lunedì 22 febbraio 2016

Casa Comune, nostra responsabilità.



"Si è soliti dire che la storia è il breviario dei re. Dal modo con cui i re governano, si vede bene che il loro breviario non serve a nulla".
Sono parole di Louis De Rouvroy De Saint Simon, le prendo in prestito per presentare e incollare sul mio taccuino questo video che parla dell'importanza della nostra Casa Comune, attraverso le parole di Papa Francesco. Si dice che la storia insegna, che aiuta a fare memoria degli errori commessi, proprio per non commetterli più! Nelle pagine del breviario della storia umana strappiamo pagine che ci permetterebbero di adottare comportamenti che aiuterebbero a condurre una vita giusta.....quelle pagine le strappiamo o le ignoriamo completamente. Ancora continuiamo a sbagliare.
Casa Comune, nostra responsabilità.



domenica 14 febbraio 2016




100 giorni di maggior crimine ambientale nella storia del Brasile.
17 persone morte, una comunità intera distrutta, fango tossico che devastò il fiume Rio Doce camminando per 600 km fino ad arrivare nell'Oceano Atlantico e contaminarlo.
100 giorni senza nessuno piano concreto di recuperazione del fiume Rio Doce
100 giorni di impunità assoluta.

Il 5 novembre del 2015 era una giornata tranquilla e pacata nella comunità di Bento Rodrigues, piccola cittadina nell'interior del Minas Gerais con appena 600 abitanti. Quel giorno alle 16.30 di un caldo e luminoso pomeriggio i cellulari degli abitanti iniziarono a suonare incessantemente, come urla provenienti da lontano. Urla che avvisavano della rottura della diga che conteneva fango di rigetto dell'impresa mineraria Samarco (impresa Vale). 
Urla che avvisavano che un fiume di fango ad una velocità spaventosa, si stava dirigendo in quella Comunità e che da lì in poi avrebbe investito altre comunità, riversandosi nel fiume Rio Doce, fino ad arrivare all'Oceano, contaminandolo.
Una onda di fango tossica alta 15 metri in piena violenza e distruzione. 
Violenza che ha distrutto per sempre un fiume, una vegetazione, una fauna, una comunità, lasciando un fango rosso che non permette più di creare vita.
100 giorni sono passati e ancora tutto è rimasto impunito, la notizia si è lasciata alle spalle come se fosse  qualcosa che riguarda il passato e di cui non ci si deve più occupare, per tornare a vivere in una "apparente" e falsa normalità.
Ma la normalità è quella dell'ingiustizia, la normalità è quella che regna nei profitti di questa multinazionale ( Vale e company) che ancora non ha pagato la sua irresponsabilità per quello che ha commesso. Di fronte a questa grave situazione il governo brasiliano non ha mai trattato l'accaduto come uno stato di emergenza, lasciando a questa impresa il compito di risolvere la questione con i suoi mezzi, i suoi avvocati, il suo comando operativo di ingegneri e ricercatori....i suoi guadagni e interessi. 100 giorni sono passati e ancora il lutto è grande e impunito.
Nel 2013 una commissione sentenziò l'irregolarità della diga a causa di un aumento di erosione del terreno che metteva a rischio la sicurezza della diga stessa.(fonte risalente all'articolo di Marcus V. Polignano, nella rivista Manuelzão, UFMG)
Come dire "non aprite quella porta".....un annuncio della pericolosità causato da un incessante sfruttamento del territorio. Nell'ora del disastro si è scoperto che l'impresa non aveva nessun piano di emergenza da essere azionato e che non erano mai state prese misure di sicurezza.
Nel Minas Gerais esistono 754 dighe che contengono fango di rigetto dell'industria mineraria e di queste 42 non hanno nessun attestato di sicurezza! (fonte risalente all'articolo di Marcus V. Polignano, nella rivista Manuelzão, UFMG)
Corruzione, falsi bilanci, falsi controlli, interessi ben pagati....ecc...ecc...ecc..
Stiamo parlando di imprese multinazionali che fatturano miliardi.
Le imprese minerarie e la politica sono sempre andate a braccetto come due vecchie compagne, alleate con un sistema che crea profitti e guadagni, ma non per il bene della popolazione, ne per la nostra Sacra Terra.
Questo disastro ambientale che ci coinvolge tutti, perché i danni non sono solo locali, ma anche mondiali, è e sarà sempre una cicatrice aperta nella storia di questo paese.
Danni irreparabili e permanenti, come la perdita di vite umane e di un ecosistema che non sarà più lo stesso.
La campagna di fraternità di questo anno della chiesa brasiliana ha come tema: Casa Comune, nostra responsabilità.
«Scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne» 
(Am 5, 24).
La Casa Comune è la nostra Terra, una casa così maltrattata e sfruttata. 
C'è bisogno di lavorare sopra una cultura ecologica che la sappia difendere, amare e curare e tutti noi siamo responsabili in questa cura.
E nel prendersi cura bisogna anche contrastare un sistema capitalista che sfrutta, uccide e crea disuguaglianze collocando in primo luogo il denaro al valore della vita.
100 giorni sono passati, 100 giorni non sono stati dimenticati, ne continuerò a dimenticare, ne dobbiamo dimenticare, non possiamo costruire il futuro con un presente zoppicante e malato, ne dobbiamo smettere di denunciare.
Casa comune: nostra responsabilità



