sabato 4 ottobre 2014

Carandiru

Vorrei ricordare una data, il 2 ottobre del 1992. 
In questo giorno è avvenuta una strage nel carcere di Carandiru, S. Paulo, un massacro che ha visto la morte di 111 prigionieri, perpetrato dalla polizia militare per sedare una rivolta carceraria che aveva portato i detenuti a prendere il controllo della struttura detentiva.
La polizia spiegò il gesto come legittima difesa, ma nessun agente fu ferito e alcuni sopravvissuti dichiararono che la polizia aprì il fuoco contro persone inermi o mentre cercavano riparo nelle proprie celle, molti furono giustiziati. Questo episodio è considerato come una violazione dei diritti umani nella storia del Brasile democratico.
Il carcere di Carandiru fu progettato per ricevere 1200 prigionieri. 
Per affrontare i problemi di sovraffollamento la struttura venne ampliata, aumentarono la capienza a 3250 persone.
Nel 1992 la struttura era arrivata ad ospitare ottomila carcerati, ben più del doppio della capienza prevista.  Nacque una vera e propria ribellione da parte dei detenuti.
La rivolta fu sedata con l'intervento di truppe di organi speciali della polizia (tropa de coque) che eseguirono un vero e proprio massacro, 111 detenuti ammazzati.
Nel dicembre del 2002 il carcere fu demolito.

Immagini del carcere di Carandiru, San Paolo, definito da una commissione parlamentare brasiliana «la reinvenzione dell’inferno»
Immagini del carcere di Carandiru, San Paolo, definito da una commissione parlamentare brasiliana «la reinvenzione dell’inferno»


Ancora oggi ci sono episodi di violenza nelle prigioni, di violazione dei diritti umani, di abusi, di sovraffollamento. Come si può parlare di rieducazione, di recupero in queste strutture, se le condizioni che si vivono sono tali? Come aiutare una persona ad intraprendere un cammino di rinascita, di coscientizzazione, se il luogo che dovrebbe avere tale scopo è un luogo di "morte"?
 La violenza non si combatte con la violenza, ma per mezzo di una giustizia democratica e per l'adozione di valori umani riconosciuti nel mondo. I diritti appartengono a tutti, nessuna categoria esclusa, nessuna!
Ho ancora in mente l'immagine di un detenuto nella NH, portato via da due agenti speciali, quelli con il viso coperto, con fucile pesante in spalla, lui mani dietro la schiena, curvo, testa bassa e sguardo teso e preoccupato. Perchè degli agenti ti devono portare via con il viso coperto? che cosa mai succederà nel posto in cui si è portati? che cosa succede in alcune stanze, in alcuni padiglioni?
 Quello sguardo parlava chiaramente, così come la scena che lo accompagnava: il detenuto consegnato a due agenti speciali che lo prendono e lo portano via.
Ci sono voci su possibili torture da parte di un sistema penitenziario violento e crudele, quanto inefficiente e "fallito", il problema è che non sono solo voci, ma racconti in carne e ossa.




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