domenica 21 agosto 2016

Ho letto una piccola storia che parla di un uomo che voleva aggiustare il mondo.
Passava notti e giorni per capire come fare.
Suo figlio di soli 7 anni, gli girava sempre attorno, chiedendogli di aiutarlo.
Il padre, stanco delle sue continue richieste, per dargli qualcosa da fare ritaglia una mappa del mondo in tanti piccoli pezzi e la da al figlio, dicendogli di aggiustarla.
Nel giro di un ora il bambino finisce il suo lavoro.
Il padre rimane visibilmente meravigliato e gli chiede come ha fatto.
"Semplice- risponde il bambino- quando ho preso la mappa per aggiustarla, ho visto che dietro ad ogni pezzo c'era la figura di un uomo. Ho incollato tutti i pezzi di questa figura e la mappa del mondo si è aggiustata!"
Il padre imparò questa lezione: per aggiustare il mondo, bisogna prima aggiustare le persone!

Pensiamo di sentirci "super eroi" o in grado di aggiustare il mondo, di entrare nelle vite degli altri e permetterci di dare consigli che risolvano problemi.
Pensiamo di non rifare gli stessi errori, pensando di averli già superati o di aver imparato a leggere  le cicatrici della nostra anima.
Pensiamo che ce la possiamo fare, che siamo vaccinati agli sbagli, dopo averli commessi, ma questi, a volte, ritornano.
Pensiamo di essere grandi leggendo la nostra età anagrafica, solo anagrafica.
Che c'entra tutto questo con la missione?
C'entra, perché in missione impari a leggerti e a guardarti dentro.
Impari a rileggere le tue cicatrici e quelle degli altri.
Impari a non dare più consigli, forse, impari a sommarli, ascoltando le storie degli Altri e ascoltandoti in queste storie.
Impari a "soffrire" per imparare a cucire parti di te lasciate aperte.
Impari a raccogliere cocci per dar forma a un mosaico di cui ancora dovevi svelare la figura.
Impari a gestire la tua emotività e trovare il giusto equilibrio nello stare con gli altri.
Impari a smussare quelle ossa sporgenti, che non si incastrano nella giusta forma.
Impari a piangere in silenzio per non fare rumore, asciugare le lacrime con il sorriso e ricominciare.
Impari a spostare il tuo centro, per non essere più centro, per assumere una forma circolare dove poter guardare in più direzioni, camminando a piccoli passi.
Bisogna prima aggiustare le persone, per aggiustare il mondo.
Bisogna prima aggiustarsi dentro.
Qui in Brasile alcune persone hanno l'abitudine di dire: "se cuida" , che significa: stammi bene, abbi cura di te.
Un po' come: aggiustati, curati, cerca di volerti di bene.
All'inizio mi dava un po' noia questo modo di dire, poi ho capito il valore che ha.
Non è un puntare il dito contro le tue debolezze, le tue mancanze o imperfezioni, ma avere il coraggio di curarle, per sapere poi curare.
Si aggiusta il mondo, aggiustando prima le persone, aggiustandoci, prima, dentro.
Le nostre insicurezze hanno radici profonde che possono essere di ostacolo a quel bene che vogliamo costruire o possono farci inciampare ferendo e ferendoci.
Il prendersi cura, non in un modo egoistico, ma volendosi bene e valorizzandosi, aiuta a sradicare le imperfezioni dei propri mali.
Nelle condivisioni con i detenuti e le detenute, in particolare nelle aule di valorizzazione umana in Apac, facciamo questo, impariamo a "volerci bene", costruiamo un ago e un filo virtuale per iniziare a cucire strappi emotivi trascurati e ingranditi negli anni.
Lo stare bene aiuta a stare in piedi e a sapersi rialzare quando si cade.
Sempre dico che è l'amore che cura, l'amore anche nel volersi bene, per imparare a voler bene!
Una cara amica, sempre mi dice: "se cuida."
Quasi sempre mi saluta così e io ho imparato a rispondere: sim, me cuido!
Lo stesso Gesù dice: ama il tuo prossimo come te stesso.
Impara ad amarti con le tue cicatrici, le tue bellezze irregolari, le tue geometrie scomposte....ma amati.
Aggiustati dentro, così che potrai aggiustare il mondo!














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