giovedì 12 marzo 2015

La notte è il capolinea della giornata che aiuta a riordinare i pensieri, rivisitare le parole e i momenti vissuti nel quotidiano. In queste ore notturne, avvolte da una flebile luce di una lampada, rivivo i due momenti particolari accaduti nel corso della giornata. Momenti intensi e significativi.
 Il primo, di mattina, durante la visita alla NH, padiglioni dell'Anexo.
 Non riusciamo ad ottenere il permesso di incontrare i detenuti, in un luogo che ci permetta di parlare tranquillamente con loro, dobbiamo andare in una parte alta dove pare di stare sul cucuzzolo di una montagna e gridare: "Bom dia, tudo bem?" Sì, perché quando si sta lassù bisogna gridare per parlare, con la testa rivolta, per noi in basso, per loro in alto, scene da un torcicollo!
Fortunatamente non è sempre così, oggi era un giorno particolare, ma i giorni particolari, infelicemente non preannunciano qualcosa buono, parlano di divieti e restrizioni per noi visitanti.
E oggi era uno di quei giorni, c'era aria di protesta da parte di chi era rimasto in cella.
 Ricordo che nelle celle, nell'Anexo, esiste il problema del sovraffollamento (a differenza degli altri padiglioni) dove convivono 11/12 persone in uno spazio piccolo, dormendo per terra su materassi.
 La protesta è iniziata da parte di un detenuto che ha iniziato a battere contro la porta di ferro, una colpo, due colpi, tre colpi e via di seguito, sempre più forti, fino a che tutti gli altri nelle rispettive celle, si sono uniti a lui, battendo a più non posso. Sembrava che i colpi buttassero giù le porte, tanto erano forti. Noi in alto, spettatori involontari della scena, ad osservare quelle porte che gridavano il loro disagio. I detenuti nel patio ci hanno assicurato che era una semplice protesta, che non metteva a rischio la nostra presenza e su questo avevamo fiducia. Abbiamo sempre fiducia nelle nostre visite, nei detenuti che incontriamo, perché ci hanno sempre manifestato e dichiarato rispetto e questo lo sappiamo, lo sentiamo. Vedono che cerchiamo sempre un accordo con gli agenti per poter stare vicino a loro, creare situazioni che permettano una visita dove possiamo dialogare, incontrare, stringere mani, ascoltare il più vicino possibile e loro lo apprezzano o lo rispettano molto.
Quando il rumore ha iniziato ad aumentare di intensità, prolungandosi nel tempo, gli agenti ci hanno chiesto di uscire e così è stato, siamo usciti dal padiglione. Questo tipo di proteste sono frequenti e oggi ci siamo ritrovati in mezzo. I colpi dati alle porte sono "voci" che urlano i disagi e quando questi diventano insistenti, arrivano i corpi speciali della polizia per "riordinare" il tutto e arrivano le punizioni.
Ci sono appositi padiglioni dove avvengono queste punizioni.
Quei colpi ti rimangono nella testa, te li porti dietro e i pensieri cominciano a immaginare cose che vorresti non pensare... cosa succede quando andiamo via? come finiscono le proteste?.....
Il secondo momento, di sera.
Il martedì sera è sempre incontro del gruppo Testemunhas da Esperança (famiglie, persone con problemi di droga e alcool) alla Casa Comboniana. Io aiuto nella conduzione del gruppo.
Mentre ero fuori a parlare con alcune persone che partecipano, vedo correre forte verso la nostra direzione un ragazzo, subito, dietro di lui, altri due ragazzi. Tre ragazzi che corrono come forsennati. Paulo, che partecipa al gruppo, ha intuito che stava succedendo qualcosa e di fretta ci ha consigliato di entrare in Casa.
Dalla porta abbiamo visto correre dietro a quei ragazzi, alcuni poliziotti con pistola in mano....la polizia dietro a loro tre, poi gli spari, subito dopo la nostra via..
Non sappiamo cosa sia successo, non sappiamo se qualcuno è stato colpito, so che al sentire quei rumori di tiri (spari) mi sono stretta al braccio di Paulo e con un filo di voce ho ripetuto:"No! No!"
Non si va a vedere, non si esce fuori di casa, non è permesso, è pericoloso per possibili colpi che possono colpirti per sbaglio....e non si può essere testimoni.
Anche qui i colpi ti rimangono nella testa, così come la scena di quelle pistole in mano, usate con tanta facilità.

Ecco, questi i due momenti forti visualizzati in questo capolinea notturno, in questa notte che difficilmente se li porta via, ma li metabolizzi, senza però, sfocarli o "normalizzarli".
La violenza non va "normalizzata", accettata solo perché è qualcosa di abitudinario, assolutamente NO. So che è pane quotidiano in certe periferie di mondo, qui, come in altri luoghi e spesso devi imparare a conviverci.
Ci convivi, ma non l'accetti, ci convivi, ma la condanni, ci convivi, ma la denunci, ci convivi, ma la "combatti".
E' lavoro di tutti giorni il cambiare le cose, il cambiarle per farle diventare migliori.


"viaggiare in direzione ostinata e contraria
per consegnare alla morte una goccia
di splendore e umanità"
           De Andrè
   (smisurata preghiera)
   

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