venerdì 6 giugno 2014

Sono giorni un pò difficili, ogni tanto arrivano. Giorni di stanchezza emotiva, di domande, di guance che sanno di sale. Sono giorni, anche, di cambiamento per tutti qui in casa. Siamo rimasti in tre.
E' andato via Valdir, ha scelto un'altra strada nel suo percorso di vita. Rimaniamo io, Joao e Lourdes. Si sente la sua mancanza, per me era un compagno di chiacchere, di battute, di riflessioni sull'esperienza qui a Ipe Amarelo. Le partenze lasciano sempre dei vuoti.
Nei giorni difficili bisogna procurarsi una buona rete di protezione, perchè si cammina a ridosso di un burrone, ed è facile cadere. Ma passano, questi giorni, passano...tudo passa, come dice la canzone di Mercedes Sousa, tutto passa. E passa perchè si ha sempre il coraggio di guardare avanti, passa perchè si hanno idee che sanno di bello, passa perchè si scambiano sorrisi.

"Tenho que gritar, tenho que arriscar, ai de mim se não o faço! 
Como escapar de ti, como calar, se tua voz arde em meu peito?
Tenho que andar, tenho que lutar, ai de mim se não o faço!
Como escapar de ti, como calar, se tua voz arde em meu peito?"

Sta nascendo una nuova idea. Con una signora del gruppo di pittura su panno (Lourdes) si pensava di aprire un corso per donne in attesa di un bimbo. Creare degli oggettini per il bebè in arrivo (vestitini, scarpine, ecc..). Per molte donne non sempre la gravidanza è accettata "felicemente", molte sono ragazze rimaste incinta o per alcune è una gravidanza non cercata o voluta. Iniziare a prendersi "cura" e prendere coscienza del proprio stato, magari creando loro stesse qualcosa, può avvicinarle al bebè che hanno in grembo.
Il corso, come quello di tintura su panno, è anche un modo per stare insieme, condividere la propria esperienza, parlare, uscire dalla propria solitudine. E' un idea che stiamo mettendo in cantiere....vediamo!

La violenza su queste strade di Nova Contagem continua, ieri sera hanno ammazzato un ragazzo di 18 anni, regolamento di conti per traffico di droga. La notizia è pesante come sempre. Era il fratello di una ragazza che partecipa alla Pastorale da Criança nella Comunità di S. Josè, una ragazza che conosco.
Dura questa periferia di mondo, non ha un briciolo di pietà con i suoi abitanti.

Ho saputo tramite mail che alcuni ragazzi del corso CUM, in missione in Camerun sono costretti a lasciare il paese e tornare in Italia, per ragioni di sicurezza. Purtroppo non mi sto molto documentando su quello che succede nel mondo e a volte me ne dispiace. I fatti che si raccontano qui sanno di quotidianità, di vita di tutti i giorni, piena di ferite, di fatti violenti, di musiche ad alto volume nei fine settimana, di avvisi parrocchiali, di corsi, di matrimoni, di nascite, di iniziative popolari, di incontri al penitenziario, di comunità.
Nelle righe scritte per mail era palese il loro dispiacere di lasciare una terra che stavano scoprendo, incontrando e imparando ad amare. Sono certa che il loro impegno e desiderio di vivere la missione non si concluderà con un semplice ritorno a casa, ma che continuerà su altre strade e in altri modi o in altri posti. Missione non è soltanto un luogo geografico, ma è una scelta di vita, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi, non inizia e termina lasciando un posto, ma è tutta la vita, se lo spirito con cui la si vive è incarnato in te.



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