ceresp, dopo la visita, abbiamo parlato con l'assistenza sociale della struttura per capire perché veniva negata l'ora d'aria e tentare di fare il punto della situazione, ma come spesso accade la risposta che sentiamo dire è sempre quella: "problemi di sicurezza....è momentanea la situazione...stiamo aspettando nuove scarcerazioni".....
E' momentaneo...è sempre tutto momentaneo....momenti.....attese....ma la vita è qualcosa di più di  un'attesa e di certo non deve essere vissuta in quelle condizioni.
Mi rendo conto di come è importante entrare in queste prigioni e parlare con i detenuti/e, c'è una vulnerabilità e un sofferenza che non deve essere abbandonata.







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