venerdì 6 febbraio 2015

....perché ci proviamo, ci proviamo sempre, anche stando dietro ad una fitta grata, dove gli occhi si incontrano in piccoli quadratini di ferro e le parole si mischiano ai rumori di quelle due ore d'aria di libertà....
Inizio così, con queste parole il ritorno delle nostre visite con la pastoral carceraria alla NH.
Dopo la pausa estiva (qui è estate e gennaio equivale come se fosse agosto in Italia) abbiamo ripreso i nostri incontri nel carcere. Finalmente, perché mi mancavano. Io la NH la vedo tutti giorni, 24h su 24h, dalla mia finestra, è la mia "vicina" di casa, fedele nel ricordarmi l'impegno assunto con questa pastorale e alle tante storie che la compongono e in quelle storie ricordare i nomi e i visi che le abitano, così come abitano quelle celle. Se prima facevo visita solo una volta a settimana, il martedì, ora ho iniziato anche il mercoledì, aggiungendo un'altro giorno al mio "lavoro". Questo mi da la possibilità di visitare padiglioni differenti, divisi in una zona alta e bassa della prigione. La zona in alto è la parte dove ci sono i detenuti più pericolosi...dicono...dove ci sono più agenti e più poliziotti che fanno parte dei reparti speciali, quelli con il viso coperto. Io ho sempre visitato la parte in basso e mi accorgo che ci sono queste differenze e che in alto è sicuramente più difficile e il clima è più teso. Non ci permettono di entrare in quegli spazi dove possiamo stare più prossimi ai detenuti, allungando una mano e parlando attraverso sbarre che fanno vedere bene i volti. Siamo costretti a stare in un piccolo spazio, dietro una fitta grata di ferro divisa in tanti piccoli quadratini dove gli occhi devono riuscire ad incontrarsi. Difficile relazionarsi così, con i rumori dei palloni tirati contro la grata o il vocio delle chiacchere dell'ora d'aria, difficile, ma ci proviamo, ci proviamo sempre  e a volte quei quadratini sono così piccoli che fanno venire il mal di testa tanto è lo sforzo per vederci bene.
Questa è la prassi e le misure di sicurezza prese per noi e per ora non possiamo farci niente se non concordare con quello che ci viene chiesto. Ma anche in un piccolo quadratino, per quanto scomodo possa essere, ti si apre una storia, un nome, una richiesta, un saluto e una preghiera.
Dicono che nei padiglioni della parte alta ci sono persone legate al PCC (primeiro comando da capital)....dicono.....
Il PCC è un organizzazione criminale che nacque negli anni novanta nelle carceri di S. Paulo, creata da detenuti, per continuare a dirigere traffici o esecuzioni o mandati fuori dal carcere. A volte è artefice nell'organizzazione di evasioni dal carcere, rivolte in cella, traffico di droga e attività terroristiche. Fa paura, mette paura e comanda. Da S. Paulo si è poi diffusa nelle varie carceri brasiliane, anche qui nel Minas Gerais. A volte rimango basita quando vengo a conoscenza di certe cose, brividi, incredulità, amarezza, ma serve, serve molto per far morire quel'ingenuità che non è bene che abbia spazio in certe ambienti.

















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