L'estrazione di minerali, oro da parte delle società minerarie non fa che squarciare a cielo aperto le montagne del Minas Gerais (qui sotto alcune immagini), così come in altri paesi del mondo.
Durante i processi di estrazione e lavorazione dei metalli vengono usati reagenti chimici altamente pericolosi, che contaminano suolo e falde acquifere, che creano dighe di rigetto di materiali tossici (diga di Mariana) che mettono a rischio popolazione e comunità.
Duole il cuore a vedere queste voragini così aperte.....per sempre aperte. 




























lunedì 8 febbraio 2016


Mi sto perfezionando.....più o meno!
Altro cattura sogni fatto da me.
Mi è venuto in mente questo nuovo progetto che ho condiviso con l'assistente sociale del Ceresp (centro di detenzione temporaneo femminile): Tessere sogni!
L'idea è attivare un'attività di artigianato, come la costruzione di cattura sogni, all'interno del Ceresp per aiutare le detenute a occupare il tempo e imparare una piccola attività artistica/creativa. 
La condizione delle detenute in questa prigione è veramente pessima, hanno solo 1 ora di sole per stare nel patio e a volte solo in giorni alterni. Tutto il tempo è passato dentro la cella, con una convivenza di 15/ 18 persone, in uno spazio scuro, piccolo, con un pavimento coperto di materassi, dove dormono.
L'odore nelle celle è sempre molto forte, acre e nauseante, ti aggredisce ancora prima di entrare a far visita, difficilmente lo dimentichi quando esci di lì, è come se ti entrasse nella pelle e ti investisse con il suo "dolore". 
Il Ceresp è un luogo difficile, già nei mie appunti passati ne ho parlato, con una situazione che non cambia, anzi peggiora.
E proprio in vista di questo peggioramento cerco sempre di "indagare" parlando con le detenute se ricevono cure adeguate, visite familiari, se hanno la possibilità di cambiare l'uniforme e curare la propria igiene personale (molte hanno problemi di infezioni intime e di epidermide) se......
Il livello di depressione è molto alto, ma chi non lo avrebbe in una struttura simile, dove le ore passano nel nulla e ci si annulla o meglio ti annullano. Quando esco dal Ceresp non riesco a dimenticare chi ho incontrato, non riesco a rimanere indifferente alle situazioni difficili e pesanti che queste giovani donne recluse sono costrette a vivere. 
L'idea di tentare di portare una piccola attività di artigianato, mi sembra una piccola boccata d'aria in un posto così soffocante e malsano, un posto così umiliante.
L'assistente sociale mi ha invitato a scrivere un progetto da proporre al direttore del posto, anche se mi ha messo in guarda sulla difficoltà di far accettare una proposta in un luogo di passaggio come il Ceresp. Le detenute possono rimanere in questa struttura dai 3 ai 5 mesi, in attesa della sentenza del giudice che deciderà il loro trasferimento in una prigione definitiva. 
 C'è poi la questione del materiale, non si possono portare dentro oggetti che possono essere pericolosi. Anche i fili che si intrecciano per il cattura sogni possono essere una minaccia...
Tante cose devono essere ben studiate e spiegate per essere approvate.
Ma l'idea del tessere sogni, così come mi è venuto da chiamare questo progetto, è un modo per tentare di valorizzare un tempo che non sia perso, un tempo per costruire pensieri positivi che possano dare coraggio e speranza in quell'attesa da limbo che è piena di ansia e tristezza. 
Ci proverò a scriverlo, ci proverò!



