venerdì 19 settembre 2014

Oggi è stata la mia prima visita al centro di detenzione temporale femminile in Belo Horizonte.
Oltre alla Nelson Hungria e Apac che porto avanti, nei miei piani c'è anche quello di conoscere altre situazioni dove la Pastoral Carceraria è inserita e se è possibile lavorare come volontaria.
Finalmente il mio cadastro è stato fatto, il mio nome è stato inserito nella lista delle persone visitanti e oggi, finalmente, dopo alcuni intoppi sono potuta entrare. Eravamo in 5, ma ci è stato detto che solo tre persone potevano far visita e visto che per me era la prima volta, le altre volontarie mi hanno ceduto il posto. Due, sfortunatamente, hanno dovuto rinunciare.
Prima di entrare nel corridoio dove si trovano le celle, siamo state condotte in una piccola stanza, con noi un agente penitenziario donna che ha chiuso la porta e ci ha chiesto di spogliarci.
Non me l'aspettavo!
Abituata alla Nelson Hungria (NH) dove i controlli vengono fatti dentro una macchina a raggi x (....raggi x! mi chiedo quanto siano dannosi per la salute....) non avevo preso in considerazione l'idea di un controllo fisico, rivista si chiama qua. Con un certo imbarazzo da parte mia e una certa naturalezza da parte delle altre due compagne, eseguiamo ciò che ci viene chiesto, il tutto, graças a Deus, senza troppa umiliazione. E' la regola, è la prassi, ma con una distinzione, per noi non è così severa e rigida, come per le famiglie. Per i familiari è veramente qualcosa di umiliante, rimani nudo/a e controllato/a da tutte le parti anche con l'ausilio di specchi.
Pensate ad una madre di una certa età che va a trovare il figlio o la figlia in carcere e deve affrontare tutto questo, provate a immaginare mettendovi al suo posto...nudi in una stanza davanti ad uno sconosciuto/a  che vi chiede di abbassarvi ed alzarvi secondo comandi, che vi tocca, che vi guarda, che vi ispeziona. Ma questa è la regola, che tutti devono seguire, anche per chi entra senza nascondere nulla, per chi è innocente, per chi porta solo un'abbraccio e un saluto, per chi deve pagare errori fatti da altri (mi riferisco a quelle persone che cercano di portare droga, cellulari, altro dentro la prigione).
Questo centro di detenzione temporale è un luogo che funziona un pò come l'anexo della NH.
Qui le detenute rimangono per un breve periodo in attesa di essere spostate nella prigione vera e propria o rilasciate, se il crimine è minore. Il posto mi ha lasciato una certa perplessità, indignazione, tristezza. La maggior parte delle donne sono ragazze giovani, dai 18 anni ai 30/35 anni. Nelle celle ci sono dalle 24/25 persone. Dormono tutte per terra, su materassi ammassati uno accanto all'altro, non c'è spazio per camminare, si passa da materasso in materasso. Non ci sono mobili, non c'è niente, solo un'altro spazio usato come bagno. Sono rimasta impressionata. Possono uscire per l'ora d'aria tre volte a settimana...lunedì, mercoledì, venerdì. L'odore che si respira è forte, di chiuso, di urina, di stantio. Come sempre si parla attraverso le sbarre, si allungano mani e braccia per salutare. Ci si allunga...verso l'altro.
Ho destato un pò di curiosità per il mio accento straniero, ma è quello che mi permette di aprire la porta in una possibile relazione, quella stranezza che sveglia la curiosità nell'altro e che porta a domandarsi "cosa ci fa una straniera in questo posto?"....e così nel mio parlare strano mi presento e ci si presenta, si inizia a conoscersi.
Sono rimasta colpita dallo sguardo triste di una ragazza di 18 anni, seduta per terra davanti alla grata di ferro. Mi sono accovacciata davanti a lei e la stessa cosa ha fatto la persona con cui stavo parlando, accanto alla ragazza. Tutte e tre sedute per terra, divise solo da una grata di ferro, poi tu ascolti. Ascolti che la tristezza nasce dalla saudade della famiglia, dei figli, della solitudine che si vive in quel posto. Alcune di loro non sanno come sta procedendo il loro percorso giuridico, non sanno ancora per quanto tempo quella saudade si allargherà e farà ancora male e che continuerà a farti stare seduta davanti a quelle sbarre fredde e dure.
Difficili questi luoghi, pesanti, duri, quando esci ti senti pesante anche tu, una stanchezza che parte dal cuore. Nella testa ti rimangono le immagini di quello che hai visto, le storie che hai ascoltato, gli sguardi che hai incontrato, esci completamente piena, piena di tante emozioni.
Tante cose da elaborare, discernere, metabolizzare...c'è tutta una palestra per il cuore da fare, perché bisogna attrezzarlo bene prima di entrare in questi posti e allo stesso tempi questi posti ti aiutano a farlo.



O amor resgata





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