lunedì 1 settembre 2014

Settembre


Settembre nuovo mese, nuovo inizio.....
Ho sempre considerato settembre come un mese dove si riparte, si ricomincia, si inizia da capo, una specie di inizio anno. Mi ricordo che un'amica di scuola mi diceva che l'anno nuovo non dovrebbe iniziare a gennaio, ma a settembre.....già! Ho sempre condiviso questa sua idea. Settembre il mese in cui si ricomincia a tornare a scuola, a tornare a lavorare, a tornare a fare qualcosa. La città riprende vita, i cartelli  "chiuso per ferie" tornano in soffitta, tornano le persone, tutto ricomincia.
E ricomincio anch'io qua, dopo la pausa in Rondonia e S. Paulo. Ricomincio con gli impegni quotidiani, ricomincio con i buoni propositi, ricomincio a segnare in agenda anche le novità. Sì, perché la prossima settimana inizierò a fare visita, ogni 15 giorni, al carcere femminile di Belo Horizonte. Mantengo sempre, fedelissima, la visita alla Nelson Hungria del martedì (contenta di riprendere), in aggiunta il carcere femminile in BH e in alternanza con questo, il carcere femminile dell'APAC (associazione di protezione e assistenza ai condannati). Questi sono i piani, i buoni propositi di questo ricominciare e spero che rimangano tali, perché a volta capita che si segna una cosa e se ne fa un'altra o che le date scivolino in avanti senza sapere quanto avanti. E' quell'imprevisto che in missione devi sempre prendere in considerazione, quello scivolare nei giorni  nelle date, nelle cose, a volte contro la tua volontà. Per ora tutto è segnato, gli agganci, le telefonate, i documenti per entrare in prigione....tutto fatto.
Il carcere femminile è una bella sfida, è quello più marginalizzato, perché ci sono pochi volontari, tutti preferisco andare in quello maschile, questo anche in APAC. Le detenute, poi, ricevono poche visite e a volte nessuna. Sono più le donne, le mogli, le madri, le compagne che vanno a trovare i mariti, figli, fidanzati in carcere, dall'altra parte quasi nessun compagno, marito, fidanzato, padre va a trovare una moglie, una figlia, una fidanzata in carcere....le donne sono più sole. I figli, poi, non si possono tenere chi entra incinta partorisce e tiene il bimbo fino ad un anno di età, poi le viene portato via, triste per una mamma. Nel carcere maschile sei ben "accettata" dai detenuti perché sei di sesso femminile, in quello femminile, invece, non è così scontato ed entrare in relazione, a volte, è più difficile. Ecco perché è una bella sfida.
Giovedì mattina sono andata in APAC femminile per parlare su un possibile "lavoro" come volontaria, ho visitato il regime semi aperto e il regime chiuso, poi sono rimasta con le detenute del regime chiuso e ho pranzato con loro. Devo dire che è un'ambientino tosto, perché toste sono le persone.
" Mentre ero in carcere in S. Paulo comandavo quasi tutte le boca de fumo (luogo dove si vende la droga)  della città, semplicemente parlando al cellulare" . Queste le parole di J.  con i suoi tatuaggi in evidenza, la faccia di un pagliaccio che ride sul braccio, simbolo di chi ammazza la polizia, una pistola disegnata sul piede, i nomi di tutta la sua famiglia sull'altro braccio, il disegno del suo clan sul collo e altri in altre parti del corpo. I tatuaggi raccontano la sua vita.
"Questa è la mia terza prigione che faccio. Quando uscivo tornavo nel giro, mi riprendevano, ci ritornavo e ora sono di nuovo qua." Queste, invece, le parole di R., anche lei con suoi tatuaggi ben in evidenza e me ne mostra uno fatto a 9 anni.
Piccole condivisioni uscite nelle chiacchere fatte insieme aspettando il pranzo. Un tempo rimanevo basita sentendo certe cose, oggi fanno parte della quotidianità, della realtà che mi circonda e nella quale vivo, storie che si accomunano, che si rimbalzano l'un con l'altra. Io stesso abito in un bairro pieno di boca de fumo e di trafficanti che dettano le leggi del quartiere.
La mia proposta nell'APAC femminile è nel campo della valorizzazione e formazione umana, scegliere un tema e discuterne insieme, magari con ausili di video, film, musica, per parlare di argomenti che possano essere utile nella crescita e riflessione personale.Vediamo, sono fedele al motto che dice che il cammino si apre camminando, è la frase che mi accompagna in questa esperienza, è il bastone su cui i miei piedi ricevono l'appoggio strada facendo....un passo alla volta e ogni passo una continua scoperta, una continua direzione. Que Deus abençoa este caminho.

La cosa bella dell'APAC è che non c'è polizia, non ci sono controlli, attese come quando si entra nel carcere comune. C'è un senso di sicurezza e di agio che non trovi in nessuna prigione gestita da poliziotti. In APAC i detenuti e le detenute si auto educano e si responsabilizzano nell'andamento della gestione e dei servizi del carcere stesso, i volontari aiutano in questo. L'APAC (di cui già avevo accennato in alcuni post vecchi)  è una metodologia innovativa e umana in alternativa al sistema detentivo comune. Funziona, è dignitosa, è educativa e non punitiva. Il detenuto/a è valorizzato nel suo percorso di recuperazione nel pieno rispetto dei diritti umani. Scriverò di più su questo perché merita di essere conosciuto.

Domani ritorno a far visita alla Nelson Hungria, sono contenta, tutto il mese di agosto l'ho praticamente saltato.

Settembre...ritorna il caldo, da noi ricomincia la primavera. Infradito forever!!!!

Un saluto a Katia che è venuta a farci visita dall' Italia, oggi è partita....mi sembra un pezzettino di casa che se ne va....attraverso di lei ho riabbracciato tutto il gruppo di Bologna....ciao Bologna, saudade!
 Estamos juntos, sempre!

Eccoci:


                                          io, padre Jorge, Katia e Regina






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