Ieri Raylene mi ha invitato a visitare i gruppi dei giovani in due Comunità.
Lei e padre Agostino stanno tentando di animare la pastorale della gioventù nelle 13 comunità di Nova Contagem. Cosa non facile a causa della scarsa partecipazione e interesse da parte di questi, in un ambiente periferico dove la maggior parte dei giovani è coinvolto in traffico di droga e criminalità. Nella prima comunità non si è presentato nessuno.....grande delusione.....nella seconda, graças a Deus, un piccolo e timido gruppo di 12 persone. 
Una timidezza che ha bisogno di essere animata e incoraggiata, perché carica di potenzialità e scoperte. L'ambiente dove viviamo non offre molto e la grande distanza dalla città, priva la possibilità di partecipare ad iniziative e offerte culturali che sarebbero stimolanti e arricchenti.
Il nostro territorio è costituito da persone semplici, molto semplici, la maggior parte ha un istruzione molto bassa. Frequentando Belo Horizonte, la capitale, per motivi di impegni, vedo la differenza tra il "popolo" della periferia, della favela e  il popolo del centro città. 
Una differenza marcante voluta, anche, da politiche sociali che creano divisione, separazione e non inclusione e possibilità. Tutto porta ad un senso di inferiorità e poca autostima che trascina verso il basso e a volte da quel basso non si vuole risalire, lo si accetta o lo si peggiora.

Ma tornando alla semplicità delle persone, mi accorgo quanto questa mi manca quando sono in altri contesti, quanto è "libera" e sincera nelle sue relazioni e nella sua umanità. 
E come è capace di resistere e saper creare comunità contro un sistema che crea disuguaglianze, differenze ed esclusione. La superiorità economica e intellettuale ha poco valore di fronte a questa semplicità, che sa accogliere, aprire le braccia, spiegare la vita con gesti semplici e concreti, senza tante parole. Forse la vita ha bisogno di questo...poche parole e più braccia che sanno aprirsi all'altro.




lunedì 1 febbraio 2016


Il mio primo cattura sogni (filtro dos sonhos) fatto con le mie mani.
 Dopo vari tentativi, dopo aver respirato profondamente ogni volta che sfilavo i punti errati, dopo aver praticato l'arte della pazienza....ecco la mia prima opera!!!
La cosa bella e interessante quando cerchi di realizzare questo filtro dei sogni è pensare un pensiero positivo, un pensiero bello, buono, altruista, che guida il tuo lavoro e ti accompagna in ogni punto che che fai. 
Da quando vivo in Brasile sto imparando molti lavoretti di artigianato. Sono lavori realizzati da gruppi di donne o da ragazze del posto, lavori che vendono e che aiutano nel bilancio familiare o personale. 
Anche qui in casa Raylene (lmc) sta cercando di vendere il filtro dei sogni che realizza. 
E' diventata proprio brava e sta insegnando anche a me e Priscilla (lmc).

