giovedì 11 settembre 2014

Porte che si aprono, lucchetti che si chiudono, attese... e in questi frammenti di spazio mentre si aspetta di entrare, le orecchie ascoltano, ascoltano voci che gridano, che si ammassano l'una sopra l'altra, rumori di pugni che battono contro porte di ferro... e gli occhi vedono, vedono manette ai polsi, braccia dietro la schiena, teste basse, divise armate, divise di corpi speciali, sguardi severi.
 Oggi visita nel padiglione che si chiama anexo, dove la maggior parte dei detenuti sono giovani in attesa di essere processati o in attesa della sentenza o di vari spostamenti.
Nell'anexo ci sono piccole celle, con un numero di persone superiore alla disponibilità di spazio, anziché 8, 13 o 14 persone, quelli in più dormono per terra. Il bagno non esiste, solo un vaso dove espletare i propri bisogni o semplicemente una buca e solo una tenda como divisorio, per creare una privacy che non c'è. Sul soffitto scorrono fili elettrici per la televisione o per la radio, attaccati da pezzi di nastro adesivo uniti a lampadine solitarie che sembrano oscillare nel vuoto, appese per miracolo. Tutto da un senso di claustrofobia, per quanto è piccolo l'ambiente e il numero di persone che lo compongono. Non possiamo avvicinarci molto alle celle, oggi ci è stato concesso di parlare dal retro, dove si affacciano le finestre, dove ci sono i bidoni della spazzatura e  buche fatte da topi.
 Difficile stare lì, per l'odore nauseante che proviene da quei bidoni sporchi e pieni di rifiuti aperti.
Ma noi ci stiamo (equipe pastoral carceraria) ci stiamo perché sappiamo che il momento che viviamo nella relazione con i detenuti, vale più di tutto, dell'odore, del posto, delle condizioni.
Oggi per noi è stata la prima volta visitare dal retro, di solito nell'anexo ci concedevano la visita a quelli che erano nel patio per l'ora d'aria (banho do sol), ma in una situazione "assurda" stando in alto e loro in basso, in una comunicazione difficile, urlata, tanto la distanza e la scomodità. Stiamo cercando di "impuntarci" per far rispettare le nostre visite e le condizioni che ci permettono di avvicinarci ai detenuti nel migliore modo possibile, rispettando sempre le regole di sicurezze dettate dagli agenti.  Tutto in un clima di collaborazione e dialogo, altrimenti ne va del nostro incontro e del lavoro che la pastorale sta cercando di portare avanti. Oggi il nostro incontro è stato lì, in un luogo dove, finalmente, si riusciva a parlare e nel parlare c'è stato un momento di commozione da parte di un detenuto, un ragazzo giovane di 25 anni, che ha  ricordato i suoi tre figli, la più grande di dodici anni.
 I suoi occhi sono diventati lucidi lucidi, con una pausa di silenzio che parlava più delle parole.
Non li vede mai.
 L'ho invitato a scrivere delle lettere alla figlia, non in importa se ora non le può ricevere, che continui a scriverle, esprimendole i suoi sentimenti per  poi un giorno consegnarle di persone e dirle: "il tuo papà non ti ha mai dimenticato, ti ha sempre cercato".
 A volte suggerisco di provare a scrivere e a tenere un diario, parlando di sé e di quello che si sta passando. Molte cose rimangono dentro, nell'anima e si depositano, senza riuscire a districare la massa ingarbugliata di emozioni e pensieri. Ripartire da un luogo dove il tempo pare immobile, ripartire prendendo coscienza delle proprie emozioni, del proprio passato, delle proprie azioni e ricostruire, ricostruire ciò che si è perso, ciò che si è spezzato, per ricominciare nel modo migliore. Perdonare e perdonarsi. Amare e amarsi.
In alcune converse si prende anche questo filone, che lascia spazio a possibili percorsi di riflessione che si condividono insieme. Non con tutti è possibile e non con tutti si riesce a parlare e non tutti sono interessati, ma con chi accade si vivono momenti forti e intensi, dove la vita è al centro della discussione e dove anche Dio fa parte di questo centro.
Poi nelle converse ci sono sempre le continue richieste di chi chiede di telefonare alla famiglia, di chi chiede di sapere la propria situazione giuridica, processuale.....di richieste di approssimazioni familiare perché la famiglia vive lontano e tante altre cose. Pesano a volte tutte queste richieste, scritte ordinatamente sul quaderno, un peso che nasce dalla "paura" di abbandonarle sopra un foglio bianco e non poterle attuare.



                               ...di giorno, a volte, si vede la luna....ancora prima che diventi scuro



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