venerdì 16 settembre 2016

Ci sono cose che si possono scrivere e altre no, in particolare visitando le prigioni e parlando con i carcerati e le carcerate. Questo l'ho sempre trovato un po' stretto, soprattutto quando la voglia di raccontare quello che si vive è forte e bussa sulla punta della lingua e fa il solletico mentre si battono i tasti della tastiera, ma c'è una discrezione e una precauzione che deve essere rispettata e mantenuta. 
Ho sempre pensato che sarà, poi, il mio raccontare a voce, quando avrò l'opportunità, tutto quello che ho riposto nei cassetti della memoria, gli archivi "segreti" scritti con il cuore e con la testa....forse più cuore che testa.
La situazione del centro di detenzione temporaneo femminile in BH non migliora. Sono mesi che le detenute, per lo più ragazze dai 20 ai 30 anni, non accedono all'ora d'aria. Questa è di tre volte a settimana, per soli due ore. Ricordo, come ho già scritto varie volte, che le celle delle detenute sono mal odoranti, buie e a volte affollate.
Il motivo è che non ci sono sufficienti agenti penitenziari per la sicurezza, ma è un problema del centro non delle detenute e deve essere risolto, deve essere garantito questo diritto. Pensare di passare 24 ore, chiuse, senza avere la possibilità di luce e aria "sana" è orribile e ingiusto e non aiuta i nervi. Non c'è TV, non ci sono attività da fare, se non scrivere lettere e leggere qualche libro che viene consegnato. Ma anche la scelta dei libri è molto discutibile. Quando mesi fa proposi un piccolo lavoro di artigianato, la risposta è stata negativa, sempre per problemi di sicurezza. Forse lasciare le persone chiuse in uno stato di ansia e nervosismo non aiuta molto la sicurezza. Si vuole punire per rieducare, ma si punisce solamente, senza creare possibilità che recuperano le persone, che portano ad una seconda possibilità nella vita. Rimango dell’idea che le carceri che sto visitando sono luoghi di continua criminalità e ingiustizia. Scuole di crimine dove la violenza viene perpetuata e accettata, luoghi di poca dignità e ingiustizia, quando questa nega il riconoscimento dei diritti. Credo che anche io, se fossi una detenuta, mi arrabbierei se mi venisse negato la mia d’ora d’aria, solo perché mancano degli agenti. Che li procurino! Che si sbrighino! Il detenuto e la detenuta sono privati solamente della libertà e del diritto di voto, ma tutti gli altri diritti devono essere rispettati e garantiti. 
Non a caso sono frequenti le ribellioni nelle prigioni e nei centri di detenzione temporanea. Così come mesi fa è accaduto in Belo Horizonte, dove le detenute hanno iniziato a bruciare materassi con l’ausilio dei fili della luce. Pronto l’intervento delle truppe speciali, quelle ben equipaggiate, con i visi coperti, i fucili lunghi più di un braccio, ben equipaggiati anche con gli insulti e le cattive maniere. Le detenute e i detenuti ricevono quotidianamente epiteti che li denigrano. 
Sei un carcerato, sei una carcerata, non sei una persona di rispetto per loro. 
Queste settimane sono state pesanti, si è respirata un’aria di irrequietezza, di nervosismo e anche di divieti. Per ben due volte non ci è stato concesso di visitare. 
Di fronte al secondo divieto siamo andati a parlare con il direttore del presidio, per chiedere spiegazioni. Cerchiamo sempre di essere diplomatici e amichevoli, ricordando che c’è una commissione per i diritti umani che può vigilare e improvvisare visite nelle carceri. Chissà perché dopo le nostre insistenze, tutto torna come prima, ma sempre in quei limiti che ci concedono. 
Il nostro intento, come pastorale carceraria, è di non abbandonare i detenuti/e e dentro quei limiti cerchiamo di "lottare", con fatica e tenacia. 
Ci sono giorni che torno a casa con una pesantezza e un senso di  frustrazione, pensando a certe situazioni che si toccano con mano, che mi fanno sentire piccola piccola e incapace di cambiare le cose.
Il mio quadernino dove annoto nomi, numeri, richieste da parte dei detenuti/e  è tanto sgualcito e rovinato, per tanto che lo uso, che sembra quasi l'immagine di quello che si vive dentro le pareti del carcere. 
Umanizzare il carcere, in certi luoghi sembra quasi una lotta di Davide contro Golia.
Ma in questa lotta Davide vince.....la mia speranza che possa essere così anche per noi.

"Bisogna trovare, in mezzo ai piccoli pensieri che ci danno fastidio, la strada dei grandi pensieri che ci danno forza."
(Dietrich Bonhoeffer)








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