                                          Lavori di Raylene



L'idea è di venderli per aiutare Priscilla che partirà in missione per il Mozambico.
Ci stiamo un pò mobilitando per questa partenza, che è nata come una sorpresa bella, inaspettata, ma coltivata e desiderata nei pensieri di Priscilla.
L'Africa come grande sogno che per lei si realizza, come prima grande missione ad gentes. 
L'Africa del Comboni, l'Africa nel cuore, l'Africa che è motivo che ci spinge ad uscire....uscire in ogni dove e in ogni luogo.
Per questa partenza, qui in casa (Io, Lourdes, Raylene) ci stiamo preparando tutte, dall'aiutare nella logistica, nella parte economica, nella preparazione della messa di invio....  e in particolare io mi sto preparando a "separarmi" da una cara amica. Ma sono felice per lei e condivido questa sua felicità, questo suo sogno, questo suo desiderio missionario. Chi parte e chi è partito conosce le emozioni che si provano, conosce i battiti del cuore che accelerano quando la data si fa prossima, quando i pensieri disegnano immagini del luogo dove si andrà, delle persone che si incontreranno, i battiti del cuore che danzano ad un ritmo di gioia e di paura.....un cuore che batte così forte!
Uscire, lasciare casa, lasciare lavoro, lasciare tutto, lasciare le proprie sicurezze, per una fede che ti fa camminare scalza nelle strade del mondo, ma piena di Amore e di Gratitudine per questo andare.
Uscire per andare Incontro.

Priscilla ha scritto una bella poesia sul significato della nostra scelta pensando al Comboni:
 Comboniar-mi
in ogni volto diverso
che con passi lenti o veloci si avvicina a me.
Comboniar-mi 
quando al tramonto le tue braccia notturne in un sonno leggero vengono a consolarmi.
Comboniar-mi
quando l'oscurità, il freddo o le tenebre tentano di tirarmi via da Te.
Comboniar-mi quando liberamente scelgo di lasciare padre, madre e amici
e solamente contare su di Te. 
Comboniar-mi è avventurarmi nei tuoi passi lasciandomi nelle tue mani modellarmi.
Comboniar-mi prendendo nelle tue mani ferite e spine
e nel Tuo Amore lasciarmi curare.
Comboniar-mi è....
incontro di umanità che si raggiungono
che si investono
che si perdonano
che si toccano
e... in una comune unione
si consegnano a Te.
Comboniarmi!

In questo Comboniar-mi sono contenta che domani riprende la pastorale carceraria, domani finalmente ritorno a far visita nel carcere, dopo la pausa estiva (ferie) che ferma le attività qui in Brasile. Mi mancava, così come mi mancavano tutte le attività che mi vedono coinvolta nell'incontro con l'Altro nel mio servizio missionario e comunitario. 
Domani ricomincio, anche se riconosco la pesantezza delle visite, degli incontri, delle situazioni, delle emozioni che si devono far fronte, ma in questo Comboniar-mi sono contenta!

Domani le porte della prigione si apriranno di nuovo e.... da domani in poi ritorneranno le visite alla penitenziaria NH, al Ceresp femminile in Belo Horizonte e in APAC in Itauna.





   

