mercoledì 1 gennaio 2014

pensieri in libertà....

C’è chi guarda in alto mentre i suoi piedi sembrano aver perduto il contatto con la terra degli uomini e c’è chi è totalmente incollato al proprio frammento di terra da perdere di vista tutto l’insieme.
 C’è chi non si lascia più interrogare dallo scandalo, dal dolore che incontra, dalla fatica di credere nell’amore, quando tutto sembra contraddirlo. C’è chi rifiuta di leggere certe realtà, perché tanto le sa già (“tanto sappiamo come funziona lì, li conosciamo quei posti”)
….?....questo è il mio punto di domanda di fronte a questa affermazione. Santa inquietudine e ricerca, mi viene da dire, non smettere mai di bussare alle nostre porte! A volte per conoscere le cose non bisogna salire in alto, ma scendere in basso e non smettere di interrogarsi e avere curiosità e indignazione, quando occorre, per non nascondere, per non far finta di niente, per non fermarsi di fronte alla presunzione: “tanto sappiamo come vanno le cose”.
E se si sanno, perché le si accettano, così semplicemente? Perché è più facile dare giudizi, quando non si è coinvolti, neanche di un millimetro delle cose che giudichiamo? Sinceramente non sopporto il sentito dire. E’ un abitudine che può portare alla superficialità dei giudizi, alle riflessioni deboli, alla banalità del vero. E il vero cos’è? Il vero è quando ti lasci toccare dalle cose, quando le vive sulla pelle, quando da spettatrice, diventi protagonista di ciò che ti circonda, delle storie in cui sei calata, senza leggerle per sentito dire, le leggi direttamente, le scrivi.
In questo mio semplice blog, in questo diario quotidiano, in questo mio segnare appunti, scarabocchi su un foglio bianco, così come vengono, non eviterò di raccontare quello che vivo.  A volte potrà apparire leggero  a volte crudo, a volte anche colorato, oppure descrivendolo con una semplice foto. C’è chi mi ha consigliato di evitare di fare annotazioni che possono apparire forti (vedi le morti per droga nel bairro e il segnare l’età…18…22 anni) che forti, in realtà, lo sono veramente.
Ma non sempre si riesce a descrivere la vita, seduti comodamente su un divano, come se fosse un film e credo che non mi piacerebbe neanche farlo. Perché la vita non è un film, la povertà esiste veramente, la violenza fisica, familiare, la violenza sociale che scorre in queste periferie delle periferie, è reale, è cruda, c’è e non è a puntate…l’ignoranza, la fragilità interiore, la sofferenza, la poca cura di sé, l’abbruttimento personale che ti abbassa, c’è in queste strade e non è a puntate.
Ho sempre pensato che ognuno di noi fosse libero di decidere come impostare la propria vita, solo che ti rendi conto che è così per alcuni e non per altri. Alcuni possono scegliere, altri no, ed è in questo no che mi sto immergendo, tra chi non ha la possibilità di scegliere, perché è costretto dalle scelte degli altri. Qui, in questo bairro la maggior parte delle persone ha un salario minimo di 670.00 reais (ragazzi non arriviamo neanche a 500 euro!!!), quanta possibilità di scelta posso avere secondo voi con una cifra simile?? …Forse mi è più facile guadagnare vendendo crack, così per aver di più, molto di più. Nel carcere alternativo dell’ APAC femminile, alla messa di Natale, ho conosciuto una ragazza di 22 anni in carcere per traffico di droga. Ha iniziato a vendere crack all’età di 13 anni. Perché?  Perché aveva capito che vendendo crack poteva comprare, tutte quelle cose, che la condizione di povertà familiare non le permetteva (un paio di scarpe nuove, vestitini carini, ecc..ecc..). La maggior parte dei ragazzi di qui lo fa o viene assoldato per farlo, retribuzione? Regali (cellulare, scarpe alla moda, tutto quello che la povertà non ti può permettere.).
E la violenza sociale.... Forse non vi ho raccontato che c’è un coprifuoco da rispettare ad un certo orario della notte, qui in queste strade, si è liberi di scegliere? O altri scelgono per te? E se non accetti certe condizioni sei fuori, sei fuori veramente. Non è un film, è la vita, nella sua crudezza e nel suo lato peggiore.
Questa è Nova Contagem, è periferia delle periferie, povertà, ignoranza, droga, violenza, carenza di infrastrutture, legami familiari deboli, violenza familiare, sociale, fragilità interiori. Non è un film, è favela, è vita, è umanità che c’è e c’è chi la vuole ignorare e chi scoprendola, la vuole incontrare, conoscere e anche amare.
Una frase per tutti quelli che dicono: "lo sappiamo già, sappiamo come vanno le cose lì"
"Non è la conoscenza che illumina il Mistero, è il Mistero che illumina la conoscenza"
P. Evdokimov
...forse è bello permettere di lasciare spazio alle sorprese, molte volte pensiamo di avere capito, in realtà non abbiamo capito nulla!


                    Questa non è una croce sul tetto di una casa, ma è l'antenna del mio vicino!




            

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