lunedì 14 settembre 2015

Una volta ho scritto ad un amico che mi stavo abituando alla morte, non solo al suo concetto, ma anche alla sua fisicità, al suo dolore e conseguenze.
Si vivono diverse tipi di morte qui, quelle morti causate da omicidi per regolamenti di conti, dove infelicemente ascolti lo sparo che segnerà la fine di un respiro, di un battito, nel buio della notte o vergognosamente nel centro di una strada affollata. Una prassi con la quale convivi, con tutto il peso di una quotidianità crudele e assurda.
E ci sono morti dove partecipi con i familiari, per l'ultimo saluto, in un velorio (veglia funebre).
E' il nono velorio a cui partecipo da quando sono qui, per questo dico che mi sto abituando a "sorella morte" e a quel cimitero di Contagem freddo e grigio, anche quando splende il sole.  
Oggi e' stato veramente triste, ho partecipato al velorio di una persona che faceva parte di una famiglia molto legata ai laici missionari Comboniani. Lei si chiamava Romana e aveva solo 44 anni, un tumore al fegato, scoperto per caso, un tumore che le ha concesso solo due mesi di vita, due mesi di calvario in un ospedale senza via di uscita.
Conosciamo bene la sua famiglia, le sorelle e i nipoti che partecipano nella Comunità di Ipe Amarelo, che frequentano la nostra casa e che sono legati in amicizia ai lmc.
E' stata dura raccogliere le loro lacrime e vivere il loro dolore, non hai parole, non ci sono parole, solo gesti legati ad un abbraccio e ad una carezza. 
L'ultima immagine che ho di Romana e' legata al circolo biblico fatto nella sua casa, due mesi fa.
Un momento di condivisione bella, semplice e importante. 
Questa immagine è quella che lascerò  dominare dentro ai miei ricordi, tirando quella di oggi, quella di un corpo gonfio e sofferto dentro una bara. 
In queste periferie convivi con il dolore, ci sei dentro, volontariamente o involontariamente, ma ci sei e ci stai e credo che quel CI STAI sia importante...stare nelle cose. Lourdes, a volte, in alcune nostre chiacchere mi dice che quando tornerò a casa non sarò più la stessa persona, perchè la missione ti cambia. Quello che vivi, quello che senti, quello che fai, come lo fai, ti trasforma se e solo se ti lascerai trasformare. Sono quasi due anni che mi lascio trasformare, che cerco di lasciarmi trasformare, in un cammino (a piedi nudi) pieno di tante cose: gioie, dolori, solitudini, cambiamenti, resistenze, dialoghi, punti di domanda, dubbi, scontri, incontri, fede, forza, bellezza, scoperta.....VITA.
Non e' facile rivoluzionarsi continuamente, non è facile tentare di avere sempre le spalle forti, non è facile convivere con cose che non trovi giuste, non è facile dialogare con punti di vista diversi, non è facile contenere tutta quella vulnerabilità che ti tocca il cuore......
ma quando sai che ti metti in cammino, quando sai perchè ti metti in cammino, allora impari anche ad affrontare le cose e a vivere tutto quello che incontri, lasciandoti trasformare.
Audacia e tenacia (parole care al Comboni) nel cammino con quella tenerezza che scalda il cuore e che è motore dei miei passi.
Amo la VITA e quel MISTERO che la racchiude, per questo continua a camminare.


...le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
e io proverò a consolarti.

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