lunedì 25 gennaio 2016


Un poco di terra nella mano da lanciare prima che si chiuda per sempre la fossa di cemento che racchiude il corpo. Terra e fiori, che si alternano sulla bara.
Nessuna parola se non il semplice rumore di quei gesti....terra e fiori.
L'ultimo saluto al padre di Carlos, un amico di noi laici missionari Comboniani.
Altro velorio (veglia funebre), altro incontro dove si respirano lacrime e dispiaceri.
 Dove si sale su un autobus a noleggio per raggiungere il cimitero, perché si è troppo poveri per avere la macchina, ma non così poveri da non poter pagare un autobus per andare tutti quanti insieme.
Questa volta il cimitero è bello, non come quello di Contagem, grigio e freddo.
E' prato, è verde, è accogliente, fa meno male guardarlo nel suo insieme.
Altra morte che tocco con mano, tocchiamo con mano. Ho perso il conto di quanti velori ho partecipato in questi due anni, di persone conosciute o che erano conosciute nella comunità.
Ed è proprio perché si è comunità che si sale su quell'autobus a noleggio e si va insieme, per stare vicino, per fare le nostre condoglianze, per essere presenza con un abbraccio e una preghiera.
Per esserci, come sempre, perché ogni lacrima è diversa.
La morte è sempre stata vicina nella mia camminata scalza in questa parte di mondo e forse l'ho sempre sottolineata su questo taccuino virtuale.
E' così reale, così vicina nelle persone che accompagniamo, che conosciamo, nel posto dove viviamo che non si può non saperla incontrare, non si può non saperla affrontare, non si può averne paura.
E' sorella morte, come diceva S. Francesco.
Ma quando è una morte che arriva per colpa di una malattia che non è stata curata, per colpa di una pallottola o di una sparatoria, per colpa di una violenza, fa male.
Fa male sentirla arrivare nel suono degli spari o nella rassegnazione di chi non ha più possibilità per rinviarla (non ci sono cure, non ci sono soldi per pagare una buon ospedale...).
Fa male perché è ingiusta e perché è carica di rabbia.
Le ingiustizie, per alcune persone, piovono come macigni sulla fragilità della vita, rompendola senza pietà, senza diritto. E allora, sì, sorella morte è carica di quel dolore che pare sia buttato di proposito contro chi potrebbe avere ancora tempo per sperare, potrebbe ancora avere sogni da respirare.

C'è una canzone di Ligabue che ha un titolo che mi piace molto: Sono sempre i sogni a dare forma al mondo.....Sono sempre i sogni a fare la realtà. Sogna chi non crede che sia tutto qui.
Pensando a questo mondo così rovesciato, così malandato forse stiamo sognando male o forse non stiamo più sognando.
Ma io continuo a sognare a non aver paura dei miei sogni e a tenerli per mano fino all'ultimo saluto, perché questi macigni che maltrattano così forte la vita facciano meno male e forse aiutarli a sparire per sempre.






giovedì 21 gennaio 2016



Una chiesa che si affaccia sull'Oceano, che guarda l'azzurro del mare e del cielo, capace di trasformare i rumori del cuore in silenzi leggeri e profondi, in un mantra danzato dalle onde del mare. 

e........


.....una finestra dove tuffarsi con i pensieri, in quell'infinito che sa di pace e di libertà.

Queste foto le ho fatte in Salvador de Bahia, in una giornata dove la pioggia e il sole si contendevano il cielo, su uno sfondo di mare azzurro e cristallino, nell'isola di Mar Grande.
Gennaio è tempo di ferie, come agosto in Italia, le attività si fermano, le persone viaggiano, ci si prende una pausa. Anch'io mi sono presa una pausa, di una settimana, per conoscere un pò di più questo Brasile con le sue mille sfaccettature: luoghi, persone, culture.
Sono stata in Salvador de Bahia a trovare un'amica, Janilde, che vive in una comunità che accoglie moradores de rua (persone di strada). La Comunità si chiama Trindade, un bell'esempio di comunità ecumenica, capace di accogliere chiunque, senza pregiudizi o etichette, senza presunzioni o verità assolute. Fondamentale questa predisposizione in un mondo dove ti riempiono di domande ancora prima di essere conosciuto: chi sei? da dove vieni? quale è la tua religione? chi voti? qual è la tua discendenza?...ecc...ecc...ecc....come se le domande servissero a fare da scudo a quelle paure che alimentano l'incapacità di accettare e conoscere la diversità, di dialogare con la diversità. 
Semplicemente in questa comunità ci si accoglie con un: "Benvenuta, Benvenuto, siediti con noi se vuoi e stai.".
 La comunità Trindade nasce nel 1989 quando un monaco pellegrino francese, Henrique, dopo aver vissuto tanti anni per strada accanto ai moradores de rua, incontra nel suo cammino una vecchia chiesa abbandonata che diventerà rifugio e casa per chi non ha una casa.
Trindade accoglie oggi persone che desiderano uscire da una situazione di strada, con un passato di droga, alcool, emarginazione. Le persone dormono dentro la chiesa, ognuno con un suo materasso e cuscino, abbandonando il cemento duro della strada e quei cartoni che riparano dal freddo. 
Un posto dove poter mangiare, dove potersi lavare e ricominciare. Dove poter recuperare quella dignità calpestata su di un marciapiede o gettata dentro un viadotto. 
Si vive di artigianato, creato dal riciclo di materiale di scarto: plastica, bottiglie, vetro, copertoni, tutto può trasformarsi in arte e creatività. Si vive dal recupero di lattine di alluminio o carta da vendere a chi, poi, riutilizza, si vive di piccoli lavori che si riescono a trovare, creando una cassa comune che aiuta economicamente la vita di tutti i giorni.
Si vive con semplicità, dignità, fraternità.
In quei pochi giorni in Salvador ho preso anch'io il  mio materasso e dormito dentro quella chiesa così speciale e ricca di umanità. Ho condiviso il pane e quei piccoli gesti di comunione e autenticità, che ti portano ad abbracciare così forte la Vita e la bellezza del suo Mistero.

