sabato 7 marzo 2015

Trascrivo su questo mio taccuino virtuale, alcune parole incontrate in uno scritto di Maria Soave Buscemi, biblista, missionaria fidei donum, educatrice, formatrice, persona che conosco, che stimo e apprezzo molto, molto.
"Siamo persone chiamate ad una conversione dei nostri piedi, quel riconoscere che il nostro punto di partenza "epistemologico", il nostro punto di partenza da cui interpretiamo il mondo e le relazioni, in cui facciamo teologia, esperienza semplice e quotidiana del respiro essenziale della nostra vita che balbettiamo con il nome di Dio, questo punto di partenza fondamentale da cui impariamo ad amare e a pensare, sono i nostri piedi, il luogo storico-esistenziale in cui viviamo, il corpo personale e comunitario delle persone con cui viviamo. Abbiamo mai riflettuto che sono i nostri piedi gli "occhiali" con cui guardiamo e interpretiamo la vita, le relazioni multiple dai colori arcobaleno che intrecciano il tessuto vitale? Proviamo a domandarci per alcuni istanti, guardando i nostri piedi, dove e con chi questi nostri piedi camminano.
.....dove i nostri piedi camminano, con chi i nostri piedi camminano, là il nostro cuore ama e la nostra testa pensa."
Non potevo non collocare qui, in questi miei scritti fatti a piedi nudi, questo pensiero, così vicino al mio, all'esperienza che sto vivendo e comunicando. Tutto, logicamente, è una metafora e in questa il significato della vita o i suoi possibili significati.
 Mi piace usare le metafore, perché evocano immagini con una forte carica espressiva e sono frammenti di poesia nella prosa.... e di poesia ce ne è bisogno.
E poi mi piace ricordare e ricordarmi nel significato di "a piedi nudi". So che l'ho citato molte volte e forse può apparire noioso, ma a me serve come post-it , come promemoria, per ricordare come camminare dentro questa vita e da dove partire o ripartire quando perdo la strada, una sorta di bussola. Perché a volte ci si perde, soprattutto quando la stanchezza bussa alla porta, quando il senso di impotenza ti raggiunge, quando l'incomprensione ti macchia di dubbi o la sopportazione ti fa il solletico.  Allora, come dice Maria Soave, guardo i miei piedi, riparto dall'essenziale, dall'esperienza semplice del quotidiano, da quel respiro che da vita al mio agire. Come sto camminando, con chi sto camminando, perché sto camminando, sono domande che riprendo sempre, che aiutano a tracciare la mappa del cammino e della storia che voglio costruire e che voglio essere.
Chissà perché i piedi sono considerati come qualcosa di poco di buono, per es. in Italia si dice: "hai fatto un lavoro con i piedi" "usi i piedi e non la testa" ecc..ecc... Chissà perché sono considerati come qualcosa che non hanno importanza o ultimi o di cui vergognarsi?  E' così bello vederli e sentirli liberi! Bella la sensazione di toccare la terra con la propria nudità, bello vedere le proprie impronte sulla sabbia, tracce di te che prendono forma, bello il togliersi le scarpe e camminare a piedi nudi con chi scarpe non ne ha mai avute e insieme toccarsi reciprocamente senza barriere che separano.

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