martedì 22 settembre 2015



"Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso". 
Questo diceva Nelson Mandela, in una frase che racchiude la forza dei sogni, la tenacia nel perseguirli, il coraggio di metterli in pratica. Grande maestro, grande testimone di vita, profeta di un cambiamento che ha rivoluzionato la storia di un popolo e di una nazione, esempio per il mondo intero. In questo periodo la figura di Mandela è continuamente presente nei miei giorni, sia perché sto leggendo un libro che parla di lui dal titolo: I cammini di Mandela, lezioni di vita, amore e coraggio, sia perché alcuni detenuti della NH hanno realizzato una piccola rappresentazione teatrale sulla sua vita. E ancora, mi è capitato per caso, di sfogliare un vecchio giornale e trovare un articolo che parlava di lui e del significato della parola UBUNTU (io sono perché noi siamo), citata molte volte da Mandela nelle sue interviste per spiegare la cultura africana.
In questi mesi Mandela ha accompagnato i miei giorni.
La rappresentazione teatrale è stata bella, semplice, con tanta emozione e timidezza da parte degli attori, ma ben riuscita e importante. Molti detenuti, mi ha raccontato Sergio (detenuto che ha interpretato Mandela) non erano a conoscenza della storia di Nelson, del concetto di Apartaid e del cammino di emancipazione del Sudafrica. E' stata una vera e propria denuncia, marcata scenograficamente, contro tutti i razzismi e le segregazioni razziali che offendono e ledono le persone, che calpestano diritti sacrosanti e universali. Mandela è stato ispiratore di questo gruppo di attori della Nelson Hungria, alle prese con un'attività teatrale ancora in crescita e in fase di perfezionamento, ma che ha tutto il sapore di un momento di libertà, di creatività, di autostima personale volto a valorizzare chi vive dietro una grata. 
UBUNTU!!

"La nostra paura più profonda non è essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.
Ci domandiamo: Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se stessi, 
cosicchè gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.
E' quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, che inconsapevolmente diamo agli altri
la possibilità di fare lo stesso.
E' quando ci liberiamo delle nostre paure,
che la nostra presenza automaticamente libera gli altri".
Nelson Mandela


Oggi ho scoperto durante la mia visita alla NH, che V.  un detenuto che conosco, è andato via, in un'altra prigione dove c'è il regime semi aperto. 
V. ora potrà lavorare fuori e tornare in cella solo per dormire. 
Sono contenta per lui, dopo anni passati in un carcere di massima sicurezza, in un carcere come la NH. Una nuova tappa raggiunta, una nuova fase della vita da ricominciare. Contenta, ma con un filo di tristezza, perché so che non avrò più occasione di vederlo...certo meglio così...ma ti ci affezioni alle persone, ti ci affezioni ad alcune persone e alle loro storie. 
Per me era un pò un gigante buono, con una stazza ben robusta e un cuore da scoprire, leale e sincero. I miei occhi hanno imparato a guardare al di là dei giudizi della gente, un detenuto non è solo la somma dei crimini che ha commesso, delle etichette che si porta dietro. Un detenuto è soprattutto un uomo e la sua storia, triste e complicata che sia, dura e pesante che sia, carica di tagli e di cuciture, carica di tante cose, fatte non solo di male. Se raccontassi alcune storie che incontro, molti urlerebbero: alla ghigliottina!....ma solamente perché non sono abituati a saper guardare con altri occhi, a saper leggere oltre le righe, oltre le etichette, oltre al giudizio. Le vite delle persone devono essere conosciute, devono essere incontrate e capite, anche attraversando quel lato oscuro che mette paura. 
Spero che V. possa tenere presente nella memoria le nostre chiaccherate e tutte le volte che gli dicevo che aveva un cuore buono. 
Mi mancherà.

E' quando qualcuno crede in te che inizia il cambiamento!  



Al Ceresp femminile di Belo Horizonte la situazione sta diventando critica. Una struttura che ospita  110 detenute ne sta contenendo 185. Alcune celle sono strapiene, le donne/ragazze non riescono neanche a camminare se non passare sopra materassi ammassati nel pavimento. Molte sono sotto medicamento farmacologico, perché dipendenti da droga, quasi tutte con alle spalle una vita vissuta per strada, fatta di prostituzione ed espedienti per sopravvivere. Quando entrano in carcere smettono di colpo e l'ansietà, il nervosismo, l'astinenza aumentano. I loro corpi sono consumati dalla violenza fisica e psichica subita negli anni e dall'alcool e droga assunti con regolarità. Sono donne/ragazze molto dure, mascoline nei tratti e negli atteggiamenti, con una spavalderia che ti spiazza, ma che di certo non mi e ci ferma nel continuare i nostri incontri e visite. Gli agenti penitenziari ci hanno confermato che il sovraffollamento è momentaneo, molte sono in attesa della sentenza giuridica per essere trasferite in una prigione definitiva o lasciate in libertà. L'ansia è palpabile in queste donne/ragazze che aspettano di sapere che cosa sarà. Addirittura alcune chiedono di benedire le carte processuali per avere un esito positivo. Ci sono lacrime, ci sono urla di rabbia che accompagnano queste lunghe e difficili attese. 
















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