Ci si deve adattare quando si va a visitare la comunità Trindade, specialmente nell'isola di Mar Grande, dove l'acqua è presa dalla pioggia o da un pozzo, dove il bagno è fuori a cielo aperto e la doccia è fatta di secchi di acqua fredda guardando l'azzurro del mare e accogliendo il vento sulla pelle nuda....che sensazione di libertà!!!! Veramente! 
E il forno è fatto di legna che brucia dentro un camino, senza bombole di gas da riempire o da comprare. Tutto è semplice, tutto è nel rispetto della natura e della situazione di vita in cui si vive. 



C'è poi la comunità Trindade in Salvador città. Sempre una chiesa abbandonata, sempre trasformata in luogo di rifugio, di casa.

Qui le persone accolte sono molte di più, è la prima tappa per iniziare un cammino di recuperazione e per iniziare a vivere in Comunità. Si trova in un luogo periferico non molto lontano dal centro cittadino, ma situato in un punto dove ci sono molti moradores de rua. La messa di Natale della Comunità è stata celebrata per strada, sotto un viadotto.



                 Interno della Chiesa dove vivono, dormono le persone della Comunità Trindade e dove si                          accolgono le persone che cercano un posto dove dormire.



C'è un progetto a cui partecipa la Comunità, in collaborazione con la diocesi di Salvador, che si chiama "Levanta - te e Anda" (alzati e cammina). Un posto di prima accoglienza dove ricevere informazioni, aiuto, dove poter riposare un pò, dove potersi lavare, ricevere un caffè, leggere un libro, parlare con uno psicologo e un assistente sociale. Dove poter iniziare un cammino che apre le porte della Comunità Trindade.



Trasformati, Alzati, Cammina, Svegliati........Rinasci




Aurora da Rua è il giornale di strada creato nella Comunità, una voce alternativa di chi vive la strada, di chi sta dall'altra parte della barricata, di chi ha una visuale diversa da quella comune. E' un pò come il giornale di strada Piazza Grande di Bologna, creato dai "senza tetto" o giornali simili in altre città italiane o nel mondo. Sono gli stessi moradores che lo vendono per le strade facendolo conoscere al pubblico. L'invisibilità che si trasforma in parole, pensieri, opinioni, racconti, storie, concrete, reali, VISIBILI.

Redazione di Aurora da Rua con una volontaria.


Salvador è una città che mi è piaciuta molto, mi ci sono sentita a mio agio, è una città allegra, ricca di storia, cultura, di incontro e dialogo tra diverse religioni e tradizioni, tra cui quelle di origine africane come il Candomblè. C'è molta Africa in Bahia! E' lo stato brasiliano con la percentuale più alta di popolazione nera.
Gli schiavi africani catturati e portati in Brasile continuarono a mantenere le loro religioni di nascosto, usando l'artifizio di affiancare a ogni loro divinità un santo o divinità cattolica (Oxalà-Gesù, Ogun-S. Antonio e così via), così facendo continuarono a praticare le loro credenze originali che venivano proibite. Nacque e si sviluppò un sincretismo tra religione animista e cattolicesimo.
 I Terreiros (spazi, terreni davanti o dietro alle case) costituiscono luoghi dove si praticano le cerimonie del Candomblè. I Terreiros sono in genere dei terreni molto ricchi di vegetazione e di alberi. Si trovano in generale in luoghi un po’ appartati, un tempo erano molto lontani dalle zone abitate per motivi di segretezza o anche perché il rumore del suono dei tamburi avrebbe potuto disturbare o intimorire i bianchi. Gli Orixás o divinità che si celebrano sono anche la personificazione di forze della natura o persone fisiche divinizzate col tempo. Un aspetto molto specifico del Candomblè è la possessione o il trance. Ogni persona ha la sua divinità o Orixá, una specie di angelo custode o protettore con le sue caratteristiche e la sua personalità
La comunità, il gruppo religioso del Candomblé ha una autorità suprema: la Mãe-de-Santo o il Pai-de-Santo. Tutta la vita religiosa, le feste, le cerimonie si svolgono sotto la loro direzione.
Nel Candomblé la musica svolge un ruolo importante, fondamentali sono i tocchi dei tamburi.
 I canti sono delle preghiere alle varie divinità, agli Orixás per ringraziarli e invitarli a scendere sulla terra, per chiedere la loro benedizione. Canti che sono guidati dalla Mãe, dal Pae o dalla Mãe Pequena. La musica passa dalla calma dei riti di propiziazione (“il Despacho”) alla violenza degli appelli alle divinità dal temperamento forte.
Ce ne sarebbe da parlare e molto, ma lascio a chi è interessato la libertà di cercare riferimenti e studi sopra questa religione che per anni è stata discriminata, insultata, considerata pura magia, cosa che non è assolutamente vera. Non ho avuto tempo di assistere ad una celebrazione del Candomblè, troppo breve una settimana, ma mi sono promessa di trovare la possibilità, più avanti, di parteciparvi, è grande la mia curiosità e interesse per conoscerlo da vicino...molto vicino.
La cosa bella di Salvador è proprio il rispetto e il dialogo ecumenico tra le varie religioni, che sanno convivere e "mischiarsi" a vicenda.
Io ho partecipato alla processione/festa di Lavagem de Bonfim, considerata la seconda maggiore manifestazione popolare di Bahia. Un rituale che si ripete tutti gli anni dal 1754, riunisce migliaia di persone che si concentrano davanti alla Chiesa de Nossa Senhora de Conceição da Praia fino alla Chiesa di Nosso Senhor de Bonfim, una camminata di 8 km, sotto un sole caldo e cocente.
Il corteo è caratterizzato dalle Bahiane vestite tipiche con turbanti e vasi di acqua profumati.
 Acqua che sarà utilizzata come simbolo di purificazione davanti alla cattedrale de Nosso Senhor de Bonfim. Tutti si vestono di bianco, colore de Oxalà- Gesù o Nosso Senhor de Bonfim.
 Una processione che unisce il sacro con il profano, la preghiera con la festa, tradizione, cultura e popolo.
Un festa che vede partecipare e invitare tutti i rappresentanti delle varie istituzioni religiose, dal  candomblè,  a quelle cattoliche, induiste.....una festa che sa parlare di Pace e di Rispetto.
Amen!







Janilde con una Bahiana durante la camminata.

A piedi nudi...........





I love Salvador de Bahia!!!!






lunedì 28 dicembre 2015